Recensione Bird Box: l’horror di Netflix sulla scia di A Quiet Place

La recensione di Bird Box, il film di Netflix diretto da Susanne Bier: un'intensa Sandra Bullock al centro di un horror post-apocalittico con discreti livelli di tensione.

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Bird Box: un primo piano di Sandra Bullock

La scorsa primavera, uno dei maggiori successi nelle sale (con la parziale esclusione dell'Italia, dove gli incassi si sono rivelati alquanto modesti) è stato A Quiet Place, un film horror basato su un intrigante spunto narrativo: il forzato silenzio dei personaggi, costretti a privarsi dell'uso della parola allo scopo di sopravvivere. Un presupposto molto simile, per quanto fra i due titoli non esista un legame diretto, è quello alla base di Bird Box, trasposizione del romanzo di debutto di Josh Malerman del 2014, i cui diritti, dopo un fugace passaggio alla Universal, sono stati acquistati da Netflix. L'elemento-chiave del film, affidato alla regia di Susanne Bier, risiede infatti in un'altra 'proibizione': quella relativa allo sguardo. In Bird Box, un misterioso contagio sta scatenando una crisi di follia collettiva - e suicida - nella popolazione mondiale; una follia che si propaga attraverso la vista. E un manipolo di personaggi tenterà in ogni modo di scampare a questa 'pestilenza' chiudendo gli occhi di fronte al mondo esterno, devastato dalla furia autodistruttiva degli esseri umani e da una minacciosa entità malevola.

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Don't look now: l'occhio che uccide

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Bird Box: Sandra Bullock in una scena d'azione del film

L'incipit del film ci mostra la protagonista, Malorie Hayes, mentre conduce due bambini, un maschio e una femmina, a bordo di una barca a remi lungo il corso di un fiume; a rendere assai più complicato il loro viaggio è il fatto che tutti e tre hanno gli occhi coperti da una benda. A calarsi nel ruolo di Malorie è un'intensa Sandra Bullock, che torna a recitare in un survival drama a cinque anni dalla sua interpretazione più famosa e apprezzata, quella dell'astronauta Ryan Stone in Gravity, e che anche qui si trova a reggere sulle proprie spalle praticamente l'intero film. Un film costruito su binari temporali differenti: perché mentre Malorie e i due bambini, navigando sul fiume, tentano di raggiungere l'unico rifugio sicuro, un lungo flashback ci mostra i tragici eventi di cinque anni prima.

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Bird Box: Sarah Paulson in una scena del film

È la parte più intrigante e angociosa di Bird Box: la quieta premessa che, entro pochi minuti, porterà all'esplosione del caos, l'inizio della fine della civiltà umana. Un tipico scenario post-apocalittico vissuto mediante la prospettiva di Malorie e di sua sorella Jessica, impersonata dalla sempre valida Sarah Paulson (lei e la Bullock tornano fianco a fianco pochi mesi dopo Ocean's 8). È uno dei numerosi volti, più o meno noti, che popolano la sezione del film ambientata nel passato: fra gli altri John Malkovich, Jacki Weaver, BD Wong e Tom Hollander, i quali danno vita al gruppo di superstiti impegnati a sfuggire alla visione della Medusa di turno, in un meccanismo di suspense imperniato sul consueto body count delle vittime e sulla descrizione delle rischiose dinamiche di potere in un microcosmo circoscritto e sotto costante minaccia.

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Il debutto di Susanne Bier nel cinema horror

Fra i vari comprimari della pellicola, ad acquisire maggior spazio sarà Tom, che ha le fattezze di uno degli attori di Moonlight, Trevante Rhodes: una presenza affettuosa e rassicurante al fianco di Malorie, costretta suo malgrado ad abbandonare la propria corazza di cinismo e misantropia (caratteristiche snocciolate fin dal primo dialogo con Jessica) per imparare a collaborare con gli altri e ad assumere quella funzione 'materna' considerata fino ad allora con malcelato scetticismo. È il sottotesto metaforico, assai poco sottile, che Susanne Bier e lo sceneggiatore Eric Heisserer (l'autore del copione di Arrival) trasformano nel nucleo tematico di questo horror, territorio prima d'ora mai battuto dalla regista danese.

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Bird Box: Sandra Bullock, Trevante Rhodes in una scena

Specializzata in patria come autrice di drammi familiari e morali, da oltre un decennio la Bier ha alternato film di produzione scandinava (fra cui il premio Oscar In un mondo migliore) e opere americane, ovvero Noi due sconosciuti e il disastroso Una folle passione. Dopo la parentesi televisiva del pluripremiato thriller The Night Manager, in Bird Box la cineasta di Copenaghen si cimenta con un genere inedito, attenendosi alle convenzioni di rito senza sfoderare un taglio registico più coraggioso o incisivo (da qui l'esito sfavorevole del confronto con A Quiet Place), ma firmando comunque un prodotto di medio livello che dovrebbe soddisfare gli appassionati del filone. Una menzione speciale per l'incalzante soundtrack, frutto di una coppia di compositori del calibro di Trent Reznor e Atticus Ross.

Movieplayer.it

3.0/5