Recensione Faster (2010)

Il plot di Faster è semplice, nitido, cristallino. Si potrebbe definire cinema d'azione basilare, tanto che i tre principali protagonisti non possiedono nemmeno un nome, ma sono semplicemente Driver, Cop e Killer, quasi entità astratte. L'ipercinetico film di George Tillman Jr. sembra omaggiare tanto gli archetipi del cinema action - come il film di vendetta e il road movie - quanto l'estetica del videogame.

Dio perdona, The Rock no

"God can't save you from me": è questa probabilmente la tagline che riassume in maniera più efficace il personaggio interpretato dal granitico Dwayne Johnson, alias The Rock, come amava definirsi al tempo in cui calcava i ring di wrestling. Autentico angelo della morte (è, infatti, letteralmente resuscitato dopo aver ricevuto un proiettile alla testa) si muove inesorabile e inarrestabile come un bulldozer con un unico obiettivo: quello di far fuori tutti coloro che sono stati coinvolti nell'omicidio del fratello. Non appena uscito fuori di prigione dopo aver scontato una pena decennale per rapina, "Driver" (chiamato così, perché il suo ruolo era quello di guidare la macchina dei rapinatori) balza nel sedile della sua adorata Chevelle del 1970 e inizia a decimare uno a uno i membri della gang rivale che hanno assassinato il fratello. A tentare di arrestare questa monolitica macchina da guerra sono altri due personaggi: uno squattrinato poliziotto (Billy Bob Thornton) con problemi di dipendenza da droghe e prossimo alla pensione, e un meticoloso e attrezzatissimo killer professionista (Oliver Jackson-Cohen), assoldato per eliminare la pericolosa montagna di muscoli.


Il plot di Faster è semplice, nitido, cristallino. Si potrebbe definire cinema d'azione basico, al grado zero, tanto che i tre principali protagonisti non possiedono nemmeno un nome, ma sono semplicemente "Driver", "Cop" e "Killer", pure entità astratte, quasi avatar di un videogioco. Ed è come se il film di George Tillman Jr. (regista di Men of Honor e Notorious B.I.G.) volesse prendere in prestito e rielaborare alcune delle architetture tradizionali del genere action, come il film di vendetta (su cui però ha ormai già detto tutto Quentin Tarantino), il road movie, e il film di corse automobilistiche sulla falsariga del classico Punto Zero, o del più recente Fast and Furious.
Ma al tempo stesso, a essere abbondantemente citato è anche l'immaginario dei videogame, dal filone "picchiaduro" a quello di racing, fino al punto che alcune inquadrature "a volo d'uccello" ricordano decisamente la prospettiva dall'alto della serie di Grand Theft Auto. Anche l'approccio visivo del regista, sovraccarico e sopra le righe, caratterizzato da un uso sovrabbondante di ralenty, pare proprio omaggiare l'estetica di videogiochi quali lo storico Max Payne.

Faster funziona fintanto che le attese e le aspettative dello spettatore potenziale rimangono ancorate a questo immaginario exploitation di riferimento, e finché il pubblico interpreta il film semplicemente o come un gioco sul genere, a volte caricaturale e grottesco, oppure come una gigantesca palestra in cui è possibile ammirare le gesta atletiche del massiccio The Rock. Da questo punto di vista, allora, sarebbe stato forse opportuno spingere ancora di più sul pedale (è il caso di dirlo) della pura esagerazione ludica e fine a se stessa, un po' come accade nei film di Robert Rodriguez, oppure per fare un esempio nel recente Drive Angry 3D. Invece, a un certo punto, la sceneggiatura dei fratelli Gayton tenta inaspettatamente la carta dell'approfondimento psicologico, cercando di rendere "umano" il protagonista, con lo scopo di conferire delle motivazioni al personaggio e di consentire al pubblico di empatizzare con il suo proposito di vendetta.
Attorno alla figura di Driver si costruisce, così, un passato, dotandolo anche di un'ex fidanzata, e sviluppando il suo background familiare, anche se va detto che l'espressione di stati d'animo così complessi vanno ben al di là delle capacità recitative di Johnson, di certo inferiori a quelle di testosteronici colleghi come Jason Statham e Vin Diesel. Qualcosa di simile avviene anche con gli altri due personaggi, ovvero il poliziotto di Billy Bob Thornton, decisosi a cambiare vita pur di riconquistare l'affetto della sua famiglia, e il killer di Oliver Jackson-Cohen, da poco convolato a nozze e anche lui intenzionato a mettere la testa a posto.
Le note dolenti giungono però soprattutto nel finale, quando improvvisamente emergono con forza i temi religiosi del perdono e del pentimento, che si incarnano nella figura di un ex malvivente coinvolto nell'omicidio del fratello di Driver, ma in seguito pentitosi e trasformatosi in un predicatore. Questa repentina sterzata "moralista" sul finale appare quasi come un corpo estraneo, aggiunto in modo posticcio al resto della storia. Allo stresso modo risulta altrettanto pretestuoso - in quanto assolutamente non annunciato in precedenza - l'improvviso colpo di scena che rivela l'identità del vero assassino del fratello del protagonista.

Con minori ambizioni, Faster avrebbe potuto essere un efficace hit & run movie, magari un godibile per quanto rozzo filmaccio da grindhouse. In questo modo, invece, finisce per risultare un film irrisolto, indeciso tra la strada dell'action duro e puro (che gli riesce meglio) e quella dell'approfondimento psicologico (che invece risulta decisamente troppo semplicistico).