Recensione Porco Rosso (1992)

Minuziosa ricostruzione storica, sfrenata visionarietà della favola, messaggio morale e omaggio alla magia del cinema si fondono in maniera prodigiosa in questo capolavoro di Miyazaki, straordinaria testimonianza della libertà espressiva che è in grado di concedere l'animazione.

Libertà suina

"Un maiale che non vola è solo un maiale". In questa dichiarazione, solo in apparenza sconclusionata e incompatibile con le regole del senso comune, sta forse racchiuso il significato di Porco Rosso, una delle creazioni più immaginifiche, sfrenate e libertarie concepite dal maestro Hayao Miyazaki. Nel sesto lungometraggio realizzato dal regista per lo Studio Ghibli riescono prodigiosamente a fondersi realtà contraddittorie e ossimoriche: l'attenta rievocazione storica dell'Italia del 1929 con la fantasia della favola; la ricostruzione minuziosa della tecnologia degli idrovolanti con la leggerezza e la semplicità del tratto animato; l'importanza delle riflessioni etiche e politiche con la pura e infantile gioia del racconto cinematografico. Un vero e proprio miracolo, reso possibile solo grazie al portentoso strumento espressivo dell'animazione, che riesce a far convivere in maniera naturale e armonica Storia e finzione; apologo morale e appassionante racconto di avventura; commovente romanticismo e lieve umorismo. Grazie al disegno caldo e amanuense di Miyazaki prende vita un mondo parallelo in cui è perfettamente normale che un pilota italiano cacciatore di taglie possa assumere le sembianze di un maiale antropomorfo, senza che per questo il racconto perda in alcun modo di credibilità e di realismo.


Le bizzarre caratteristiche fisiche dell'aviatore Marco Pagot (il nome è al tempo stesso un omaggio a Nino Pagot, dimenticato padre dell'animazione italiana, e al figlio Marco Pagot con cui Miyazaki ha collaborato alla realizzazione della serie Il fiuto di Sherlock Holmes) servono anzi per rimarcarne ancora di più la sua connaturata diversità, rendendolo un essere del tutto "alieno" in un mondo in cui infuriano guerra, violenza e follia collettiva. "Piuttosto che diventare fascista è meglio essere un maiale" dichiara a un certo punto Porco Rosso, sottolineando con vigore la sua posizione anarchica e corsara, intrinsecamente contrapposta alle istituzioni del governo e dell'esercito. Miyazaki elegge ancora una volta il protagonista del racconto come emblema del suo pensiero pacifista, femminista, ambientalista e libertario (basti pensare che il maiale è l'animale preferito dall'autore); mentre nella figura dell'idrovolante intreccia due simbologie chiave del suo cinema - l'aria e l'acqua - espressione di una libertà fiera, pura e incondizionata.

In barba a chi considera ancor oggi l'animazione come una forma di racconto semplificato, sono molteplici gli spunti tematici e le chiavi di lettura che si sprigionano dal film (ad esempio nella figura dello spaccone pilota statunitense Donald Curtis, la cui superiorità tecnica non può nulla contro l'innata creatività e ispirazione dell'aviatore italiano, si può leggere addirittura un esplicito messaggio antiamericano, forse estendibile anche al contesto dell'animazione). Ma, tutto sommato, Porco Rosso è più di ogni altra cosa una dichiarazione d'amore rivolta alla magia e alla creatività della Settima Arte (non è un caso che il film si apra con la scritta "Cinema", che compare in un magazine sfogliato dal protagonista). Miyazaki rievoca esplicitamente le atmosfere del cinema classico hollywoodiano (dai film di avventura alla commedia, con accenni perfino al noir e al western), dipingendo Gina, l'amata dell'aviatore, come una femme fatale, ricalcando la figura di Curtis su quella di Errol Flynn, e citando perfino in una sequenza meta-cinematografica l'animazione anarchica degli anni Trenta.

Ma di Porco Rosso è stato già scritto abbastanza: il film, datato 1992, è stato subito riconosciuto come un capolavoro da chi aveva avuto la possibilità di visionarlo (Bruno Bozzetto e altri animatori hanno dichiarato di averne all'epoca sollecitato in tutti i modi l'uscita in Italia). E nonostante Porco Rosso sia in primo luogo un omaggio amorevole al Belpaese ci sono voluti ben diciotto anni prima che il film arrivasse nelle nostre sale. Bisogna ringraziare Lucky Red, che si sta impegnando in un'organica e complessa operazione di recupero della filmografia dello Studio Ghibli, curando in maniera impeccabile anche l'adattamento e il doppiaggio delle opere. Agli spettatori italiani non rimane ormai che correre in sala per lasciarsi trasportare dal folle volo dell'animazione di Miyazaki, capace persino di trasformare un maiale in un onorevole e coraggioso pilota italiano nell'epoca degli idrovolanti.