Dov’è il mio corpo?, la recensione: su Netflix una toccante avventura fatta a mano

Recensione di Dov'è il mio corpo?, acclamato film d'animazione francese presentato a Cannes e ora disponibile su Netflix.

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Dov'è il mio corpo?: un'immagine del film

Scrivendo la recensione di Dov'è il mio corpo? (traduzione non fedelissima dell'originale J'ai perdu mon corps, ossia "ho perso il mio corpo"), film d'animazione francese che segna l'esordio nel lungometraggio di Jérémy Clapin, la mente ritorna alla mattina del 18 maggio 2019. È in quella occasione, all'Espace Miramar, che abbiamo scoperto il film, selezionato al Festival di Cannes all'interno della Semaine de la Critique, la sezione parallela e indipendente dedicata alle opere prime e seconde. Un autentico colpaccio, dato che l'esordio di Clapin ha vinto il premio principale della sezione (la prima volta per un film d'animazione) e ha poi continuato a mietere successi in diversi festival, tra cui quello di Annecy (la più importante kermesse dedicata all'animazione), dove ha conquistato sia il riconoscimento più importante da parte della giuria che il premio del pubblico. Un percorso notevole per un film sorprendente e toccante, ora disponibile su Netflix che ne ha acquistato i diritti internazionali durante la settimana cannense.

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Storia di una mano in fuga

La storia di Dov'è il mio corpo? si basa sul romanzo Happy Hand di Guillaume Laurant, romanziere e sceneggiatore (ha collaborato, tra le altre cose, al copione de Il favoloso mondo di Amélie) che ha firmato l'adattamento insieme a Jérémy Clapin. Protagonista della vicenda è una mano umana, mozzata, che per motivi sconosciuti acquista una vita propria e fugge dall'ospedale dove si era svegliata, partendo alla ricerca del proprio corpo. Inizia così un viaggio lungo le strade e i tetti della città, nel corso della quale l'insolito personaggio principale deve affrontare intemperie, topi e piccioni. Parallelamente a questa odissea, dei flashback ricostruiscono la vicenda del giovane Naoufel, ragazzo di origine magrebina arrivato in Francia con il sogno di diventare pianista o astronauta. Si ritrova invece a fare il corriere, consegnando pizze a domicilio, ed è tramite questa attività che entra in contatto con Gabrielle, di cui si innamora...

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Una fiaba semplice ma potente

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Dov'è il mio corpo?: una scena del film

La premessa paranormale potrebbe far pensare a una commedia nera (il paragone evidente, di primo acchito, è con il personaggio di Mano ne La famiglia Addams), e ci sono indubbiamente alcuni momenti di humour un po' macabro, ma nel complesso tale elemento a Clapin non interessa. Egli tratta l'inatteso protagonista come un essere umano a tutto tondo, facendoci gradualmente dimenticare la stramberia dell'incipit, o meglio, ricontestualizzandola all'interno di una narrazione molto fiabesca, dove l'idea centrale è l'amore anziché la morte, e la componente ultraterrena è legata al desiderio di vivere per sempre felici e contenti.

Siamo nella Francia di oggi, con tutti i problemi sociali che esso comporta, ma quello di Clapin è un racconto universale, che in certi punti si avvicina al cinema muto, servendosi della sola componente visiva per comunicare molti dei momenti forti sul piano emotivo. Il medium animato si rivela così la scelta ideale per portare sullo schermo il romanzo di Laurant, tramite un tratto semplice che conferisce al tutto un'atmosfera magica e incantevole, laddove il live-action avrebbe probabilmente faticato a evitare un certo straniamento tonale.

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Dov'è il mio corpo?: una sequenza del film

Da quel punto di vista, la mano diventa anche il simbolo per eccellenza dell'apparato tecnico del film: seppure non manchino le tecnologie digitali, grazie al software noto come Blender, l'estetica del progetto rimane per lo più esplicitamente, deliziosamente artigianale, e il personaggio centrale riflette benissimo la qualità "a mano" dell'animazione, il cui disegno per certi versi accostabile alla migliore tradizione della bande dessinée transalpina trova quel giusto equilibrio tra reale e surreale, tra umano e fantastico, trascinandoci in un mondo riconoscibile ma anche diverso. Un mondo che, per 80 minuti, ci stordisce con la sua semplice, disarmante bellezza e il fascino verosimile dei suoi protagonisti, compresa quella parte del corpo che procede con una propria volontà, tenendoci letteralmente per mano mentre osserviamo, da ogni angolazione, tutte le sfumature di una piccola, toccante storia d'amore dove il più delle volte le parole non servono.

Conclusioni

Arrivati in fondo alla nostra recensione di Dov'è il mio corpo?, singolare e strepitoso esordio nel lungometraggio di Jérémy Clapin, viene subito voglia di tuffarsi nuovamente in quel mondo incantato e incantevole, che grazie a Netflix può farsi notare dal pubblico su scala globale e dare la giusta visibilità a un gioiello di animazione fatto, letteralmente, a mano.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Il tono fiabesco smorza la componente un po' macabra della premessa.
  • L'apparato visivo è stupefacente nella sua graziosa semplicità.
  • La storia d'amore è molto commovente.

Cosa non va

  • Alcune scene non sono adatte ai più piccoli.