Gli Infedeli, la recensione: Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea, i “nuovi mostri” sono i fedifraghi

La recensione de Gli Infedeli: su Netflix arriva il remake dell'omonimo film francese del 2012; Stefano Mordini lo dirige guardando alla nostra Commedia all'Italiana, quella de I mostri e I nuovi mostri.

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Gli Infedeli: una scena con Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea

"Se un uomo tradisce, tradisce a metà". Iniziamo la recensione de Gli Infedeli, il nuovo film di Stefano Mordini, disponibile in streaming su Neftlix dal 15 luglio, con una citazione di Julio Iglesias. La pronuncia il personaggio di Riccardo Scamarcio (qui anche produttore, con la sua Lebowski, insieme a Indigo, HT Film e Rai Cinema), in una cena tra amici nel primo episodio. E così capiamo subito che Gli Infedeli sarà un film che prova a mettere in scena aforismi e luoghi comuni sul tradimento, per sfatarli o confermarli, e muoversi tra la commedia di costume e l'analisi sociologica. Il film di Stefano Mordini è il remake del film francese del 2012, Gli Infedeli, con Jean Dujardin e Gilles Lellouche, un film a episodi. È un film che non brillava per coesione (essendo gli episodi diretti da registi diversi) e profondità, ma era comunque ben realizzato. Il nostro Stefano Mordini, se da un lato ne fa un film più coeso, visto che la visione rimane quella di un solo regista, dall'altro non risolve del tutto i difetti dell'originale, che rimangono una certa discontinuità e una certa incompiutezza.

La trama: Storie di ordinaria infedeltà

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Gli Infedeli: Valerio Mastandrea e Valentina Cervi in una scena del film

"Se un uomo tradisce, tradisce solo a metà". Dopo aver sentito questa frase a una cena tra amici un uomo (Valerio Mastandrea) e una donna (Valentina Cervi) si chiedono se a loro è mai successo, e, dopo una serie di confessioni tirate fuori a mezze parole, si dicono la verità: un tradimento di una notte è in realtà una storia, e tutto nasce dalle loro insoddisfazioni e frustrazioni. Un venditore (Riccardo Scamarcio) a una convention di lavoro, le prova tutte, ma proprio tutte, per riuscire ad avere una relazione extraconiugale, abbassando di volta in volta le proprie pretese, mentre un collega sembra arrivare sempre prima di lui. Un impiegato dell'anagrafe (Valerio Mastandrea), ha una vita coniugale tranquilla e monotona, ma la sera, invece di andare alla partita, frequenta night club e peep show. Una moglie (Laura Chiatti) sospetta che il marito (Riccardo Scamarcio), la tradisca, lo segue e sembra averlo smascherato. Ma, il giorno dopo, tornando sugli stessi luoghi con lui, sembra tutto un sogno, o un'allucinazione.

Gli Infedeli: dal film francese a quello italiano

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Gli Infedeli: Laura Chiatti in una scena del film

Nella sua versione italiana, Gli Infedeli prova a eliminare quella frenesia e quella volgarità che aveva l'originale francese, Gli infedeli del 2012. Asciuga la storia a quattro episodi principali, più un prologo (dove Massimiliano Gallo ed Euridice Axen sono alle prese con il telefono cellulare, come prova del tradimento) e un epilogo che vede i tre protagonisti maschili a cena filosofeggiare sul tradimento. Manca quello che forse era l'episodio più divertente e grottesco di quel film, quello che vedeva Gilles Lellouche nei panni di un quarantenne alle prese con un'amante ventenne, con tutto ciò che, a livello di forze e impegno fisico, ne conseguiva. Ma mantiene i due racconti più interessanti a livello sociologico ed emotivo (La domanda e La coscienza pulita), che sono i primi due che vi abbiamo raccontato nella trama. Nel complesso, la versione italiana ci sembra un film con meno azione e gag e più dialoghi a approfondimento.

Tra Perfetti sconosciuti e I mostri

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Gli Infedeli: Valentina Cervi, Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio in una scena del film

Se il prologo, con al centro uno smartphone con dentro chissà quali segreti, e il primo episodio, con gli amici a cena, complice anche il volto di Valerio Mastandrea, ci fa venire in mente Perfetti sconosciuti, il film si sposta subito verso altre atmosfere e altri toni. Un film come questo, con dentro una certa dose di veleno e a episodi, portato in Italia va a inserirsi, anche piuttosto dichiaratamente, in un filone della nostra Commedia all'Italiana, quello de I mostri e I nuovi mostri. La struttura a episodi, il tono grottesco di alcune storie e alcuni personaggi, qualche leggero trucco (i dentoni di Scamarcio nell'episodio in cui Jean Dujardin, nell'originale, aveva un vistoso monociglio), l'intento di essere un racconto morale e rappresentativo di una certa società portano il film in questa direzione. Anche il film originale era ispirato a I mostri e a quel tipo di cinema, ma è chiaro che in Italia ci si avvicini di più al modello, essendo nelle nostre corde.

Perché ci riconosciamo in questi Perfetti sconosciuti

Cattiveria e discontinuità

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Gli Infedeli: Riccardo Scamarcio in una foto sul set

Il paragone, ovviamente, va preso con le pinze: a Gli Infedeli, versione italiana, manca quella corrosività e quella cattiveria, quell'ironia beffarda tipica dei quei film. Per il resto, i difetti sono quelli dell'originale. Il primo è una certa discontinuità, tipica dei film a episodi: il film parte in quarta con il duetto tra Gallo e la Axen, tiene bene per i primi due episodi, e cala negli altri due. Il secondo è la mancanza, in alcuni casi, di un'epifania adeguata, quello svelamento che è fondamentale in ogni racconto breve, in letteratura o al cinema, in una novella o in un corto, o un episodio.

Stefano Mordini, lontano dalla provincia meccanica

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Gli Infedeli: una foto dal set

Se un film sulla scia de I mostri è nelle corde del nostro cinema, non sembrerebbe essere nelle corde di Stefano Mordini, un passato da documentarista e una serie di prove al cinema, che, almeno all'inizio, da Provincia meccanica ad Acciaio, erano nel segno di un racconto che doveva molto a quel tipo di linguaggio. Qui Mordini cambia totalmente registro, allontanandosi sia dalle "province meccaniche" dei suoi primi film, Ravenna e Piombino, per muoversi in contesti per lo più urbani e in interni borghesi, sia dal suo cinema di osservazione, quasi documentaristico, per entrare in un cinema "costruito" per eccellenza, fatto di trucco, di attori, di recitazione più calcata. Ci riesce piuttosto bene, e se il film ha dei difetti non sono certo suoi, ma della materia originale. Il film è girato in maniera raffinata, tra attori che si muovono bene negli spazi, ripresi in primi piani e piani americani. C'è attenzione per i colori, in grado di sottolineare il passaggio tra il quotidiano e il proibito, il giorno e la notte, il fascino e lo squallore.

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Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea e (bentornata!) Valentina Cervi

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Gli Infedeli: una scena con Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti

Gli Infedeli, come avrete capito, è chiaramente un film di attori, tutti in parte e azzeccati. Riccardo Scamarcio, già sex symbol del nostro cinema, è perfettamente a suo agio nel ruolo di simpatica canaglia, sia nei panni dell'uomo sicuro di sé che (sorprendentemente) in quelli dell'uomo imbranato. Sempre più abile nell'esplorare i toni della commedia, dopo essere stato un habitué dei ruoli noir, sembra pronto per un'ulteriore nuova fase della sua carriera. Valerio Mastandrea è Valerio Mastandrea, e non si discute: in entrambi gli episodi in cui è protagonista è perfetto con la sua recitazione sottotono, in un caso più frustrato e rabbioso, nell'altro più rassegnato e represso. L'attore lavora sui suoi toni soliti, ma con sfumature nuove. Tra i personaggi femminili è un piacere ritrovare Valentina Cervi, protagonista del primo film di Mordini, Provincia meccanica, un'attrice troppo poco utilizzata dal nostro cinema. Proprio la sua presenza fa sì che il duetto con Mastandrea, quel gioco di confessioni e ripicche che ricorda Eyes wide shut, sia inedito e mai scontato: i suoi occhi piccoli e infuocati, il suo volto prezioso e sensuale danno un tocco in più al film. Laura Chiatti è in un ruolo nuovo, adulto: da oggetto del desiderio entra nel territorio della moglie tradita, e riesce a dare un tocco di stanchezza alla sua bellezza. Peccato che Massimo Gallo, sornione e beffardo, appaia solo nel prologo e nell'epilogo, e che Euridice Axen, luminosa e sopra le righe, solo nel prologo.

Gli infedeli siamo noi?

Ma, a conti fatti, Gli Infedeli riesce a dirci qualcosa in più di noi? È un film riuscito fino a un certo punto, che avremmo voluto ancora un po' più coraggioso, più cattivo, più profondo. Nei vari episodi abbiamo esplorato vari aspetti dell'infedeltà, che poi sono quelli della natura umana: la frustrazione, la tristezza, la speranza, la negazione. C'è chi, in situazioni come queste, riesce a ripartire e trovare nuova energia, chi resta sempre lo stesso, chi non se lo dice ma capisce, chi fa finta di niente. Gli Infedeli ci dice che, se tradiamo, lo facciamo perché siamo narcisisti. O perché siamo depressi.

Conclusioni

Nella recensione de Gli infedeli vi raccontiamo un film che, rispetto al film francese, è più coeso, ma non risolve del tutto i difetti dell’originale, che rimangono una certa discontinuità e una certa incompiutezza. Il film di Stefano Mordini si muove nel solco de I mostri e I nuovi mostri, i nostri storici film a episodi. Ma non ha la stessa corrosività e cattiveria.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
1.0/5

Perché ci piace

  • Il film si ispira agli storici film a episodi della Commedia all’Italiana, I mostri e I nuovi mostri.
  • Rispetto all’originale francese è meno volgare e più approfondito.
  • Tutti gli attori sono in gran forma e in parte.

Cosa non va

  • Come spesso accade con i film a episodi è discontinuo.
  • Spesso agli episodi manca quell’epifania che serve a un racconto breve.
  • Per rifare I mostri servirebbe un po’ di cattiveria in più.