Recensione L'ultimo esorcismo (2010)

Un film che non segue regole L'ultimo esorcismo, che non imita nessuno dei suoi predecessori e che riesce a portare una ventata di freschezza nel genere demoniaco nonostante la pratica dell'esorcismo sia uno dei temi più gettonati del cinema orrorifico.

Chi l'esorcismo ordisce di esorcismo perisce

Cotton Marcus è un pastore evangelico che da più di 25 anni pratica finti esorcismi su persone affette per lo più da disturbi psichici di diverse entità e con diversi sintomi. Con la sua attrezzatura da 'mistificatore' ha girato in lungo e in largo gli Stati Uniti architettando scenografiche liberazioni dal Demonio su adulti e bambini. Una vera e propria professione, anche molto proficua, quella che ha messo in piedi il reverendo, un lavoro da cinico truffatore quello di esorcista/predicatore che gli ha permesso di costruirsi una fama nell'ambiente, una bella casa e una famiglia. Da quando è diventato padre però qualcosa in lui è cambiato, la sua coscienza gli sta presentando il conto e Cotton decide di togliersi la maschera svelando tutti i suoi trucchi ad una troupe cinematografica che lo riprenderà durante quello che egli ha annunciato essere il suo ultimo 'finto' esorcismo. "Se credi in Dio allora devi credere anche a Satana e ai demoni", è questo il suo motto, ma l'esperienza vissuta in tutti questi anni sul campo lo hanno portato a provare nei confronti di queste pratiche pseudo-liberatorie un profondo scetticismo. Scetticismo che si sbriciolerà strada facendo dopo l'incontro con Nell Sweetzer, una ragazza di sedici anni della Louisiana che vive in una fattoria con il padre e il fratello e che ha da qualche anno perso la madre. In un'accorata lettera indirizzata al reverendo Marcus, il padre di Nell chiede urgentemente il suo intervento e una volta giunti a destinazione ci si rende conto che effettivamente il caso richiede un impegno particolare. Patologia psico-fisica? Fanatismo religioso? Niente di tutto ciò. Semplicemente il primo faccia a faccia di Cotton con l'incarnazione del male...


Horror demoniaco low-budget, prodotto da Eric Newman insieme a quella vecchia volpe di Eli Roth (Hostel, Bastardi Senza Gloria) girato interamente come un documentario con camera a mano, costruito sullo scetticismo, sul dubbio, sull'ambientazione rurale e ansiogena delle campagne della Lousiana, e soprattutto sullo stile finto amatoriale, decisamente innovativo per un film di questo genere che, al contrario di quel che accade qui, di solito si avvalgono di effetti speciali in CGI nelle scene clou.
L'ultimo esorcismo è il secondo lungometraggio del regista Daniel Stamm, tedesco di Amburgo trapiantato a Belfast e trasferitosi poi a Los Angeles, scritto da Andrew Gurland e Huck Botko, non nuovi alla narrazione documentaristica come pure il regista, che con il suo film d'esordio A necessary death aveva già accarezzato il genere.
Il film parte come una specie di documentario satirico alla Michael Moore facendo crescere la curiosità nello spettatore di minuto in minuto, ma all'improvvismo tutto assume contorni cupi, drammatici, terrorizzanti e la storia si trasforma in uno spaventoso viaggio alla scoperta dell'animo umano. Così si passa da una sorta di mockumentary blasfemo e scettico ad un bizzarro ma appetitoso mix tra il classico e l'innovativo, tra il capolavoro di William Friedkin e The Blair Witch project, tra Rosemary's baby e il moderno e chiacchieratissimo Paranormal Activity. Grazie a questa scelta, Stamm scende in campo in prima persona, immedesimandosi con un personaggio vero del film, l'operatore video che mai si vede in volto, partecipando così ancor più attivamente alle riprese e alla narrazione.

Un film che non segue regole L'ultimo esorcismo, che non imita nessuno dei suoi predecessori e che riesce a portare una ventata di freschezza nel genere demoniaco nonostante la pratica dell'esorcismo sia uno dei temi più gettonati del cinema orrorifico.
Un film da brivido realizzato senza eccessi stilistici o narrativi (a parte la strizzata d'occhio finale al sopra citato splendido film di Roman Polanski che risulta un po' forzata) e, fattore importantissimo, altamente realistico e ben recitato da tutti gli attori. Spinge più volte ad una riflessione profonda sulla fede, sulla moralità e sulle nostre convinzioni, religiose e non, e sul modo in cui esse possono tornarci utili quando più ne abbiamo bisogno.
Un incipit trascinante e grottesco vi guiderà verso l'ultimo esorcismo di Cotton Marcus, un lungo percorso di espiazione dell'anima che si concluderà con un raccapricciante colpo di scena finale che lascerà tutti senza fiato. Dedicato ai fan del genere, anche a quelli un po' scettici.

Movieplayer.it

3.0/5