Recensione Duel (1971)

Nonostante l'inesperienza e i limiti del mezzo televisivo d'origine, Spielberg dimostra di avere già un'ottima padronanza delle tecniche di ripresa, scegliendo sempre quella più adatta al significato e la sensazione che intende trasmettere.

Spielberg si mette in viaggio

E' curioso che il primo film di quello che è forse il più potente cineasta contemporaneo fosse in origine stato pensato per la televisione. Solo dopo averne valutato l'intensità ed efficacia, la durata di Duel fu aumentata dai 73 minuti iniziali a 90 minuti con scene aggiuntive, in modo da poterlo distribuire nelle sale europee.

La storia del film è estremamente semplice: David Mann (Dennis Weaver) esce di casa con la sua auto e si mette in viaggio, nel corso del tragitto, un grosso tir cerca di spingerlo fuori strada e da quel momento i due veicoli iniziano uno scontro che i sviluppa per tutta la durata del film.
A dispetto della semplicità del soggetto, la sceneggiatura di Richard Matheson funziona alla perfezione nel catturare l'attenzione dello spettatore in un meticoloso ingranaggio pensato per creare tensione, ma è la regia di Steven Spielberg a concretizzare in modo magistrale le potenzialità dello script.

Nonostante l'inesperienza e i limiti del mezzo televisivo d'origine, Spielberg dimostra di avere già un'ottima padronanza delle tecniche di ripresa, scegliendo sempre quella più adatta al significato e la sensazione che intende trasmettere. Sia le inquadrature, che i movimenti di macchina, che il montaggio del film, seguono le scelte narrative di Matheson e le amplificano, mettendo in scena un prodotto compatto e solido.
Il film si apre con una lunga sequenza in soggettiva, che segue l'auto di Mann dal nero dell'interno del box, attraverso le strade cittadine, con una serie di dissolvenze incrociate che lo portano fin fuori città, mentre il chiacchiericcio di fondo della radio sottolinea la quotidianeità della situazione. Il tono cambia quando il mostro entra in scena, e il film sale di ritmo quando il duello tra i due veicoli si fa intenso, per poi rilassarsi subito dopo, mentre la tecnica di Spielberg lo segue, passando per esempio dal montaggio frenetico di una scena di inseguimento al piano sequenza che segue Mann che cerca di calmarsi subito dopo nella stazione di servizio.

Sui significati simbolici del film si è detto e scritto molto, ma quello che veramente rende Duel un gran film, a parte le numerose chiavi di lettura, è la capacità di Spielberg di far immedesimare lo spettatore con Mann, di fargli provare la sua tensione. Ne è un esempio la magnifica scena nella stazione di servizio, in cui Mann cerca di capire quale degli uomini al bancone possa essere il conducente del camion parcheggiato fuori.
Sono già presenti alcune delle caratteristiche che saranno tipiche delle produzioni successive dell'autore: dettagli, stacchi, improvvise entrate in campo di personaggi, e una buona dose di ironia che lo contraddistingue (per esempio Mann inquadrato da sotto il camion suo inseguitore, come nelle tipiche inquadrature da duello western).

Un debutto imponente per un regista che negli anni successivi si sarebbe imposto ad Hollywood girando alcuni tra i film più popolari di sempre, lasciando per sempre la sua impronta nel mondo della settima arte.

Movieplayer.it

5.0/5