Per i Vanzina La vita è una cosa meravigliosa

Presentato dal cast al completo a Roma il 'regalo pasquale' dei fratelli Vanzina ai fan della commedia, una cinesorpresona che riunisce in un solo colpo Gigi Proietti, Enrico Brignano e Vincenzo Salemme raccontando con un ottimismo di fondo uno spaccato di quel paese irriconoscibile che è l'Italia contemporanea.

Un paese sprofondato in una crisi che non è solo economica ma anche sociale e sociologica. E' questa l'Italia che raccontano i fratelli Carlo Vanzina ed Enrico Vanzina nel loro nuovo film dall'ironico titolo La vita è una cosa meravigliosa, l'italietta degli scandali, delle intercettazioni telefoniche, delle escort, dei raccomandati e degli inciuci, di quella che una volta era 'brava gente'. La commedia corale, che si appresta ad arrivare in bel 400 sale il 2 aprile prossimo, vede come protagonisti principali delle tre storie a incastro Gigi Proietti, Enrico Brignano e Vincenzo Salemme nei panni rispettivamente di un chirurgo di una clinica privata con le 'mani in pasta' che finisce invischiato nelle indagini della polizia basate su alcune intercettazioni telefoniche fatte da Enrico Brignano, che nel film intepreta Cesare, uno che spia le vite di politici e uomini influenti dal furgoncino di servizio senza badare bene alla sua di vita, che sentimentalmente è un vero disastro. Bersaglio dei controlli con cimici e microfoni Vincenzo Salemme, che veste i panni del presidente di un importante gruppo bancario romano al quale i politici chiedono continuamente favori e finanziamenti per i loro impicci. Mogli, amanti, corna, bugie, figli combinaguai e tantissime complicazioni per tre storie che alla fine diventano una sola e si pregia della presenza di Nancy Brilli, nel ruolo della moglie gelosissima dell'apprezzato chirurgo e Luisa Ranieri nei panni di una ragazza pura che crede che sia ancora possibile incontrare il principe azzurro. Tutti presenti oggi a Roma tranne le due protagoniste (per impegni pregressi di set e palcoscenico) a presentare il film alla stampa insieme a Giampaolo Letta di Medusa e ai due registi Enrico e Carlo Vanzina, quest'ultimo proprio oggi festeggia il suo sessantunesimo compleanno. Ricordiamo nel cast anche la partecipazione straordinaria di Maurizio Mattioli e Rodolfo Laganà.

Cosa vorreste che non si dicesse mai su questo film?

Enrico Vanzina: Personalmente vorrei che non si dicesse che facciamo solo cinepanettoni, io e Carlo non ne facciamo da dieci anni, e che non si dica che ci sono parolacce, perchè non è assolutamente vero.

Qualche giorno fa Sergio Rubini in un'intervista ha dichiarato 'il pubblico ci chiede commedie perchè è un periodo buio per il nostro paese'. Cosa ne pensate voi?
Carlo Vanzina: Io e mio fratello abbiamo scritto questo film al di fuori di commissioni, ci piaceva l'idea di fare un film sull'oggi in un modo un po' curioso. Dopo aver visto un film drammatico molto bello, Le vite degli altri (Oscar come Miglior Film Straniero nel 2007, ndr), sono rimasto molto colpito dall'atmosfera di sospetto e intrigo nell'uso delle intercettazioni telefoniche e ho pensato che proprio attraverso questo mezzo si poteva raccontare la situazione di un paese intero, una società. Da subito ci siamo detti che il copione era buono, uno dei nostri migliori penso, forse proprio perchè al di fuori da ogni schema.

E' un caso che abbiate scelto Gigi Proietti per un personaggio così controverso e combattuto tra quel che è bene e quel che è male?
Carlo Vanzina: Conosco Gigi da tanti anni, l'ho trovato sempre straordinario in ogni cosa che ha fatto. L'ho conosciuto ai tempi di Brancaleone alle Crociate, io ero aiuto regista di Mario Monicelli a quei tempi e il mattatore in quel film era un grande Vittorio Gassman. Se oggi penso ad un attore italiano che è capace di mischiare sapientemente commedia e dramma e che fa anche teatro è proprio Gigi. Ha uno spirito fantastico ed è un comico straordinario come anche attore drammatico di grande talento.

Com'è cambiata la comicità in questi anni secondo i Vanzina?
Enrico Vanzina: La comicità non è mai cambiata, si fa ridere sempre con le stesse cose, come fa Gigi, partendo dai classici della comicità, che sia lo scambio di persone, la fame, le difficoltà economiche, le corna, la superstizione, temi vecchi che funzionano sempre, quando ci si affida a queste cose e a bravi attori si fa un cinema italiano di uno stampo ben preciso e delineato.

Non pensate che la fine a tarallucci e vino, e tutti vissero felici e contenti lontani dagli intrallazzi e con la coscienza pulita possa suonare un po' retorico?
Enrico Vanzina: Non penso, gli italiani negli anni hanno accumulato una serie di difetti, il più grosso è quello di voler sempre aggiustare le cose, prendere sempre scorciatoie più facili. E il cinema di commedia fa proprio questo, racconta con ironia la semplicità dei personaggi coinvolti in una storia verosimile e molto edulcorata rispetto a quel che accade nella realtà. Prendete il personaggio di Brignano, un poliziotto che intercetta quelli che truffano e svicolano prendendo a sua volta una scorciatoia sentimentale con una ragazza. Prendete il medico e il banchiere, entrambi fanno piccoli e grandi inciuci, ma ad un certo punto si accorgono che non ne vale la pena e provano a cambiare le loro vite provando a realizzare il sogno di quando erano giovani. Ma non solo gli adulti, anche i ragazzi nel film alla fine mettono la testa a posto.

A proposito di Monicelli e dei difetti degli italiani, in una recente intervista il maestro ha detto che o in Italia si fa presto una 'rivoluzione' e si cerca di cambiare veramente le cose, per quanto possa essere doloroso il termine, oppure si andrà lentamente allo sfacelo. Come commentate?
Enrico Vanzina: Monicelli ha sempre fatto la commedia vera, quella che raccontava gli italiani, come anche Scarpelli e Scola. I personaggi negativi come quello di C'eravamo tanto amati o quello di Gassman ne Il sorpasso o di Sordi ne La grande guerra, venivano e vengono visti da tutti con un certo affetto, la commedia ha questo pregio, racconta in maniera asettica e precisa momenti e situazioni. I grandi autori di commedie si innamorano di solito dei loro personaggi, pensate al grande teatro, è fatto tutto da antieroi o da personaggi controversi e ambigui. Sono loro che danno vigore alle storie, che danno forza e non si devono mai giustificare, solo raccontare. Nel mondo oggi è o si è un mostro o si è un santo, ma è sbagliato, ci sono tante sfumature di mezzo.
Carlo Vanzina: Io ho cominciato a 17 anni a fare l'assistente alla regia di Mario Monicelli, ricordo che mi disse 'ma che vuoi fare? ma dove fai cinema tu, qui tra un po' si chiude e andiamo tutti a casa, si farà solo televisione'. Calcolate che vi parlo del 1968, mi pare giusto che dica questo sulla rivoluzione, lui viene da un'altra generazione, a 95 anni commenta giustamente quel che accade ma sta a guardare, lui la sua rivoluzione l'ha fatta, ora tocca ai giovani. La cosa più agghiacciante è la volgarità delle persone che intervengono e parlano in tv, non mi piace veder trattare le donne come merce di scambio, e se un paese asseconda questo comportamento allora ha ragione Monicelli, bisogna davvero fare una rivoluzione e cambiare tutto.

Che opinione hanno Brignano, Proietti e Salemme dei rispettivi personaggi che interpretano nel film?

Gigi Proietti: Io faccio il chirurgo e sono un italiano tipico che vive in una società agiata ed ha un quotidiano fatto di aiutini, di scambi di favore, ma è comunque un uomo che mantiene un'onestà di fondo, che ha una sua positività, non perchè alla fine scelga l'Africa per l'esercizio della sua professione, i problemi non si risolvono fuggendo, ma lui fa una cosa diversa, prova a cambiare. Alla sua età dimostra a tutti di essere disponibile al cambiamento, di essere in grado di fare delle scelte radicali e anche difficili.
Enrico Brignano: Le vite degli altri è stato un film sconvolgente anche per me. Anche qui tutto verte intorno alle intercettazioni di polizia, da parte di uomini che sentono quel che accade nella casa e nella vita degli altri per poi scoprire cosa veramente accade nella propria. Ovviamente con i dovuti paragoni il nostro film è allegro, spensierato, e anche qui mi sono divertito a giocare un po' sulle voci, per far divertire il pubblico e alleggerire il personaggio che rischiava di diventare troppo serioso.
Vincenzo Salemme: Il mio personaggio non è uno che fa inghippi per se stesso, lo fa per assurdo più per compiacere gli altri, la moglie ad esempio e la figlia, abituate a un certo stile di vita. Nella vita delle persone avvengono spesso queste cose, una persona per farsi accettare talvolta arriva a fare delle cose che non sono nella sua natura. E' in galera che lui capisce dove sta la verità, pur non avendo intascato nulla si ritrova infatti dietro le sbarre come un delinquente. Alla fine non decide di cambiare vita, direi piuttosto che decide di tornare ad essere se stesso.

Le intercettazioni sono un argomento assai attuale, anche al centro del dibattito politico. Voi cosa ne pensate?
Enrico Vanzina: Carlo ha avuto l'intuizione per questo film guardando il film di cui vi parlavamo prima ma in realtà già si parlava di intercettazioni in Italia. Forse ha capito prima di tutti che sarebbero diventate il fulcro delle indagini che coinvolgono le maggiori cariche istituzionali e politiche del paese. Il film lo finimmo di girare un anno fa ma ora la questione è delicata. Il problema è più che altro semantico a mio avviso, una battuta di qualunque persona se trascritta assume un senso completamente diverso rispetto a quello che può essere dal vivo. Sentire due che parlano di un impiccio è un conto, ma leggerlo su carta è terrificante, qualunque commento trascritto in maniera fredda senza il supporto e il calore della voce può diventare scottante. C'è ovviamente un certo tipo di reati per cui le intercettazioni sono necessarie e senza le quali non si può andare avanti ma penso che in linea di massima non vadano mai pubblicate. Anche senza la pubblicazione i processi andrebbero avanti. Le nuove tecnologie ci trasformeranno presto in intercettatori dei nostri amici e familiari, il futuro che si prepara non è sicuramente dei migliori.

E' un'impressione o finchè gli italiani erano birbanti voi eravate più cattivelli mentre ora che sono peggiorati voi siete diventati un po' più buoni? Dispiace un po' perchè è proprio le persone che si vedono nel vostro film che oggi l'italia è quel che è. I borghesi piccoli piccoli vanno anche bastonati a volte, non solo raccontati...
Gigi Proietti: Io sono italiano ma non mi riconosco in questo quadro così catastrofico. Abbiamo fatto un film non un saggio sui mali dell'Italia, bisognerebbe pensare che abbiamo realizzato una commedia. Prendete Shakespeare ad esempio, se Romeo e Giulietta non fossero morti sarebbe stata una storia d'amore a lieto fine, il cinema o la rappresentazione teatrale è una questione di evocazione di stati d'animo, si tratta di scelte e di narrazione.
Enrico Vanzina: Il soggetto del film è nato soprattutto da un'idea ottimista che abbiamo avuto, una scelta di campo in un momento così difficile, abbiamo voluto provare a portare la gente al cinema e a farla sorridere anche sulle piccole disgrazie di questi tempi. Raccontiamo un'Italia che esiste ma di cui si può anzi si deve ridere.
Vincenzo Salemme: In Italia non è in questi ultimi anni che si imbroglia, ma da decenni. Non è peggiorata in questi anni l'Italia è da tempo che è così e non lo dico per politica ma per buon senso. Quando io ero piccolo succedeva di tutto, non si migliora nè peggiora in 20 anni, ci vogliono generazioni. Intanto ognuno pensi a migliorare se stesso, faccia la brava persona, paghi le tasse e lavori, se tutti facessimo così saremmo già un passo avanti.

Parlando della commedia all'italiana classica, quali autori e interpreti vi piacevano di più e di chi avete più nostalgia?

Gigi Proietti: Personalmente ho nostalgia di un tipo di lavoro diverso, quello in cui recitando ci si imbatteva in gruppi di persone che lavoravano nel cinema e per un solo film. Come in teatro, c'erano autori che scrivevano per le compagnie, ricordo di film con 7 o 8 sceneggiatori. Per un attore era molto entusiasmante, per questo quando ho letto il copione di Carlo ed Enrico ho pensato che fosse già pronto per gli attori che lo avrebbero interpretato, è stato un po' tornare indietro nel tempo. Questo manca un po' oggi, all'epoca i grandi attori come Manfredi e Gassman non erano solo bravi ma anche ben serviti, anche per questo rimarranno sempre nella storia.
Vincenzo Salemme: Il mio attore preferito era Alberto Sordi, era l'unico che riusciva a rendere i personaggi veri e reali, adoravamo Germi e Monicelli, Totò era una maschera, un attore inimitabile. Mi sento di dire che è di molto peggiorato il livello degli attori, è diminuita l'adesione dei giovani al teatro, prima si faceva gavetta lì e poi si passava al cinema. Adesso con la tv che non insegna a recitare, che si sfati questo finto mito della naturalezza televisiva, è peggiorato tutto.

Parlando dell'attualità e del cinema italiano attuale, può secondo voi il 3D nuocere al successo delle commedie italiane e dei cinepanettoni? Ricordiamo il successo di Checco Zalone prima di Avatar, poi il nulla...
Giampaolo Letta: Effettivamente credo che il 3D possa danneggiare i grandi film italiani, quelli popolari. Se osservate gli incassi successivi all'uscita di Avatar, dal film di Muccino a Moccia passando per Ozpetek, Virzì e ora Salvatores, tutti prodotti con grandi potenzialità che stanno andando bene ma che probabilmente potendo usufruire di sale grandi ora occupate da Alice in Wonderland di Tim Burton, da Avatar e tra poco da Dragon Trainer, avrebbero fatto incassi di molto maggiori. Prima dell'avvento degli occhialini in queste sale veniva proiettato il film italiano, ora non più.