Adele e l'enigma del faraone: Besson presenta la sua nuova eroina

Il cineasta francese ha ancora una volta scelto una donna come protagonista: è l'avventuriera Adèle, nata dalla penna del fumettista Jacques Tardi, che in mondo di uomini dimostra di sapersela cavare senza rinunciare alle prerogative femminili.

Adèle Blanc-Sec, giornalista freelance e scrittrice di romanzi d'avventura, nata dalla fantasia del fumettista francese Jacques Tardi, è la nuova eroina d'elezione di Luc Besson. Dalla personalità volitiva, ma anche dotata di grande sensibilità, Adèle nasce come contrappunto allo strapotere maschile nel fumetto, tanto da farsi beffe delle restrizioni cui le donne dovevano sottostare all'inizio del secolo scorso, e da combattere ad armi pari con i suoi colleghi in pantaloni. Nei dieci libri che raccolgono le sue avventure, Adèle dovrà affrontare qualsiasi tipo di minaccia, dai non morti agli scienziati pazzi, passando per i criminali più incalliti. Besson ha però realizzato una sceneggiatura originale, in cui la spregiudicata avventuriera si metterà alla ricerca del medico personale del faraone Ramsete, ovviamente ormai mummificato, onde pregarlo di curare la sorella, vittima di uno sfortunato incidente tennistico di cui la stessa Adèle è stata la causa. Grazie alle sue sofisticate quanto oscure teorie, l'esimio professor Esperandieu ritiene infatti di poter riportare in vita i morti, e quindi di poter avere accesso all'antico sapere degli egizi, ma nel frattempo si diletta a sperimentare la sua scoperta su un uovo preistorico, da cui emergerà nientemeno che uno pterodattilo. In una Parigi messa a ferro e fuoco dai maldestri tentativi della polizia di catturare l'animale, Adèle dovrà vedersela, un po' come tutti, con la burocrazia ostile, ma anche con altri, ben meno prevedibili, problemi. Il regista e produttore francese ci ha parlato della lunga, e un po' impervia vista la diffidenza di Tardi, che ha portato alla realizzazione del film, e anche di alcune idee per il suo prossimo futuro.

Da cosa deriva la sua fascinazione per le eroine femminili?
Luc Besson: Innanzi tutto, le donne sono affascinanti! In generale, mi interessano le debolezze degli uomini e la forza delle donne, voglio abbattere gli stereotipi, anche i personaggi maschili mi piacciono di più quando piangono. Le donne non hanno forza fisica, ma combattono grazie all'intelligenza e al fascino, ad esempio Adèle fa di tutto per salvare la propria sorella. E non sono sicuro che, se le chiedessero di salvare il mondo, farebbe lo stesso. Mi piace questo suo lato pratico, irriverente. Inoltre credo che le donne abbiano una comprensione migliore del significato della vita, visto che sono loro a darla: non per niente non mi risulta che nessuna donna abbia mai dichiarato una guerra.

La Francia ha un grande patrimonio di fumetti, ma poco sfruttato a livello cinematografico. Secondo lei come mai?
Luc Besson: Io non vedo una grande differenza tra il fare un film tratto da un romanzo e farne uno tratto da un fumetto. Credo che i fumetti siano più adatti per quei registi che non hanno troppa voglia di leggere, ma a parte questo, il principio è lo stesso.

Nel pressbook si accennava a un famoso regista che avrebbe dovuto curare la trasposizione di Adèle, ma con cui le cose non sono andate in porto, di chi si tratta?
Luc Besson: E' un argomento che non vale la pena di trattare, non è interessante. Prima ancora, altri cineasti, americani e giapponesi, avevano fatto dei tentativi. Ma Tardi è un tipo un po' scontroso e burbero, quasi come un padre siciliano. Si può dire che io abbia dovuto passare sei anni in Sicilia per avere la mano della sua amata figliola!

Quanto ha cambiato della vicenda originale, e cosa è stato più difficile da rendere sullo schermo?
Luc Besson: Noi abbiamo cercato di rispettare lo spirito, i colori, l'anima della storia, però abbiamo recuperato tanti piccoli elementi da tante storie diverse. Il film è un'altra cosa rispetto al fumetto, vive di vita propria, anche perché probabilmente sarà visto anche da tanta gente che non ha letto il fumetto e a cui spero venga poi voglia di leggerlo. Non dimentichiamoci che Tardi è molto conosciuto in Francia, ma non altrettanto all'estero. Quindi siamo rimasti fedeli nello spirito, non tanto nei dettagli. Del fumetto mi piace molto la volontà di ribaltare i cliché: Adèle è sì un'avventuriera, ma porta anche i tacchi e il bustino, le mummie hanno un comportamento sofisticato, non fanno paura, e lo pterodattilo si dimostra addomesticabile. Anche noi quindi abbiamo cercato di ribaltare il classico, e abbiamo lavorato come se si trattasse di un film serio, prendendo spunto da quei comici che dicono battute esilaranti con un'espressione serissima in faccia, nonostante il film sia del tutto folle. Devo però scusarmi con i discendenti del faraone, che sicuramente in vita non era tanto snob quanto l'ho descritto.

Avere come riferimento delle immagini, oltre che una storia, non le ha messo dei vincoli? E Tardi è intervenuto nella scelta delle inquadrature?
Luc Besson: Abbiamo parlato molto, prima che io iniziassi a scrivere, poi quando lui ha letto la prima stesura della sceneggiatura mi ha detto subito che era perfetta, quindi non c'è stato bisogno di suggerimenti. Il riscontro visivo con il fumetto è stato molto utile nella scelta dei costumi, e anche degli attori, anche se guardando i suoi disegni si possono notare certi nasi affilati, certe orecchie grandi che erano difficili da trovare nella realtà, e quindi qualche differenza c'è. Penso che comunque sia molto più difficile realizzare un personaggio descritto da Proust che non uno disegnato.

La figura, quasi da anti-eroina, della sorella, è molto diversa da quella del fumetto. E per la fatale partita di tennis tra Adèle e Agathe non si è ispirato magari alle sorelle Williams?
Luc Besson: Ricordiamo che all'inizio del Novecento alle donne non era permesso praticare sport, ma pian piano gliene è stata data licenza, a patto che lo facessero sempre con gesti eleganti, sollevando leggiadramente una gamba e così via. Per questo è stato molto divertente girare la loro partita a tennis, iniziata in modo classico e finita con loro che se le suonano. Le donne moderne hanno dimenticato la condizione dell'epoca: non potevano fumare, non potevano entrare in politica, non potevano nemmeno fare il bagno nude nella propria vasca. Per questo Adèle che fuma nella vasca è tanto moderna.

Come è stato lavorare con la protagonista, Louise Bourgoin?
Luc Besson: Io l'ho conosciuta grazie ad un programma televisivo quotidiano, in cui lei si occupava delle previsioni del tempo. Credo fossero le peggiori previsioni del tempo possibili: ogni giorno si presentava con vestiti strampalati, inventando sempre una scena diversa, e da questo ho capito che dovevano averla preparata molto bene. Queste mie impressioni sono state poi confermate: Louise è una persona fantastica, umanamente meravigliosa, con i piedi per terra e che lavora moltissimo. E' difficile lavorare con certe attrici che si presentano sempre in ritardo, con gli occhiali scuri per non farsi riconoscere e magari quattro o cinque assistenti al seguito, e infatti io preferisco non lavorarci. Louise è fantastica, tanto che sul set, quando non doveva girare, si metteva all'entrata quasi fosse un addetto alla sicurezza, non riusciva a staccarsi dal lavoro.

La scena finale come la dobbiamo interpretare? Ci sarà un'altra Adèle in futuro?
Luc Besson: Il personaggio di Adèle è interessante proprio perché con lei non si sa mai come andranno a finire le cose. Finalmente dovrebbe essere contenta, prendersi una vacanza, ma va a finire nel posto più sbagliato possibile. Con lei tutto può accadere. Per adesso non ho intenzione di girare un seguito. Bisogna sempre fare attenzione ai sequel, che spesso sono motivati solo da un successo commerciale, ma la cosa più importante è sempre avere rispetto per il pubblico. Se ci sarà in futuro una storia interessante da realizzare, non dirò di no, ma sono quindici anni che mi chiedono di fare il seguito di Léon e ancora non ho ceduto... Non avrei avuto niente da aggiungervi o migliorare, anche se sicuramente sarei molto più ricco se l'avessi fatto. Ecco, più che altro è Louise che insiste perché si faccia un secondo film su Adèle, tanto ha adorato il suo personaggio.

Natalie Portman ha dichiarato che reciterebbe in un seguito di Léon, ma solo se il regista fosse lei. Questo non le fa cambiare idea?
Luc Besson: Si, lo sapevo, me l'aveva già detto. E sarei anche pronto a farlo, se ci fosse una sceneggiatura valida. Certamente non faremo un film in cui Mathilda diventa una scienziata e, da una goccia di sangue di Léon, ne ricava un suo clone! Sempre su Natalie Portman vi racconto un aneddoto: quando girammo Léon lei aveva soltanto undici anni, e i suoi genitori erano preoccupati perché non conoscevano il mondo del cinema e non sapevano quali sceneggiature avrebbe dovuto accettare. Allora io gli dissi: vi do questa lista di cinquanta registi, e se uno di loro vi chiama, dovete accettare, di qualsiasi cosa si tratti. A tutt'oggi credo che lei abbia lavorato quasi esclusivamente con registi di quella lista.

Come mai la affascina tanto la Francia di inizio secolo? Anche Un mostro a Parigi, che lei ha prodotto, è ambientato in quegli anni.
Luc Besson: Beh, io ho prodotto settantaquattro film, di cui solo due ambientati negli anni Dieci, quindi mi sembra un po' troppo dire che ne sono così affascinato. Era un'epoca che conoscevo poco, e sulla quale mi sono divertito molto a fare ricerche. Penso che per Parigi sia stato il periodo più bello, prima delle auto, dei segnali stradali, delle antenne televisive. Poi ci sono state le guerre e tutto è cambiato, ma credo che in quegli anni si vivesse la vera spensieratezza, ogni mese c'era una nuova invenzione, era un momento realmente interessante.

Sta producendo anche Colombiana. Che differenze ci sono con il suo Nikita?
Luc Besson: Colombiana è una sorta di versione sudamericana di Nikita, lo stanno girando ora e la regia è affidata a Olivier Megaton, che ha già diretto Transporter 3. La protagonista sarà Zoe Saldana, che tutti avrete visto in Avatar, ma qui non avrà la pelle blu.

Quali altri progetti sta sviluppando con la sua Europacorp, oltre al terzo episodio della saga dei Minimei?
Luc Besson: Oltre a Colombiana, c'è Lockout con Maggie Grace e Guy Pierce, che sarà diretto da due registi esordienti irlandesi, James Mather e Stephen St. Leger. Inoltre in questo periodo sto scrivendo molto, e ho intenzione di occuparmi di film più grandi e importanti: con i mezzi tecnologici attuali, l'unico limite esistente è quello della nostra fantasia, e quella di sicuro non ci manca. E poi c'è una commedia che va a pennello con la deriva a destra della politica francese, Halal police d'état.

Pensando a Inception, e ripensando al suo Il quinto elemento, non ha voglia di tornare alla fantascienza?
Luc Besson: Penso che farò un film di fantascienza tra il 2011 e il 2012. Ne Il quinto elemento gli effetti speciali erano ancora primitivi, ma con i mezzi moderni potrei fare addirittura qualcosa come La vendetta del quinto elemento!