Recensione Il colore del crimine (2006)

La prima impressione che si ha guardando la trasposizione ad opera di Joe Roth de 'Il colore del crimine', è di un una storia molto forte, profonda e ben scritta, che però stenta a trovare una sua adeguata rappresentazione sul grande schermo.

Crimine senza colore

Basata su un bestseller di Richard Price, la storia di Il colore del crimine inizia con Brenda Martin, una donna bianca, che arriva ferita ed in stato di shock all'ospedale di Dempsy, nel New Jersey.
Una volta ripresasi dalla fase di isteria in cui si trova, la donna racconta di essere stata fermata e trascinata fuori dall'auto da un uomo di colore mentre tornava a casa lungo una via isolata che unisce Dempsy a Gannon, dove vive. Il detective Council sospetta che ci sia qualcosa di più di quello che la donna rivela, e riesce a strapparle un ulteriore agghiacciante dettaglio: addormentato sul sedile posteriore dell'auto c'era il figlio di quattro anni della donna.
Le due comunità di Dempsy e Gannon si uniscono alla ricerca del bambino scomparso, ma man mano che le indagini vanno avanti, le striscianti tensioni razziali tra i due villagi vicini (di prevalenza rispettivamente nera e bianca) vengono a galla.

La prima impressione che si ha guardando la trasposizione ad opera di Joe Roth del romanzo di Price, è di un una storia molto forte, profonda e ben scritta, che però stenta a trovare una sua adeguata rappresentazione sul grande schermo. Siamo ovviamente abituati alla perdita di efficacia di molte storie nel passaggio da un mezzo espressivo ad un altro, ma in questo caso si ha proprio l'impressione che Roth abbia scelto la veste sbagliata per questa trasposizione.
Nonostante le buone prove interpretative di tutto il cast, con Samuel L. Jackson, Julianne Moore ed Edie Falco in testa, non giovano al film una messa in scena troppo ricercata ed un montaggio nervoso e sincopato.

Ma non è solo dal punto di vista visivo che il film manca di adeguatezza: Roth non riesce a dare spessore alla storia ed i personaggi, perdendo di vista i messaggi che questa può comunicare ed approfondire, e piuttosto che integrare le riflessioni razziali nel flusso narrativo, le getta alla rinfusa nell'intreccio rendendole stucchevoli e retoriche.
La colpa, però va detto, va divisa anche con la sceneggiatura dello stesso Price, che non riesce a dare equilibrio ai suoi diversi elementi, dedicando troppo tempo ad alcuni aspetti e lasciando quasi accennati e non sviluppati molti altri.

Non che ci si potesse aspettare molto di più dal regista dell'altrettanto mediocre Fuga dal Natale, ma il buon cast faceva sperare in qualcosa di meglio, cosa che non si è verificata.
Un peccato per le prove degli attori, che riescono ad arginare anche le mancanze di una sceneggiatura non perfetta, e per le potenzialità non sfruttate della storia di Price.

Movieplayer.it

2.0/5