Parenti Serpenti, la vera famiglia che ha ispirato il film: "Mi hanno tolto il saluto"

Dopo aver visto Parenti Serpenti, il film del 1992 diretto da Mario Monicelli, i familiari di Carmine Amoroso hanno tolto il saluto allo sceneggiatore della commedia.

Carmine Amoroso, sceneggiatore di Parenti Serpenti, ha ricordato il film di Mario Monicelli, raccontando la reazione dei suoi familiari e spiegando le difficoltà affrontate in Abruzzo per arrivare a lavorare nel mondo del cinema.

Nel 2022 ricorrerà il trentesimo anniversario di Parenti serpenti, la celebre commedia diretta da Mario Monicelli che arrivò sul grande schermo all'inizio degli anni Novanta. Basato su un soggetto di Carmine Amoroso, il film vide la partecipazione di numerosi attori noti al grande pubblico, tra cui Alessandro Haber, Cinzia Leone, Monica Scattini e Marina Confalone: erano loro, infatti, ad interpretare i vari parenti riunitesi in occasione delle festività natalizie. Una commedia tagliente e grottesca, all'interno della quale Amoroso ha inserito tratti autobiografici di cui è tornato a parlare in un'intervista rilasciata a Cinema Abruzzo. Proprio nella regione centrale italiana è stato girato il film: nonostante la proposta di Amoroso di girare a Lanciano, Monicelli scelse di svolgere la maggior parte del lavoro a Sulmona. La sceneggiatura comprende comunque diversi riferimenti a Lanciano, come la Squilla, festività tipica che ricorre il 23 dicembre ma che nel film è posticipata alla sera della vigilia di Natale.

Per quanto riguarda i tratti autobiografici presenti nel film, Carmine Amoroso ha dichiarato: "Ho rappresentato il mio mondo ed alcuni parenti si sono arrabbiati, togliendomi il saluto. Fondamentale è il passaggio, che ritroviamo nel film, in cui si sceglie di mettere mia nonna in una casa di riposo. In quel modo alcuni familiari si sono ritrovati per la prima volta di fronte alla realtà nuda e cruda, e non deve essere stato facile. Volevo solo raccontare la mia verità, un pezzo di vita, ed ho cercato di fare in modo che il pubblico potesse identificarsi nel film".

Infine, Amoroso ha spiegato come la sua terra, l'Abruzzo, non abbia mai aiutato coloro che sognavano di intraprendere la strada del cinema. "Per me la fuga rappresentava l'unica possibilità. In un mondo rurale come il mio, il cinema non veniva visto come un mestiere. Magari ora le cose sono cambiate ed il progetto CinemAbruzzo aiuta a colmare questa lacuna. In Abruzzo, fino ad ora, non ci sono figure cinematografiche di rilievo, e questo perché non si è mai provato a crearle", ha quindi concluso il regista di Come mi vuoi.