Gloria: lo storico Leone d’Oro di John Cassavetes e Gena Rowlands

Il Festival di Venezia 1980 sanciva il ripristino del concorso e il trionfo di Gloria: riscopriamo il superbo neo-noir di John Cassavetes con una memorabile Gena Rowlands.

Tu sei mia madre, e sei mio padre. Sei la mia mamma, sei tutta la mia famiglia. E sei anche la mia amica... e sei anche la mia ragazza, tu.

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Gloria: John Adames e Gena Rowlands in una scena

Il 13 settembre 1980 nelle sale italiane fa il suo debutto Gloria, la nuova pellicola di John Cassavetes. Il tempismo dell'uscita, addirittura in anticipo sugli Stati Uniti (dove esordirà il 1° ottobre), è impeccabile: cinque giorni prima, l'8 settembre, Gloria era stato insignito infatti del Leone d'Oro come miglior film alla Mostra del Cinema di Venezia. Per il cinquantenne Cassavetes, si tratta del riconoscimento più prestigioso di una carriera che, nei due decenni precedenti, lo aveva portato a rivoluzionare il linguaggio del cinema americano, nonché di un premio in grado di garantirgli una rinnovata visibilità; mentre, per Venezia, l'edizione del 1980 costituisce un fondamentale punto di svolta nella storia del Festival.

Venezia 1980 e la rinascita della Mostra

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Pier Paolo Pasolini e Cesare Zavattini durante le contestazioni al Festival di Venezia 1968

Al termine dei fasti degli anni Sessanta, la Mostra aveva attraversato infatti un periodo alquanto tormentato. L'edizione del 1968 è contraddistinta dalle contestazioni politiche che, pochi mesi prima, avevano già portato all'interruzione anticipata del Festival di Cannes: fra proteste e film ritirati, Venezia 1968 arriva a conclusione in un clima tutt'altro che sereno. L'anno seguente la Mostra, passata sotto la direzione di Ernesto Guido Laura, stabilisce pertanto di abolire la competizione, decisione che verrà mantenuta per tutto il decennio a venire. Si tratta del decennio più difficile nell'esistenza del Festival, con una progressiva perdita di rilevanza a livello internazionale a cui contribuisce l'annullamento delle edizioni del 1973 e 1974 e poi ancora del 1977 e 1978.

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Gloria: Gena Rowlands in una scena del film

Nel 1979 il nuovo direttore, Carlo Lizzani, si adopera per il rilancio in grande stile della Mostra, ponendo le premesse per il ripristino del concorso. Nel 1980, la trentasettesima edizione del Festival di Venezia si avvale di titoli tanto importanti quanto variegati, da Berlin Alexanderplatz di Rainer Werner Fassbinder a L'Impero colpisce ancora, mentre la giuria presieduta da Suso Cecchi D'Amico assegna il Leone d'Oro ex aequo a due film piuttosto simili fra loro, due thriller a tinte noir prodotti in Nord America da una coppia di registi di primo piano: Atlantic City del francese Louis Malle (che nel 1987 otterrà un secondo Leone d'Oro con il suo capolavoro, Arrivederci ragazzi) e Gloria di John Cassavetes. Una doppietta di vincitori che aiuterà il Festival a riconquistare quell'attenzione mediatica rimasta per troppo tempo ai minimi storici.

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John Cassavetes e Gena Rowlands, la coppia reale del cinema indie

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Una foto di Gena Rowlands e John Cassavetes

Gloria rimane per diversi aspetti un elemento atipico nella filmografia di John Cassavetes: una filmografia inaugurata nel 1959 da Ombre, un'incursione nella comunità afroamericana di Manhattan che diventerà una pietra fondativa del cinema indipendente americano. Dopo un paio di pellicole girate sotto l'egida degli studios hollywoodiani, Blues di mezzanotte (1961) per la Paramount e Gli esclusi (1963) per la United Artists, Cassavetes era tornato a dedicarsi a progetti più personali e sperimentali, influenzati dalle innovazioni del cinéma vérité. Nel 1968 Volti, frutto di una gestazione lunga e complessa, si rivela in tal senso un piccolo fenomeno: dagli applausi al Festival di Venezia, dove John Marley viene premiato come miglior attore, agli elogi in patria, coronati da tre candidature all'Oscar.

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John Cassavetes e Gena Rowlands

Gli anni Settanta consacrano John Cassavetes fra i talenti più peculiari e coraggiosi della New Hollywood, anche in virtù del suo sodalizio con la moglie Gena Rowlands. A lei Cassavetes affiderà gli indimenticabili ritratti di donne in profonda crisi: due ruoli su tutti, la nevrotica madre di famiglia Mabel Longhetti di Una moglie (1974), straordinario melodramma domestico considerato il capolavoro del regista, e la tormentata star del palcoscenico Myrtle Gordon de La sera della prima (1977), principale modello per Tutto su mia madre di Pedro Almodóvar. Gloria nasce invece come un copione più 'commerciale' da smerciare alla Columbia Pictures; alla Columbia, tuttavia, vogliono scritturare come protagonista proprio Gena Rowlands, e pertanto Cassavetes accetta di dirigere lui stesso il film, completato nel 1979. A un anno di distanza, l'accoglienza a Venezia e il Leone d'Oro saranno il perfetto trampolino di lancio.

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Il noir secondo Cassavetes

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Gloria: un'immagine di Gena Rowlands

Il personaggio del titolo, Gloria Swenson, è una donna di mezza età che abita nel South Bronx, con trascorsi da galeotta e stretti rapporti con la criminalità organizzata. Nel suo nome è contenuto l'omaggio cinefilo di Cassavetes a Gloria Swanson, la mitica Norma Desmond di Viale del tramonto: un'altra donna alla soglia della cinquantina e dotata di una determinazione feroce. Ma la Gloria di Gena Rowlands è tutt'altro che prigioniera delle proprie illusioni: al contrario, non potrebbe essere più ancorata alla realtà in cui vive e conosce a menadito le regole di quella giungla d'asfalto in cui la legge non sembra avere alcun peso e la funzione della polizia è puramente decorativa. Fin dalla sua comparsa, quando suona alla porta dei vicini di casa, Gloria si porta dietro un'intera tradizione hard boiled, con la sua aria disincantata e il lungo impermeabile alla Humphrey Bogart.

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Gloria: un'immagine di Gena Rowlands
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Gloria: un'immagine di Gena Rowlands e John Adames

Il film, del resto, è profondamente ancorato ai codici del noir metropolitano: un genere con il quale Cassavetes si era già cimentato nel 1976 con L'assassinio di un allibratore cinese, crepuscolare crime drama in una cornice losangelina. Gloria si rivolge però a un pubblico più trasversale, e pertanto la narrazione si fa subito tesa e spedita: a venti minuti dall'inizio viene consumato (fuori campo) il massacro della famiglia di Jack Dawn (interpretato dallo sceneggiatore Buck Henry), contabile della Mafia che ha pestato i piedi alle persone sbagliate. Il solo superstite dell'eccidio è suo figlio Phil (unico ruolo dell'esordiente John Adames): un bambino portoricano tratto in salvo da Gloria, che dopo qualche esitazione si risolverà a proteggerlo ad ogni costo, intraprendendo un logorante gioco fra il gatto e il topo lungo le strade di New York.

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La donna con la pistola

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Gloria: un'immagine di Gena Rowlands e John Adames

Una New York che John Cassavetes ci restituisce già nelle magnifiche immagini della sequenza d'apertura: non proprio la città sublimata nei film di Woody Allen, ma un microcosmo al contempo plumbeo e romantico, in cui lo squallore dei quartieri popolari e il caos del melting pot convive con una vena di poetica malinconia, sottolineata dalle musiche di Bill Conti. Nel suo affresco della Grande Mela, teatro della fuga di Gloria e Phil, Cassavetes applica quel realismo descrittivo tipico della New Hollywood: in Gloria sono assenti gli stilemi del cinema d'azione dei neonati anni Ottanta, ma a prevalere è ancora l'interesse verso l'ambiente sociale e i personaggi. E Gloria, il cui ruvido cinismo verrà presto scalfito dall'affetto per Phil, è appunto un altro splendido personaggio nel repertorio di Gena Rowlands, candidata all'Oscar come miglior attrice: una scheggia impazzita in un mondo di uomini, pronta a sfoderare la pistola o a fronteggiare a testa alta i gangster che le danno la caccia.

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Gloria: un'immagine del finale del film

Dal suo primo, repentino scontro a fuoco ai dialoghi con il piccolo Phil, fino al faccia a faccia con il boss Tony Tanzini (l'italiano Basilio Franchina), Gloria alterna implacabilità e dolcezza, sempre con quell'ironia serafica per la quale alla Rowlands a volte basta solo una piega delle labbra. A lei è debitrice almeno una generazione di future eroine dello schermo, mentre l'opera di Cassavetes sarà alla base di un omonimo remake del 1999 diretto da Sidney Lumet, con protagonista Sharon Stone, e servirà da ispirazione (più o meno dichiarata) per un cospicuo numero di pellicole, dal cult Léon di Luc Besson (1994) a Julia di Erick Zonca (2008), con Tilda Swinton. E per quanto Gloria non sia certo il film più rappresentativo nella produzione del suo autore, resta in compenso uno tra i più affascinanti e coinvolgenti; pure per merito di un bellissimo epilogo, capace di sorprendere lo spettatore con una virata quasi fiabesca.

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