Recensione Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare (2011)

Con 'Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare' si decide di fare un passo indietro e tornare agli elementi che più avevano funzionato negli episodi precedenti: il personaggio di Sparrow ovviamente, ma anche i suoi duetti con Barbossa e con una controparte femminile forte.

Alla ricerca dell'isola delle sirene

Se escludiamo Harry Potter, Il signore degli anelli e Twilight - ovvero tutti fenomeni letterari prima ancora che cinematografici - quella dei Pirati dei caraibi è stata la saga rivelazione dello scorso decennio, se non per meriti artistici certamente per quelli mediatici: oltre ad incassare più di due miliardi di dollari in tutto il mondo, è la saga che ha di fatto trasformato Johnny Depp in un vero e proprio mito, uno dei più grandi divi dei nostri tempi. E lo ha fatto con un personaggio, quello del capitano Jack Sparrow, che è diventato un'icona a sua volta e che deve effettivamente tutto al suo interprete. I registi infatti passano, i compagni sul set pure (non fanno ritorno infatti nè Orlando BloomKeira Knightley), ma al centro di questa bizzarra e insuale saga c'è sempre e solo lui, questo bislacco pirata coraggioso e fifone al tempo stesso, cialtrone e autoritario, canaglia e irresistibile rubacuori.


Lo ritroviamo in questo quarto capitolo, Pirati dei caraibi: Oltre i confini del mare, a Londra, dove cerca di salvare dall'impiccagione il fidato Gibbs, ma al solito finisce in un guaio ancora più grosso, ovvero quello di mettersi alle calcagna il nemico/amico di sempre Barbossa (un Geoffrey Rush più gigione che mai), non più pirata ma corsaro al servizio di sua Maestà. Fuggendo per tutta la capitale britannica, il nostro Sparrow viene a sapere che c'è invece un pirata che, usando la sua identità, sta imbastendo una ciurma per andare alla ricerca della mitica Fontana della Giovinezza, ed è così che si ritrova ben presto sulla Vendetta della Regina Anna, la nave stregata (con tanto di ciurma zombificata) del pericolosissimo Barbanera (il mefistofelico Ian McShane) e del suo affascinante primo ufficiale, Angelica (Penelope Cruz).

Dopo la scarsa vena di un terzo capitolo fin troppo ambizioso, con questa nuova pellicola firmata Rob Marshall (per il regista di Chicago e Memorie di una Geisha si tratta del primo blockbuster) si decide di fare un bel passo indietro e tornare agli elementi che più avevano funzionato negli episodi precedenti: il personaggio di Sparrow ovviamente, ma anche i suoi duetti con Barbossa e con una controparte femminile forte; e questa volta, a differenza del caso The Tourist, la chimica tra i due sex symbol (che peraltro avevano già recitato insieme in Blow, del 2001) funziona piuttosto bene.

Non possiamo dire altrettanto della sceneggiatura che a tratti si dilunga troppo (e ne risente la durata complessiva, oltre le due ore) e che in alcune situazioni è fin troppo prevedibile, ma non mancano scene di grande impatto (coadiuvate anche da un effetto strereoscopico 3D di discreto livello) come tutta la caccia alle sirene, certamente uno dei momenti più riusciti non solo del film ma dell'intera saga.

D'altronde fin dal primo capitolo gli autori Ted Elliott e Terry Rossio avevano dimostrato di sapere ben unire la commedia all'iconografia (se non mitologia) piratesca, e le new entry Barbanera (e ciurma al seguito) e le splendide ma mortali sirene possono certamente valere il prezzo del biglietto, così come i brevi camei di Keith Richards e dame Judi Dench. Ma d'altronde per chi ama da tempo le avventure di Jack Sparrow non serve altro incentivo che gli occhi pesantemente truccati di Johnny Depp, che in versione pirata ormai non stupirà più come la prima volta ma continua ad essere una sicura fonte di divertimento.

Movieplayer.it

3.0/5