Giorgio Pasotti, un maniaco perbene

Presentato il film d'esordio alla regia di Michele Picchi, una commedia stralunata sui dilemmi amorosi di un 'maniacale' artista, Giorgio Pasotti, che riesce a comprendere le donne; 'La nostra è una commedia orgogliosamente atipica', hanno detto all'unisono regista e attore.

Come si fa ad essere 'folli' e a risultare profondamente rassicuranti per il gentil sesso? E' quello che si chiede Michele Picchi con il suo film d'esordio alla regia, Diario di un maniaco perbene, in uscita nelle nostre sale il prossimo 8 maggio in un trentina di copie grazie a Cydia SRL e Mariposa Cinematografica. Il protagonista, Lupo, è un artista disperato che ha un rapporto molto particolare con l'universo femminile; egli riesce, per un motivo quasi miracoloso, a tranquillizzare (e a comprendere) ogni categoria di donna che incontra sulla sua strada, dalla suora che corteggia maldestramente, paventando dubbi teologici di ogni risma, alla sensuale bibliomane, innamorata di Hemingway e del Kamasutra. Questo, però, non fa di lui un uomo risolto e in pace con se stesso. Spetta a Giorgio Pasotti vestire i panni del problematico protagonista, affiancato da Valentina Beotti, Valeria Ghignone e Angela Antonini. Li abbiamo incontrati questa mattina e ci siamo fatti raccontare la loro esperienza sul set di un film perbene.

La prima volta di Michele
Critico cinematografico, assistente alla regia per Ettore Scola, Ricky Tognazzi e Giovanni Veronesi, Michele Picchi debutta al lungometraggio con un'opera 'atipica', cucita su misura per il suo protagonista. "Il casting ha avuto un ruolo fondamentale - racconta Picchi -, abbiamo davvero costruito il film su Giorgio e sul dualismo tra l'atteggiamento rassicurante, che lo porta ad affascinare le donne, e la sua voce interiore sarcastica e tormentata. Giorgio è stato formidabile e ha partecipato al progetto ad ogni livello. Così, il personaggio di Lupo ha visto la luce. C'è stata una compenetrazione totale tra i due, che ha permesso a Giorgio di rendere bene le manie di Lupo, che è un personaggio appeso, inconsapevole di essere utile alle donne, che invece da lui prendono molto. Non sa nemmeno di essere pittore, poi però poco per volta inizia la sua graduale presa di coscienza".

"Finché ti ringraziano va tutto bene - risponde sorridendo Pasotti -, in realtà non vorrei essere stato troppo invadente nel film. In effetti credo che mi accomuni qualcosa al personaggio ed è la passione verso quelle maschere stravaganti con una fisicità anomala e sopra le righe, un po' come quella che ho interpretato in Dopo Mezzanotte. A me piace lavorare su personaggi diversi gli uni dagli altri, è la base di chi fa questo mestiere; Lupo è divertente, un incrocio tra Forrest Gump e il Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Mi sarebbe piaciuto però conoscere le donne come fa lui, invece più passa il tempo e meno le capisco. Sarà per questo che recito, per capire un po' di più di argomenti che altrimenti non conoscerei". La strada che ha portato Giorgio Pasotti ad interpretare Lupo, però, non è stata affatto semplice. "E' vero, all'inizio non si era trovato un accordo economico, Marco avrebbe potuto trovare un altro attore, invece mi ha detto che mi avrebbe ricontattato, trovati i fondi necessari. E' stata una decisione che mi ha responsabilizzato".

La genesi produttiva
Primo film prodotto dalla Cydia SRL di Marco Visconti, Luca Biglione e Andrea Biglione, Diario di un maniaco perbene si inserisce nel solco di quelle opere fieramente indipendenti, nate grazie alla collaborazione di tutti i partecipanti. "Abbiamo letto la sceneggiatura - svela Visconti -, e ci siamo detti che avremmo potuto produrla. Grazie a Fabiola Banzi al casting e ad aiuti finanziari, pur minimi, dalla Regione, ci siamo riusciti. Anche in tempi relativamente brevi, perché le discussioni sono iniziate lo scorso maggio e a luglio eravamo già sul set. Inutile dire che la parte più difficile è stata la distribuzione. Lì ti accorgi come il piccolo produttore sia messo in secondo piano. Spiace dirlo, ma se non hai un grande nome non ti danno una mano". "L'ufficio stampa di una grandissima casa di distribuzione, che non citerò mai, naturalmente - aggiunge Pasotti -, mi ha fermato per strada per dirmi che pur essendo un film bellissimo non lo avrebbero distribuito. Perché tutto questo? Eppure, se escludiamo quei cinque autori che fanno film straordinari per un pubblico vasto, oggi, in Italia, le cose più interessanti vengono dalle opere prime".

Cercasi (giovani) autori disperatamente
Inevitabile parlare dello stato di salute del nostro cinema. "Nonostante l'Oscar a La grande bellezza, che è un premio a Paolo Sorrentino e Toni Servillo e alla caparbietà di Francesca Cima e di Nicola Giuliano - dice Pasotti -, stiamo pagando una politica sbagliata, non c'è una legge che tutela il cinema italiano e non si sostengono i giovani talenti. Se non si fa una commedia di un certo tipo, vieni ghettizzato nell'ambito del cinema 'impegnato'. Me la prendo però anche con quelli che fanno film che non arrivano nemmeno a Lugano o che pensano a che il pubblico sia ridotto a tre persone, compresi mamma e papà. Bisogna investire i denari in registi bravi e se sbagliano, bisogna avere il coraggio di aspettarli, perché dietro all'insuccesso si può nascondere un talento". "Al momento, in una situazione disperata come la nostra - gli fa eco Picchi -, nell'ultimo anno sono stati fatti 160 film, una cifra ragguardevole. Si tratta di opere a basso budget, prodotte con formule diverse dal passato; basterebbe che anche le produzioni piccole fossero salvaguardate, per aiutare i film ad arrivare al pubblico". Ecco perché un piccolo film come questo potrebbe rappresentare un esperimento interessante. "Colma uno spazio che manca - racconta Pasotti -, ha un'idea vincente alla base. Perché allora non possiamo costruire il nostro futuro cinematografico da qui? E lo penso veramente. Bisogna avere coraggio e imporsi anche al pubblico impigrito, bisogna pretendere dal pubblico un certo impegno".

Le donne di Lupo
Il protagonista maschile trova la sua realizzazione nel rapporto con un gruppo di donne diverse fra loro, che rappresentano per lui una choave di volta essenziale. La brava ed angelica Valeria Ghignone interpreta la suora che turba i pensieri di Lupo. "E' stata un'esperienza formativa - racconta -, ho vestito i panni di un personaggio che mi ha messo in situazioni complicate durante le pause, in cui indossavo sempre il costume di scena. Una signora, incontrandomi per strada, ha voluto che pregassi per suo figlio. Le ho spiegato che ero un'attrice, ma non ha voluto sentire ragioni. Questo mi ha permesso di mettere qualcosa in più nel personaggio". Angela Antonini, la sensuale Elisa, che incontra Lupo in un appuntamento al buio procacciato su Facebook, ha ribadito la grande "energia creativa di Giorgio Pasotti". Stessa dichiarazione d'amore (artistico) per il protagonista è stata fatta da Valentina Beotti, la dolce vicina di casa Chiara, colei che trova il modo per far capitolare Lupo lui. "E' stato istruttivo lavorare con un attore così creativo", dice.