Chris Sanders ci parla dei suoi irresistibili Croods

All'indomani della proiezione berlinese, abbiamo incontrato il regista per una chiacchierata sul suo nuovo, riuscito film d'animazione, incentrato sulle vicissitudini di una famiglia di cavernicoli in un mondo in trasformazione.

Ha convinto e incantato gli spettatori della Berlinale, I Croods. Nelle ormai tante uscite di animazione annuali, equamente divise tra i "giganti" del settore e le realtà più piccole, questa nuova produzione Dreamworks ha rappresentato una bella sorpresa: una rivisitazione di temi che vanno da Gli antenati ai recenti, vari episodi de L'era glaciale, messi a lucido con un 3D sfavillante e convincente, e un uso dei colori che è una gioia per gli occhi. Il film, incentrato sulle vicissitudini di una famiglia preistorica costretta da un terremoto ad uscire dalla sua caverna, e ad accettare le sfide del futuro, si avvale delle "interpretazioni" di attori come Nicolas Cage nel ruolo del protagonista Crug, e di Emma Stone in quelli di sua figlia: una ragazza naturalmente curiosa, che si innamorerà, malgrado gli ammonimenti del padre, di un giovane sognatore e progressista.
Di questo nuovo film, che uscirà in sala a marzo, abbiamo parlato nel nostro incontro col regista Chris Sanders, già papà di Lilo & Stitch e del recente Dragon Trainer.

Normalmente si crede che dirigere un film di animazione sia più facile che girare una pellicola dal vivo, visto che si può mettere la "macchina da presa" dove si vuole. In realtà ci sono difficoltà aggiuntive non indifferenti. Lei cosa ne pensa?
Chris Sanders: In realtà è molto più difficile girare un film d'animazione: avendo possibilità pressoché infinite di muovere la macchina da presa si rischia anche di impazzire, e di fare cose senso senso. Noi abbiamo cercato di dare al film un aspetto più documentaristico possibile, come se la macchina da presa fosse a spalla. Sicuramente è molto più difficile lavorare con l'animazione, comunque: quando giri un film dal vivo, gli attori in carne ed ossa ce li hai lì, in un film d'animazione invece hai la macchina da presa, gli attori e le voci in posti molto diversi. Nonostante ciò, io adoro girare film d'animazione e adoro il fatto di avere possibilità illimitate.

Lei scrive i suoi film anche per i bambini. Questo le comporta limiti, ci sono temi che non vorrebbe affrontare?
No, in realtà no. Penso che si possa fare un film su tutto ciò che si vuole, ciò che conta è il modo in cui si racconta la storia. Noi lavoriamo per non escludere nessuno, ma non vogliamo neanche salire in cattedra o parlare dall'alto in basso: vogliamo che il pubblico più giovane esca divertito da un film, avendo avuto un momento di intrattenimento. In un film come questo, i bambini possono vedere degli aspetti, gli adulti sicuramente ne percepiscono altri, ma alla fine tutti hanno visto lo stesso film. Raggiungere questo scopo, poi, è più facile quando qualcuno non cresce... come me!

Il film, però, pare forse più rivolto agli adolescenti, visto che oggi i 12-13enni hanno già problemi sentimentali...
Sì, il nucleo del film è il rapporto padre/figlia, un tema che avevo già affrontato in Mulan; in quel caso, però, c'era una ragazza che fuggiva da casa per salvare il padre. Qui, invece, padre e figlia stanno continuamente insieme, succedono tante cose tra loro. Mi piace molto il fatto che nessuno dei due abbia completamente ragione o torto; la figlia ha ragione dal suo punto di vista, ma lo stesso vale per il padre, ognuno porta avanti le sue ragioni e nessuno dei due ha la verità in tasca. Devono raggiungere un compromesso tra loro due. Entrambi prendono coscienza che l'altro ha delle valide ragioni dalla sua: lei deve vivere la sua vita ed esplorare il mondo, lui deve fare di tutto per proteggere la sua famiglia. Questo rende la storia più credibile.

I vecchi cartoni animati, quelli di Hanna & Barbera o i vari episodi de L'era glaciale, sono stati per lei un ostacolo o uno stimolo?
A questo proposito c'è una cosa buffa: noi abbiamo iniziato a lavorare sul film nel 2004, avevamo quest'idea di un film su dei cavernicoli sullo sfondo di un continente che va a pezzi. Mentre ci lavoravamo, ecco che è venuto fuori il trailer de L'era glaciale 4: Continenti alla deriva, che trattava un tema simile. Ormai l'idea però era stata lanciata: sono coincidenze che si verificano, così come quella dei capelli rossi della protagonista, che può essere vista come una somiglianza con Ribelle - The Brave. Non c'è stata comunque nessuna contaminazione reciproca. A me comunque piacciono da morire i film de L'era glaciale, così come mi piacciono i cartoni della serie Gli antenati.

Non ha un po' di nostalgia per l'animazione tradizionale, quella a due dimensioni, disegnata a mano?
Io amo l'animazione tradizionale, è ancora la cosa migliore per alcuni tipi di storie. A volte il soggetto va adattato a quello che stai facendo e al mezzo che stai usando: entrambi hanno le loro particolarità. Io comunque adoro disegnare, lo faccio tuttora spesso: e poi, in fondo, anche la CGI parte da dei disegni fatti a mano. Laddove trovassi del materiale giusto, comunque, mi piacerebbe tornare a quel tipo di animazione.

Quanto hanno contribuito nomi del calibro di Nicolas Cage ed Emma Stone allo sviluppo dei personaggi, e quanto avete invece dovuto tenerli sotto controllo?
L'aspetto delle voci è molto importante per la storia: la nostra prima considerazione sulla scelta di chi dovesse prestare questa o quella voce erano le caratteristiche del personaggio. La voce di Emma Stone ha una tale qualità che sembra incarnare già lei molti dei tratti del personaggio: ti aspetti sempre che attori come lei e Nic Cage diano il loro contributo, che ti diano spunti per forgiare il personaggio. Siamo contenti che ciò sia successo: tra l'altro, avevamo sempre puntate sugli attori due mini-macchine da presa che registravano i loro movimenti: questo perché poteva capitare di poter "rubare" alcune espressioni per usarle nel film, e infatti con Emma è successo. Quando il personaggio di Crug ha la crisi di mezza età, per esempio, Cage ci è "entrato" subito dentro, e gran parte della scene è stata opera sua. Gli abbiamo fatto registrare la scena una prima volta, e in questa ha messo molto del suo, e da lì poi l'abbiamo sviluppata e registrata di nuovo.

E' "potente" a livello commerciale avere questi attori? E lei, tornerà a dare la voce a un personaggio, come ha fatto con quello di Stitch?
E' ovvio che non fa mai male avere grandi talenti o attori famosi. Avere nomi del calibro di Cage e della Stone aiuta molto: loro stabiliscono una vera connessione col personaggio. Per quanto riguarda me, mi è capitato con Stitch per caso, così come è successo con quello di Belt (Laccio), in questo film. In questo caso, tra l'altro, all'inizio Belt doveva essere solo una parte del costume e dell'abbigliamento: solo in seguito si è pensato che poteva magari chiudere un occhio, per dare l'idea di una maggiore umanità, e da lì il personaggio si è evoluto ed è cresciuta la sua parte di realizzazione.

Nel disegno, la figura del padre sembra esprimere molto di più i tratti del primitivo, come se facesse parte di un'altra razza e poi incontrasse un'evoluzione. E' un caso?
Assolutamente no, è una cosa molto intenzionale. Crug è stato progettato per essere più simile a un gorilla; infatti, in certi momenti in cui è frustrato, assume proprio quella postura. Guy invece è più centrato sull'intelletto: questa differenziazione è stato fatta intenzionalmente per mostrare che ci sono più tipi di esseri umani. La famiglia dei Croods ha in sé più "caverna" e meno "uomo".

Quanto è stata importante la musica, per il film?
La musica è la mia arma segreta: è stato Alan Silvestri a insegnarmi la sua importanza. E' una componente che si occupa del "sollevamento pesi" nella narrazione: interviene quando quest'ultima non ce la fa. Anche qui, quando smettono di parlare i personaggi, parla la musica. Quando, per esempio, i membri della famiglia si arrampicano e vedono per la prima volta il cielo stellato, loro non parlano: ma lo fa la musica per loro. Quella parte sottolinea un cambiamento globale e totale.