Recensione Il regno di Ga'Hoole: la leggenda dei guardiani (2010)

Con grande sensibilità nella narrazione e con una visionarietà incredibile 'Il regno di Ga'Hoole: la leggenda dei guardiani' colpisce cuore e occhi e si appresta a conquistare gli agnostici del fantasy e gli scettici su Zack Snyder, che si destreggia abilmente nel sorprendente mondo dei rapaci notturni in cui si combatte un'epica lotta tra il bene e il male.

Il grande sogno

Ingenuo, romantico e valoroso: sono queste le virtù del piccolo Soren, protagonista de Il regno di Ga'Hoole: la leggenda dei guardiani, primo capitolo della saga fantasy che celebra il mitico mondo dei gufetti. Diretto dal creativo Zack Snyder, il film è basato sul primo dei sedici libri dell'apprezzata scrittrice americana Kathryn Lasky, autrice per ragazzi che ha saputo trarre dalla sua curiosità sull'esistenza dei noti animali notturni un'affascinante epopea di magia, divertimento e avventura. Se i rumors sulla trasposizione cinematografica lasciavano intendere che il target fosse formato dai lettori e dai più piccoli, va subito detto che l'ultimo franchise firmato Warner è un sorprendente family fantasy che riesce a trasportarci dai primi fotogrammi in un universo originale e da cui emergono piacevoli reminescenze, debiti cinematografici alla trilogia di Peter Jackson più che al maghetto Harry Potter.


La splendida avventura del giovane gufo Soren ci catapulta infatti in uno spazio straordinario che non è solo il regno animale visto dai suoi abitanti, come ne abbiamo già scoperti nei film d'animazione classici e recenti, ma una dimensione completamente magnetica per lo sguardo, una scenografia potenzialmente infinita popolata da personaggi ben delineati e man mano infittita dalle suggestioni di paesaggi irresistibili che ci ricordano l'indimenticabile Terra di mezzo. Preso in giro dal fratello maggiore Kludd e dalla tenera sorellina Eglantine per essere un sognatore credulone che fantastica sulle storie raccontate dal padre sui leggendari Guardiani di Ga'Hoole, il piccolo barbagianni della Foresta di Tyto si rivela presto un eroe temerario. L'occasione arriva quando lui e Kladd vengono rapiti dai grotteschi Jatt e Jutt, gufi fissati con l'espressione facciale che parlano e si comportano come i misteriosi gemelli Pinco Panco e Panco Pinco di Alice nel paese delle meraviglie. I due fratelli si ritrovano al cospetto dei Puri, una banda di gufi pre-potenti e maligni che sfrutta i gufi acciuffati in volo per organizzare un tremendo piano di conquista del Regno. Dopo il passaggio di Kludd al lato oscuro al servizio degli autoritari Nyra e Metal Beak, a Soren non resta che cercare aiuto per fuggire dal covo dei cattivi e raggiungere in qualche modo i mitici Guardiani, gli unici che lui crede potranno fermare il Male.

Con grande sensibilità nella narrazione e con una visionarietà incredibile Il regno di Ga'Hoole: la leggenda dei guardiani colpisce cuore e occhi e si appresta a conquistare perfino gli agnostici del genere, coraggioso tentativo che Snyder non aveva trascurato nemmeno con il precedente comic movie Watchmen. La spettacolarità del film è il risultato di un ottimo incastro tra l'immagine e la scrittura di Emil Stern e John Orloff, candidato agli Emmy per Band of Brothers, che riescono a ritrarre un catalogo di personalità impressionante: istrici oracolo tontoloni, signore serpi che fanno la tata, valorosi gufi guerrieri, gufi guardiani pacifisti superorganizzati in corporazioni, gufi viaggiatori audaci e dal cuore nobile e perfino bizzarri gufi poeti un po' suonati. Alla stupefacente gamma di caratteri e personaggi, equilibrata e armoniosa, contribuisce non poco il dinamismo dell'adorabile animazione 3-D che valorizza ogni singola piuma dei gufi e ne enfatizza l'apertura alare rendendo ancora più epiche le loro azioni.
Calibrando sapientemente un divertimento genuino e un appassionante neoumanismo, Snyder non manca di consegnarci uno strepitoso protagonista: Soren è l'emblema del piccolo Davide davanti al mastodontico Golia, un piccolo che si fa grande solo grazie a una forza interiore. Ad aiutarlo c'è un'energia bonaria che viene dal legame con la famiglia e una singolare fede nei sogni. "I sogni ci dicono chi siamo", esclama il nostro nuovo Oliver Twist.
Chi di noi potrebbe dargli torto?