Drive: l’eroe oscuro di Ryan Gosling in un noir fuori dal tempo

Nel 2011 Nicolas Winding Refn dirigeva il suo primo film americano, Drive: un thriller stilizzato e raggelante costruito attorno all'enigmatico eroe senza nome di Ryan Gosling.

Dammi ora e luogo e ti do cinque minuti. Qualunque cosa accada in quei cinque minuti ci penso io, ma ti avverto: qualunque cosa accada un minuto prima o un minuto dopo, te la cavi da solo.

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Drive: un primo piano di Ryan Gosling

Le istruzioni pronunciate al telefono dal protagonista nella scena d'apertura di Drive, subito prima di una rapina notturna, già ci forniscono alcune coordinate in merito al personaggio interpretato da Ryan Gosling: preciso, metodico, dotato di un rigore matematico che non ammette errori né eccezioni. Con il suo sguardo impassibile, lo stuzzicadenti perennemente sospeso fra le labbra e una sicurezza glaciale mentre sfreccia fra le strade di Los Angeles, in un manto di tenebre rischiarate da luci al neon, il driver senza nome del film di Nicolas Winding Refn si fa carico di un'iconografia sterminata: dagli eroi silenziosi dei polar francesi degli anni Sessanta e Settanta (Jean-Pierre Melville e dintorni) all'infinita galleria di 'duri' del cinema americano, dall'età classica alla New Hollywood per arrivare ai polizieschi di Michael Mann.

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Drive: un'immagine del protagonista

Drive, lo si capisce fin dalle sequenze iniziali, è del resto un'opera che pesca a piene mani dall'immaginario cinematografico, ma senza limitarsi a uno specifico modello o a un singolo filone. Il riferimento più immediato, a partire dal titolo, è quello a Driver l'imprendibile (in originale The Driver), diretto da Walter Hill nel 1978: un thriller rivalutato solo a distanza di anni, in cui Ryan O'Neal interpretava un altro guidatore senza nome ingaggiato da bande criminali per sfuggire alla polizia dopo una rapina. Rifacendosi in parte all'opera seconda di Walter Hill e in parte al romanzo Drive di James Sallis, adattato per lo schermo da Hossein Amini, nel 2011 il regista danese Nicolas Winding Refn firma così la sua prima produzione statunitense, mettendo a segno quello che si sarebbe rivelato il maggior successo della propria carriera e uno dei più sorprendenti film del decennio.

Il neo-noir postmoderno di Nicolas Winding Refn

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Drive: Ryan Gosling e Carey Mulligan

Presentato fra l'entusiasmo della critica al Festival di Cannes, dove Refn si aggiudica il premio per la miglior regia, Drive debutta nelle sale americane il 16 settembre 2011, incassando trentacinque milioni di dollari negli USA e superando gli ottanta milioni in tutto il mondo: abbastanza per trasformare il neo-noir di Refn in uno di quegli instant cult avviati a una sicura longevità. Un risultato niente affatto scontato, però: perché Drive, al di là della presenza di un attore già affermato quale Ryan Gosling, si propone per molti aspetti come un prodotto anomalo rispetto ai canoni dei crime drama della Hollywood contemporanea. È un film che affonda le proprie radici nel passato, ma attraverso una tale commistione di elementi da rasentare il postmodernismo (pur muovendosi in direzione opposta rispetto al cinema di Quentin Tarantino); ed è un film che, nello stile adottato prima ancora che per la formula narrativa, si allontana da molte convenzioni tradizionali.

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Drive: un'immagine di Ryan Gosling
Drive Ryan Gosling
Drive: un'immagine di Ryan Gosling

Da qui deriva probabilmente la sensazione di assistere a un'opera fuori dal tempo, o perlomeno che non si lascia incasellare con facilità entro schemi tipici di un unico periodo. Le contraddizioni di Drive appaiono evidenti fin dall'incipit, quando alle tenebre della giungla d'asfalto losangelina si sovrappongono gli sgargianti titoli di testa color rosa shocking, mentre alla solennità del polar viene coniugata una soundtrack a base di sonorità synth e musica elettronica. Drive, insomma, è un thriller che vive di contrasti, di sintesi azzardate quanto affascinanti: Tick of the Clock dei Chromatics scandisce la prima, elettrizzante fuga del driver nella notte di Los Angeles, mentre la splendida Nightcall di Kavinsky, con il suo connubio fra l'artificialità robotica del synth-pop e la dolcezza del ritornello, funge da ideale contrappunto al film stesso, in cui la cupezza di un noir dai toni pulp si accompagna a un romanticismo quasi fiabesco.

Da Drive a The Neon Demon: l'orrore e la bellezza nel cinema di Nicolas Winding Refn

Real human being and a real hero

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Drive: Oscar Isaac e Ryan Gosling

Se infatti Ryan Gosling, con tanto di scorpione dorato sul retro del giubbotto, incarna l'archetipo del duro dal cuore d'oro, un giovane prestato al crimine ma animato da un profondo senso morale, Carey Mulligan nella parte di Irene Gabriel è una versione di "donzella in pericolo" aggiornata agli anni Duemila, con un marito ex-galeotto, Standard (Oscar Isaac), al quale il driver si offrirà di prestare aiuto per permettergli di sciogliere i debiti che pendono sulla sua famiglia. E sempre nell'ottica di un racconto iper-stilizzato, in cui i personaggi corrispondono a ruoli ben determinati piuttosto che a individui dalla personalità sfaccettata, rientrano anche due villain di grande impatto: un impressionante Albert Brooks nei panni del boss Bernie Rose e il ritrovato Ron Perlman, che presta il suo volto dai tratti inconfondibili al gangster italoamericano Nino Paolozzi. La parabola del driver è pertanto un passaggio dal "lato oscuro" del mondo della malavita a un eroismo connaturato all'essenza del personaggio, loner altruista disposto a rischiare la propria vita per amore di Irene.

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Drive: Carey Mulligan e Ryan Gosling
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Drive: Carey Mulligan e Ryan Gosling

Fra tensione costante, parentesi di tenerezza e repentine esplosioni di violenza, talvolta addirittura nella medesima scena (il bacio fra Gosling e la Mulligan in ascensore, al ralenti), Drive è riuscito dunque a stamparsi nell'immaginario collettivo in maniera del tutto peculiare; perché è uno di quei film in cui lo spettatore può avvertire, magari inconsciamente, echi e suggestioni di immediata riconoscibilità, ma che qui seguono un ritmo inusuale ed ipnotico. E se è possibile rintracciarvi una continuità con il precedente Valhalla Rising, la maggiore accessibilità di Drive ha consentito a Nicolas Winding Refn di farsi conoscere da un pubblico decisamente più ampio. Due anni dopo la sua nuova incursione nei territori del noir, Solo Dio perdona, non godrà della stessa fortuna, a causa di un approccio ancora più ieratico. Ciò nonostante, con The Neon Demon e la serie TV Too Old to Die Young, Refn sceglierà di spingersi in direzioni perfino più estreme; ormai lontano dal successo di Drive, ma desideroso di esplorare strade in cui vale comunque la pena di inoltrarsi e, forse, di smarrirsi.

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