Festival di Roma, Valerie Donzelli in concorso con Main dans la main

Dopo il grande successo di critica di 'La guerra è dichiarata', la regista francese dirige una commedia sentimentale su un uomo e una donna che si attraggono irresistibilmente a passo di danza; 'I miei film liberano l'inconscio', ha raccontato oggi in conferenza stampa.

Valérie Donzelli è una delle registe più originali degli ultimi anni, un'artista a tutto tondo (è anche attrice e sceneggiatrice) passionale e talentuosa che ha già rivelato molto di sé e della sua poetica nel bellissimo La guerra è dichiarata, anomalo melò in cui ha raccontato la malattia del figlio senza macchiarsi di inutili pietismi ed eliminando in maniera encomiabile ogni commiserazione; ora torna dietro alla macchina da presa con un lavoro ancora diverso, Main dans la main (Mano nella mano), presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, un'opera ammaliante che parte da uno spunto consueto, l'attrazione formidabile che unisce un uomo e una donna agli antipodi, per narrare di un rapporto non banale tra due figure destinate ad essere una coppia speciale. Interpretata dall'ex compagno, nonché sceneggiatore, Jérémie Elkaïm e da Valérie Lemercier, la pellicola segue le vicende di Joachim ed Helene, artigiano costruttore di specchi e ballerino dilettante il primo, snob insegnante della prestigiosa scuola di danza del teatro dell'Opera di Parigi la seconda. Dopo un bacio i due si ritrovano uniti, vittime di un incantesimo che non gli permette di separarsi e questo mette in crisi i rapporti che i due hanno con amici e familiari. Vero, la sorella di Joachim, interpretata dalla Donzelli, accetta con molta difficoltà questo forzato allontanamento del fratello; stessa reazione che coinvolge Constance, la più cara amica di Hélène. Bella e radiosa, l'autrice francese ha incontrato i giornalisti questa mattina, assieme agli altri due interpreti della pellicola.

Valérie, nei tuoi film il corpo è sempre in primissimo piano, tanto che stavolta hai deciso di dedicargli un intero lavoro, grazie alla danza. Perché? Valérie Donzelli: Mi sono sempre piaciuti i corpi e naturalmente filmarli. Sono sempre stata attratta dall'aspetto diverso che ogni singolo corpo possiede e credo che questo elemento si percepisca nei miei film, in fondo sono una persona che ama molto esprimersi attraverso il fisico. Nella danza, come in ogni sport, c'è qualcosa che mi fa fantasticare e credo che abbia a che fare con la perfezione del gesto. Quando si vede giocare un tennista o si assiste ad un balletto non ci si rende conto di quanto sforzo ci sia dietro ad ogni movimento. E' qualcosa di commovente. Anche io ballo, ma lo faccio solo per sfogarmi. Il teatro dell'Opera è un mondo magnifico ma a parte.

Qual è stato lo spunto che ti ispirato la storia di queste due persone che letteralmente si incollano l'una con l'altra?
Non saprei dare una risposta a questa domanda, quando faccio un film sono tantissimi gli spunti che seguo, libero l'inconscio, non c'è mai una volontà vera e propria di dire qualcosa. L'idea è solo quella di raccontare una storia attraverso i mezzi che ho. E' vero però che parto sempre da qualcosa di personale. E questo film non è meno autobiografico di La guerra è dichiarata. Si parla di lutto, di separazione e fusione, temi che mi sono molto cari. Penso che il film sia carne viva, che cambia continuamente. Prima Joachim ed Hélène sono incollati tra loro, ma non è una libera scelta, è un sortilegio che però li fa separare da amici e familiari. Poi questa fusione 'subita' diventa una libera scelta di stare insieme. Ripeto, non so da dove venga questo spunto è l'inconscio che ha contribuito a creare il film, non lo so spiegare.

Hai subito pensato a Valerie come interprete?
Sì, io volevo fare il film per lei. La conosco da molto tempo ormai e sentivo la necessità di metterla alla prova in un ruolo diverso dai soliti. Mi sarebe piaciuto vederla più misteriosa ed elegante. E poi la coppia con Jérémie era troppo bella, volevo vederli assieme al cinema.

Valerie, una bella responsabilità... Valérie Lemercier: Beh, posso solo dire di essere stata felice di essere diretta da una regista come Valérie, un'artista che ho sempre ammirato per la grande libertà che riesce a infondere nei suoi lavori. Non crediate che sia stata una cosa facile, in realtà sono stata spiazzata. Io sono un'attrice comica, conosco le ricette giuste per far ridere e in questo caso ho dovuto agire in maniera completamente diversa.

Hai un passato da ballerina? Perché ad un certo punto ti vediamo muoverti in maniera così flessuosa...
Grazie, ma no, non sono una ballerina. Però amo la danza e amo vedere questo tipo di spettacoli.

Valerie, prima dicevi che balli per sfogarti. Questo aspetto liberatorio e giocoso emerge anche dalle sequenze in cui balli... Valérie Donzelli: Beh, io sono ben piazzata e mi piaceva far vedere un personaggio che non ha complessi con il proprio corpo. Vero è come un elefante in un negozio di ceramiche. Diciamo che mi somiglia in tutto e per tutto, non sono affatto aggraziata.

Jérémie, ormai il tuo sodalizio con Valerie è molto consolidato. Cosa ci puoi dire di questo rapporto? Jérémie Elkaïm: Valerie ha un grande dono, quello che io chiamo l'intelligenza delle mani. E' piena di idee e quando scrive un film è esattamente come quando cucina, apre il frigo e riesce a creare un piatto con qualunque ingrediente. Scrivo con lei le sceneggiature, ma sono solo un muro che sa rispedire indietro la palla. Non è umiltà, penso sul serio che la forza sia tutta la sua.
Valérie Donzelli: Sì, sarai anche un muro, ma la palla sai rispedirla molto rapidamente. Puoi avere tutte le idee del mondo, ma se non c'è nessuno che ti segue è difficile realizzarle.