Free Fire: Ben Wheatley, l’America e le sparatorie

Il cineasta inglese si trasferisce provvisoriamente negli USA, firmando un thriller cruento e divertentissimo. Film di chiusura del Festival di Torino 2016.

Free Fire: Armie Hammer con il regista Ben Wheatley sul set del film
Free Fire: Armie Hammer con il regista Ben Wheatley sul set del film

Boston, 1978. Un gruppo di militanti dell'IRA si incontra con dei trafficanti d'armi per un'acquisizione in un magazzino abbandonato. La tensione tra le due fazioni aumenta quando scoppia un battibecco tra un socio degli irlandesi e l'autista dei trafficanti, il che porta ad una sparatoria tra i due gruppi. Inizia così una lunga, violenta lotta per la sopravvivenza, tra agguati, paranoie e tentativi di chiamare aiuto da fuori...

Sempre in movimento, uguale ma diverso

Tra i nomi più eclettici ed interessanti del cinema britannico contemporaneo, Ben Wheatley è un regista inarrestabile, con ritmi lavorativi alla Woody Allen: escludendo la pausa di due anni tra l'opera prima Down Terrace e il film-rivelazione Kill List, e il sabbatico nel 2014 per girare due episodi di Doctor Who, Wheatley realizza un film dall'anno, spaziando fra i generi ed evitando di ripetersi, sebbene un certo gusto per la rilettura dei generi, la violenza e lo humour nero riecheggino in praticamente tutti i suoi lungometraggi, dalla commedia macabra Killer in viaggio all'adattamento ballardiano High-Rise, passando per il suo segmento vampiresco nel progetto collettivo The ABCs of Death. Non fa eccezione Free Fire, selezionato come film di chiusura del trentaquattresimo Torino Film Festival dopo essere già stato presentato con successo a Toronto e Londra.

Free Fire, una scena del film
Free Fire, una scena del film

Vivere e morire a Boston

Cillian Murphy in Free Fire
Cillian Murphy in Free Fire

Il film, scritto da Wheatley insieme alla moglie Amy Jump (che è anche la co-montatrice), si sposta dalle solite ambientazioni inglesi in territorio statunitense, per l'esattezza a Boston (ma le riprese si sono svolte in un magazzino abbandonato a Brighton, città dove vive il regista). La presenza del nome di Martin Scorsese tra i produttori esecutivi può far pensare a The Departed - Il bene e il male, ma Free Fire in realtà è un prodotto molto diverso, nonostante le sparatorie e un ottimo uso di una colonna sonora fatta di brani preesistenti (in particolare le canzoni di John Denver). Qui siamo in uno spazio ristretto, claustrofobico (e in alcuni casi, nelle scene ambientate in macchina, si restringe ancora di più), dove la paranoia e lo humour nero dominano sovrani (vedi la rivelazione su cosa veniva fabbricato nel magazzino), e il sangue scorre liberamente. Per certi versi è puramente un esercizio di stile, ma realizzato con un brio ed una gioia tali che è impossibile non farsi travolgere dalle disavventure tragicomiche e molto violente di questi personaggi carismatici ed istrionici, votati alla sopravvivenza tra una battutaccia e l'altra, come in una versione estesa della parte finale de Le iene di Quentin Tarantino.

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Quella sporca dozzina

Free Fire: Brie Larson in una scena del film
Free Fire: Brie Larson in una scena del film

In mezzo alla carneficina Wheatley si riconferma un raffinato direttore d'attori, alle prese con un gruppo eclettico ed eccellente: Armie Hammer, Brie Larson, Sam Riley, Jack Reynor, Michael Smiley, Cillian Murphy, Noah Taylor, Enzo Cilenti ed altri. Ma c'è soprattutto Sharlto Copley, che gigioneggia imperterrito con il suo accento nativo sudafricano (scambiato per svizzero dagli irlandesi) e fa a gara con Smiley per chi riesce maggiormente a rubare la scena, seguito a ruota da Hammer, adorabilmente narcisista, e dalla Larson, unica e preziosa presenza femminile in un racconto riempito fino all'orlo di testosterone. Certo, alcuni eccessi di Copley possono irritare un tantino, ma è un effetto voluto nel meccanismo cinefilo e beffardo concepito da Wheatley, firmatario inconfondibile di un prodotto di genere godibilissimo e difficile da dimenticare, che si ami o odi la filmografia del suo autore. Un film d'altri tempi (l'ambientazione d'epoca è particolarmente efficace, poiché l'assenza dei cellulari rende più difficile cercare aiuto), eppure perfetto per il pubblico di oggi, soprattutto quegli spettatori in cerca di un po' di "sano" divertimento che non abbia paura di spingersi oltre e non puntare su effetti speciali e supereroi vari.

Movieplayer.it

4.0/5