A casa Pixar, 3 è davvero il numero perfetto.

In un periodo in cui l'uso e l'abuso di sequel e remake è sempre più sintomatico di una crisi creativa in capo ad Hollywood, la casa che ci ha regalato quindici anni di capolavori d'animazione riesce a sfatare anche questo mito, sfornando il più bel terzo capitolo che la storia del cinema ricordi.

Non che nessuno si aspettasse, non diciamo un tonfo, ma un mezzo passo falso da parte di John Lasseter e soci con questo nuovo Toy Story; ma era forse legittimo attendersi un film "minore" rispetto agli inimitabili gioielli di casa Pixar, considerando la gestazione del progetto e il logorio di personaggi già impiegati in lungo e in largo in due film. Non è andata così, lo sappiamo tutti dopo il primo week end di programmazione del film anche in Italia: Toy Story 3 - La grande fuga è il degno coronamento di una saga straordinaria, l'ennesimo capolavoro capace di avvincere, stupire, divertire ed emozionare, capace di restituire al pubblico il gusto più puro ed elettrizzante della settima arte.
A sorprendere, oltre alla solita magnificenza tecnica, alla solita maniacale, ma mai gratuita attenzione ai dettagli, è anche l'immutata eccellenza di intreccio e sceneggiatura, e l'armonia e la solidità narrativa che caratterizzano lo sviluppo dell'intera serie, a partire dall'arrivo di Buzz Lightyear nella casa del piccolo Andy e nel "feudo" di Woody, a rappresentare le nuove generazioni di giochi tecnologici che rischiano di cambiare le abitudini ludiche dei nostri ragazzi, fino a questa conclusione velata di malinconia per la crescita inevitabile, il passaggio all'età adulta e il conseguente addio ai compagni di tante avventure.

Ma la cosa che stupisce più di ogni altra è il fatto che siamo qui a celebrare come miglior terzo sequel di tutti i tempi (Il signore degli anelli - Il ritorno del re è più la terza parte di un progetto unico, concepito e girato simultaneamente) un film che, come d'altronde il suo predecessore Toy Story 2, non avrebbe dovuto essere: il primo sequel, infatti, doveva uscire solo in home video e il suo sviluppo fu affidato a un team parallelo, il cui lavoro però non soddisfaceva Lasseter, che bloccò tutto per rifare il film daccapo in tempi da record: sappiamo con quali risultati. Quanto a Toy Story 3, la produzione fu avviata dalla Disney indipendentemente dalla Pixar, e quando la "fusione" divenne effettiva e Lasseter ottenne il ruolo di capo creativo dei Disney Animation Studios, la prima cosa che fece fu riappropriarsi delle sorti di Woody, Buzz & C. per realizzare il film che abbiamo appena ammirato. Questo perché la Pixar era originariamente restia a produrre sequel - le principali regole creative prevedono l'utilizzo esclusivo di idee originali e interne al gruppo. Le cose sono cambiate e se sono in arrivo in Cars 2 e un Monsters Inc. 2 è anche perché, grazie al successo dei due sequel targati Toy Story, la Pixar si sente meno "in colpa" a riprendere un soggetto già sfruttato dopo aver dimostrato di saperlo fare tanto bene.
Con Toy Story 3, lo studio di Lasseter festeggia anche il miglior incasso della sua storia, confermando di saper incontrare i gusti del pubblico oltre che quelli degli adoranti addetti ai lavori e confermandosi, in un periodo piuttosto buio per la crisi dell'industry e per il declino creativo di tanti settori hollywoodiani, l'unico, perfetto antidoto alle defaillances del cinema contemporaneo. Chi paventava un impoverimento narrativo e umano causato dall'utilizzo massiccio delle nuove tecnologie deve ricredersi di fronte all'opera dello studio in assoluto più all'avanguardia (ricordiamo che Toy Story fu il primo lungometraggio realizzato interamente in CGI) che sforna, una dopo l'altra, storie potenti popolate di personaggi credibili, deve fare marcia indietro. Chi addita il formato sequel/remake come fonte di tutti i mali, deve parimenti ricredersi, perché si tratta di un falso problema. L'unico problema è la mancanza di qualità, ma non è e non sarà mai il caso di Lasseter e soci.