Recensione Qualunquemente (2011)

Al grido di "più pilu e più cemento armato per tutti!" e "I have no dream, ma mi piace u pilu", Cetto La Qualunque scende in campo e con un linguaggio tanto scurrile e surreale quanto efficace ed eccentrico, e si presta ad una rappresentazione divertente ma allo stesso tempo agghiacciante della nostra attualità politica e sociale.

Il polo della libertà... sessuale

Marina di Sopra, Calabria, Italia, oggi. Cetto La Qualunque, l'imprenditore più irritante, pacchiano, viscido e strafottente d'Italia, sta per tornare in paese con una nuova famiglia a carico: una splendida donna di colore che lui chiama Cosa e una bambina di cui non ricorda neanche il nome. Dopo esser emigrato per quattro anni in Sudamerica per sfuggire al fisco e al suo ruolo di padre e marito, Cetto è stato richiamato in patria dalla malavita in qualità di prescelto. A parere di tutti è lui l'unico in grado di contrastare l'inarrestabile ondata di legalità che sta investendo la zona dell'entroterra calabrese. Solo lui, con il suo carisma da sbruffone ignorante, è in grado di sconfiggere alle elezioni il candidato sindaco Giovanni De Santis, un uomo che al contrario del 'signor' La Qualunque si erge a paladino dei diritti e a difensore a spada tratta delle regole della convivenza civile. Al ritorno a casa Cetto ritrova l'insopportabile e innamoratissima moglie Carmen e il figlio adolescente Melo, un ragazzo problematico e piuttosto sfigato, ma soprattutto rincontra il suo ex-braccio destro Pino e il gruppetto di vecchi amici. Stanchi della situazione incombente questi lo esortano a 'salire' in politica per difendere la città dall'agenzia delle entrate e dalla lotta all'abusivismo edilizio...


Nato in televisione nel 2003, Cetto La Qualunque prende dunque possesso anche del grande schermo diventando una vera e propria icona contemporanea. Disprezza la natura, solo quella con la n maiuscola, la democrazia, la legalità e la giustizia, a modo suo ama le donne, ma le definisce volgarmente pilu (pelo in dialetto calabrese), di cui promette grande abbondanza, a sue spese, per tutti i suoi sostenitori. Al grido di "più pilu e più cemento armato per tutti!" e "I have no dream, ma mi piace u pilu", Cetto scende in campo e con un linguaggio tanto scurrile e surreale quanto efficace ed eccentrico, si presta ad una rappresentazione divertente ma allo stesso tempo agghiacciante della nostra attualità politica e sociale. L'Italia delle raccomandazioni, dell'analfabetismo, delle escort, degli scandali sessuali che ormai non facciano più scandalo, l'Italia delle concussioni, dell'evasione fiscale, delle lauree facili, delle strutture sanitarie allo sfacelo, delle mazzette sottobanco e dei ricatti.
Una commedia sì, ma una commedia garbatamente aberrante, feroce e inquietante, che racconta il Sud e le sue contraddizioni, come tutti l'hanno sempre immaginato e lo fa attraverso il talento di un attore che ha sì origini meridionali, ma è cresciuto al nord. Un attore, Antonio Albanese, unico nel suo genere, l'unico che poteva restituire con la sua maschera comica e con il suo straordinario eloquio teatrale, lo specchio di un'Italia a tinte forti, sull'orlo dello sfacelo.

Un plauso a Piero Guerrera (autore del personaggio), Albanese (interprete e co-sceneggiatore) e al bravo Giulio Manfredonia (regista) per aver saputo dosare il tutto senza strafare, per aver saputo trasportare con classe e coraggio un personaggio assurdo e astratto, che in TV faceva solo qualche apparizione a mo' di comizio, in un vero e proprio film raccontando il 'fantastico' mondo di Cetto; un habitat naturale che rappresenta il trionfo della cafoneria e viene raffigurato come un acquario opulento e allusivo in cui l'antipatico politicante riesce a nuotare in scioltezza e in armonia, intrappolato nella sua assurda bulimia dell'avere. Meschino, odioso, depravato, rivoltante Cetto La Qualunque, ma anche oltremodo divertente nella sua unicità, è uno che ti fa vergognare di ridere a certe battute, ma potete scommettere sul fatto che proprio non se ne può fare a meno, neanche sforzandosi. Il look del film è quasi da far west: le scenografie, i costumi, i dialoghi, le inquadrature, i luoghi e le situazioni strambe sono volutamente esagerati, al limite del macchiettistico, ma rendono in maniera perfetta il ritratto di una realtà che purtroppo è molto più incombente di quanto immaginiamo. Ridere dunque, sopra e sotto i baffi, per esorcizzare le paure e ritrovare la voglia di reagire e di andare avanti. Nella speranza, come ha dichiarato anche lo stesso Albanese, che Cetto La Qualunque diventi col tempo solo un cartone animato macchiettistico e non rimanga troppo a lungo lo specchio fedele dei nostri tempi.

Movieplayer.it

3.0/5