Recensione Unknown - Senza identità (2011)

Non ci si annoia mai con 'Unknown', action-thriller diretto da Jaume Collet-Serra con piglio sicuro e buon senso del ritmo, che parte da spunti e suggestioni hitchcockiane avvalendosi di un cast ben composto.

Mistero a Berlino

La propria identità è una delle cose più preziose che possediamo, è quella che definisce chi siamo, i nostri sogni e speranze, la reputazione che con gli anni abbiamo costruito ed il rispetto che ne consegue. Perdere tutto questo, in un istante, senza apparente spiegazione, non è una situazione semplice da gestire ed è quella in cui si trova il protagonista di Unknown - Senza identità, il dottor Martin Harris, in arrivo a Berlino per un convegno scientifico in cui dovrà esporre le sue scoperte, coinvolto in un drammatico incidente d'auto con il taxi che lo stava riportando in aeroporto per recuperare una delle sue valigie lasciata indietro erroneamente. Dopo quattro giorni in ospedale, il ritorno dalla moglie Elizabeth all'hotel Adlon, a due passi dalla Porta di Brandeburgo, è sconvolgente: la donna non lo riconosce ed un altro uomo ha assunto la sua identità. Ovviamente le autorità non credono alla sua storia e Martin si trova da solo in una città che non conosce, colmo di dubbi ed incredulità su quello che sta accadendo, in fuga ed inseguito e con l'unico scopo di provare la sua vera identità partendo da quei pochi frammenti di ricordi che emergono poco per volta alla sua memoria, a cominciare da quello che è il primo punto di contatto con l'evento traumatico che l'ha visto protagonista: la tassista che guidava il taxi e che l'ha tratto in salvo prima che il veicolo affondasse nel fiume dopo l'incidente.


Non ci si annoia mai con Unknown, action-thriller diretto da Jaume Collet-Serra con piglio sicuro e buon senso del ritmo, che parte da spunti e suggestioni hitchcockiane, ma spinge con decisione sull'acceleratore nel mettere in scena sequenze d'azione elaborate e ben girate. Infatti il tema ed il punto di partenza possono essere ricondotti al celebre regista britannico, con un plot che si preoccupa di non lasciare mai tempi morti, conducendo lo spettatore in una frenetica corsa nel mondo di Harris che poco per volta aggiunge dettagli al mistero riguardo la sua identità rubata fino ad una spiegazione finale che rimette a posto le perplessità lasciate in sospeso.
Se infatti ci sono alcuni momenti, soprattutto nella prima parte del film, che possono far sorridere per l'apparente ingenuità eccessiva, questi acquistano la giusta valenza nell'ottica della soluzione del mistero, una volta svelata.

Il regista di origine spagnola costruisce bene Unknown, dando vita a momenti di tensione che fanno trasparire l'attitudine all'horror già vista in Orphan, e non nega allo spettatore alcune sequenze ad alto tasso di spettacolarità, tra inseguimenti ed esplosioni nei luoghi più noti della città tedesca, dove il film è stato presentato fuori concorso alla 61ma edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino: chi conosce la città potrà facilmente riconoscere la Fernsehturm sullo sfondo, la celebre Statua della Vittoria, la porta di Brandeburgo e la commerciale Friedrichstrasse, teatro di uno spettacolare inseguimento.

Ma Jaume Collet-Serra dimostra di saper anche guidare un cast ben composto, che vede un Liam Neeson in discreta forma nel ruolo dello smarrito Harris, una magnifica Diane Kruger nei panni della tassista di origine bosniaca che si trova suo malgrado coinvolta nella sventura dello scienziato, la January Jones di Mad Men a dare il volto alla moglie dell'uomo e Aidan Quinn nei panni dell'uomo che ruba l'identità di Harris. Accanto a loro un efficace gruppo di comprimari guidati da Frank Langella, alcuni dei quali europei, chiamati a dar vita ai personaggi locali, come lo svizzero Bruno Ganz (al quale vengono affidate un paio di battute sui drammi del passato della Germania) ed il tedesco Sebastian Koch.

Non vanno cercati intenti alti in Unknown, non è il suo fine. E' un film che si prefigge lo scopo principale di intrattenere lo spettatore per le sue quasi due ore di durata e lo fa senza momenti di stanca o perdite di ritmo. Per una produzione di questo tipo, è un grande merito.

Movieplayer.it

3.0/5