Dogman, Luc Besson: "Per fare un buon film servono due anni, bastano due minuti per mandare tutto a puttane"

Luc Besson irrompe nel Concorso di Venezia 2023 con la rivelazione Dogman, che lancia l'interprete Caleb Landry Jones nella corsa alla Coppa Volpi.

Dogman, Luc Besson: 'Per fare un buon film servono due anni, bastano due minuti per mandare tutto a puttane'

La prima sorpresa di Venezia 2023 arriva con il nuovo film di Luc Besson, una strana fiaba nera intitolata Dogman interpretata da uno straordinario Caleb Landry Jones. E proprio l'attore americano, che potrebbe già aver ipotecato la Coppa Volpi con la sua performance, attira l'attenzione durante la conferenza stampa per la sua strana parlata e le risposte a monosillabi. A fare chiarezza sul suo atteggiamento è Luc Besson, il quale chiarisce che Caleb sta girando un film in Scozia e deve rimanere nel personaggio, accento compreso.

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DogMan: Luc Besson con Caleb Landry Jones e Jojo T. Gibbs a Venezia 2023

Incentrato su un giovane uomo isolato dalla società che ama travestirsi e vive circondato da decide di cani, Dogman trae spunto dalla lettura di un articolo di giornale in cui si racconta la storia di un bambino chiuso in una gabbia trovato dalla polizia. "Scrivo da quando ho 16 anni, lo faccio ogni mattina alle 5, è il mio modo per sfuggire da questo mondo. Quando ho letto l'articolo sono rimasto scioccato. cosa potrebbe diventare una persona che ha vissuto un'esperienza simile? Un serial killer o Madre Teresa? Ho cercato di immaginare questa esperienza".

La performance travolgente di Caleb Landry Jones

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Dogman: Caleb Landry Jones in un primo piano

Nel ruolo dello schivo Douglas, Caleb Landry Jones è semplicemente sorprendente. Il suo ingresso in scena a inizio film en travesti è da antologia e se l'attore farfuglia qualcosa sulla preparazione parlando della sua avversione ai corsetti che è costretto a indossare, Luc Besson spiega di averlo fatto ingrassare venti chili: "Abbiamo perfino contattato un medico per farci spiegare il modo in cui avrebbe dovuto camminare un personaggio con le sue lezioni, abbiamo lavorato a lungo sulla sua fisicità. Avevamo un rituale. Avendo a che fare con 100 cani sul set, ogni mattina andavamo al parco, ci sdraiavamo nell'erba e poi andavamo sul set così i cani ci annusavano e prendevano confidenza".

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Dogman: Caleb Landry Jones in una scena del film

Landry Jones ha passato sei mesi a imparare a usare una sedia a rotelle "per capire come ci si sente a essere disabili, con tutte le persone che ti guardano in modo strano". Lui e Besson hanno avuto un paio di incontri prima che il regista si facesse coraggio e gli chiedesse se gli piacevano i cani: "Quando ho finito lo script mi sono detto 'Non è male'. Ma non pensavo che avrei trovato un attore così matto da interpretarlo. Ma Caleb è un camaleonte, la preparazione senza di lui sarebbe stata impossibile".

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Le fonti d'ispirazione di Luc Besson? La vita

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Dogman: una scena del film

Di fronte alle possibili fonti di ispirazione per Dogman, Luc Besson si distanzia dai registi "cinefili" ammettendo di non avere una grande cultura cinematografica e ricorda scherzosamente: "Quando è uscito il mio primo film ho letto una critica in cui si citavano tre titoli. Sono corso a noleggiarli, ma ancora non capisco cosa centrassero col mio lavoro. La mia fonte di ispirazione più grande sono le persone che camminano per strada, mi diverto a immaginare le loro vite".

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Dogman: Caleb Landry Jones in una sequenza

Come dichiara il titolo, oltre al cast umano, Dogman vede la presenza di una nutrita schiera di interpreti canini che hanno creato qualche grattacapo a Besson, quanto meno la prima settimana di riprese. "Abbiamo tre star americane nel gruppo, che avevano il loro trailer e il loro addestratore" ricorda il regista. "Per creare il gruppo ci sono voluti 4 mesi perché alcuni cani non andavano d'accordo. Alcune cose gliele abbiamo insegnate. ma poi devi essere capace di seguirli, capire come si comportano. Come le star, non parlano gli uni con gli altri. Ma la cosa più complicata è stata abituarsi alla presenza di 25 addestratori, ognuno ha due cani che durante i ciak reagiscono alla sua voce, quindi avevo 25 uomini che urlavano all'unisono. Nel frattempo Caleb leggeva Shakespeare. Mi ci è voluto un po' per abituarmi". Per quanto riguarda la sua esperienza maturata nell'industria, Besson ammette di essere abituato agli alti e bassi del settore e chiosa: "Ci vogliono due anni per fare un buon film, ma bastano due minuti per mandare tutto a puttane. L'ultima scena del film non c'era, per me è la scena migliore e non l'avevamo messa. Siamo corsi ai ripari. Ma il denaro non è la chiave, le uniche cose che ti salvano sono l'arte e l'amore".