Recensione Femmine contro Maschi (2011)

Il nuovo film di Fausto Brizzi difficilmente passerà alla storia, ma rispetto a Maschi contro femmine si lascia apprezzare per il ritorno di quel tocco sentimentale, decisamente sacrificato nel capitolo precedente; più cuoricini, dunque, e meno risate, mancanza che si fa sentire soprattutto nella prima parte, quando non tutto fila per il verso giusto e le vicende dei vari protagonisti vengono presentate in maniera un po' prevedibile.

Twist and Shout

Alle volte basta un piccolo aiuto per trasformare il più rude dei mariti in un Lord Brummel innamorato. Per informazioni, chiedere ad Anna, stimata androloga torinese, coniugata con il benzinaio Piero, pugliese, donnaiolo, juventino. Quando il consorte, rapito dalla visione del fondoschiena di una giovane ragazza, prende il pieno un palo di ferro e perde la memoria, Anna decide di riformattarlo. Il lavaggio del cervello comprende naturalmente una serie di corsi accelerati di musica classica e massaggio shiatsu. Il gioco è bello finché dura. E non dura. Così come non dura il castello di menzogne che il povero Michele deve raccontare alla moglie, per nasconderle la sua vita segreta di musicista in una cover band dei Beatles (quale oltraggio per una stimata manager avere un marito che indossa la parrucca di Paul McCartney!). A differenza di Michele, l'amico Rocco non cela niente alla compagna, ma viene lo stesso lasciato su due piedi per manifesta immaturità. E non svetta per intelligenza neanche il chirurgo plastico Marcello, costretto a fingere di stare ancora con la ex moglie Paola, per non turbare la serenità della madre, gravemente malata di cuore. Tutto questo mentre il piccolo Lorenzo, innamorato di una sua compagna di scuola, decide di manifestarle il suo amore scrivendole una lettera.


L'approccio di Fausto Brizzi all'annosa questione dei rapporti uomo-donna (ma lui, forte della "benedizione" di Charles Darwin, si ostina a parlare di maschio-femmina, in pieno stile Quark) non è proprio quello più fine e approfondito, anzi sembra avere la pesantezza delle chiacchiere da pub tra amici (le amiche se ne stanno comode in salotto). Le donne? Materne manipolatrici. Gli uomini? Non toccategli il fantacalcio e le figurine. In poche parole, disquisizioni degne di un talk show della domenica pomeriggio. E nemmeno l'ultima fatica, Femmine contro Maschi, si distacca dal collaudato canovaccio. Continuano a sfuggire, quindi, al regista romano tutta quella miriade di sfumature che sono la bellezza (e anche la difficoltà) di ogni relazione umana, e ciò si traduce a livello cinematografico in opere "carine" e poco altro. Non c'è film "brizziano" in cui non arrivi il momento della lite tra innamorati e, puntuale come un orologio svizzero, scatta l'ora della carrellata dei protagonisti, ripresi nel fatale momento della riflessione sulle rispettive miserie, con il classico accompagnamento musicale che resta nelle orecchie (stavolta tocca alla premiata ditta Vasco Rossi - Gaetano Curreri, supportati dalla voce di Noemi). Prendere o lasciare, però, questo è il marchio di fabbrica di Brizzi che proprio non ci pensa a fare qualcosa di nuovo, forte di un indiscutibile sostegno del suo pubblico.

Femmine contro Maschi, dunque, difficilmente passerà alla storia, ma rispetto a Maschi contro femmine si lascia apprezzare per il ritorno di quel tocco sentimentale, decisamente sacrificato nel capitolo precedente, a dimostrazione che l'autore capitolino forse dovrebbe insistere maggiormente su questo versante. Più cuoricini, dunque, e meno risate, mancanza che si fa sentire soprattutto nella prima parte del film, quando non tutto fila per il verso giusto e le vicende dei vari protagonisti vengono presentate in maniera un po' banale. Poi la macchina inizia a girare, merito soprattutto dell'episodio che ruota attorno ai personaggi interpretati da Luciana Littizzetto (la moglie speranzosa) ed Emilio Solfrizzi (il benzinaio fedifrago), la più ricca di spunti comici fra tutte e tre le vicende narrate. Meno originali gli altri due filoni sorretti soprattutto dal brio comico di Salvatore Ficarra e Valentino Picone (poco più che comprimarie Francesca Inaudi e Serena Autieri) e dalla naturale simpatia di un monumento televisivo come Wilma De Angelis, l'unica nel terzetto formato da Claudio Bisio, Nancy Brilli e Armando De Razza a mostrare un po' di entusiasmo. Non riusciamo a comprendere, alla fine, cosa sia questa pretesa di voler capire/spiegare i desideri di uomini e donne, tentativo che naufraga miseramente davanti all'assunto "Non c'è niente da capire". Appunto, accontentiamoci solo di raccontarle certe cose, magari senza fretta e banalità. Attendevamo l'uscita di questo film per dare un giudizio globale di questa operetta sulla guerra dei sessi e finiamo per scrivere sempre le stesse cose di Fausto Brizzi: è bravo, ma non si applica.

Movieplayer.it

3.0/5