Mosul: i protagonisti hanno ricevuto minacce di morte da seguaci dell'ISIS

I protagonisti di Mosul, il film prodotto dai fratelli Russo distribuito da Netflix, hanno ricevuto minacce di morte da persone fedeli all'ISIS.

Il cast e i realizzatori di Mosul, il thriller prodotto dai fratelli Russo distribuito da Netflix, hanno ricevuto delle minacce di morte da parte dell'ISIS.
Il sito Deadline ha svelato che le pagine sui social delle persone coinvolte nel progetto sono state condivisi messaggi che minacciano atti violenti in risposta al successo del lungometraggio.

Suhail Dabbach, interprete del colonnello Jasem in Mosul, ha spiegato: "Quando ho pubblicato sui miei social media la notizia che il film sarebbe stato distribuito, il primo giorno c'erano molti commenti di seguaci dell'ISIS. Hanno pubblicato molti video e parole negative. Hanno detto cose simili a 'Ora che sappiamo chi sei devi stare attento. Ogni giorno toccati la testa per assicurarti che sia ancora lì'. Hanno detto 'Sappiamo dove vivi e ti raggiungeremo'".
I membri della famiglia di Dabbach si sono trovati alle prese con commenti simili e Adam Besa, che ha il ruolo del poliziotto coinvolto nelle attività del team SWAT, si è ritrovato con un attacco alla sua pagina Instagram e a messaggi intimidatori su WhatsApp, provenienti dalla Turchia. I responsabili di AGBO, Netflix e 101 Studios hanno coinvolto i responsabili della sicurezza per assicurarsi che tutte le persone coinvolte nel film siano al sicuro.

Joe Russo ha sottolineato: "Si è trattato certamente di un'esperienza snervante per gli attori. Non è mai una sensazione piacevole avere la propria privacy violata ed è terrificante ricevere minacce di morte da fonti anonime. Pensiamo che Netflix e il suo team della sicurezza abbiano gestito in modo esperto la situazione".
Anthony Russo ha aggiunto: "Dirò solo che abbiamo affrontato seriamente la situazione. Sapevamo che il film era provocatorio e potenzialmente pericoloso per tutte le persone coinvolte. Abbiamo preso le migliori misure di sicurezza possibili e conosciamo quel processo dopo aver lavorato ai film Marvel. Ma questo era un livello totalmente nuovo per quanto riguarda la sicurezza. Non abbiamo distribuito i copioni, avevamo un nome in codice per il film e abbiamo rimosso tutti i riferimenti all'ISIS quando li abbiamo distribuiti, non si è mai menzionato esplicitamente che erano presenti nel film. Abbiamo avuto la collaborazione delle migliori persone esperte in sicurezza e, tuttavia, c'era un pericolo concreto dovendo girare in una nazione del Medio Oriente come abbiamo fatto noi. Eravamo esposti e lo abbiamo fatto nel modo più responsabile possibile, tutti pensavano valesse la pena correre il rischio".

Il regista e sceneggiatore Matthew Michael Carnahan ha espresso il suo enorme dispiacere per la situazione, ribadendo che la sua speranza è quella che il cast riceva delle proposte di lavoro, non delle minacce di morte. Durante le riprese che si sono svolte in Marocco si è usato il finto titolo Picnic e non hanno rivelato i dettagli della trama: "C'è stato solo un momento in cui la situazione si è complicata sul set e non era nemmeno una scena che coinvolgeva l'ISIS, era più sulla guerra tra gang. Eravamo in una zona davvero complicata di Marrakesh e da allora eravamo ancora più consapevoli per quanto iguarda le minacce. Ora che il film è stato distribuito ha ottenuto successo, è stato al secondo posto dei più visti in tutto il mondo al debutto e l'ottavo più popolare a dicembre su Netflix".
Il regista ha ribadito: "L'idea che queste persone stiano minacciandoci penso sia legata al territorio. La famiglia di Suhail in Medio Oriente ha ricevuto minacce, hanno hackerato il telefono di sua famiglia, e la pagina Instagram di Adam è stata cancellata e ha iniziato a ricevere minacce. Nessuno pensava si sarebbe arrivati a quel livello. In un certo senso è stato terrificante, dall'altra parte abbiamo pensato che abbiamo toccato un nervo scoperto di ciò che rimane dell'ISIS o di chi pensa come l'organizzazione".
Carnahan, lodando i protagonisti e i rischi che hanno corso, ha ricordato: "Penso che 48 ore dopo l'uscita del film in Iraq l'ISIS abbia pubblicato un video di 44 minuti in risposta al film, ma usa un logo piratato di Netflix. Voglio che le persone sappiano quello che hanno fatto questi ragazzi, quanto fosse questo film fin dalla sua ideazione quando lo stanno guardando. Sì, è un film, ma ha portato a rischi fisici per tutte le persone coinvolte, specialmente questi attori e dimostra quanto siano bravi".

Il regista ha raccontato che in Marocco si sono ritrovati coinvolti in uno scontro tra gang locali ma potevano contare sulla collaborazione di TigerSwan, una realtà composta da ex militari esperti, che ha risolto la situazione rapidamente anche se alcuni membri del gruppo criminale avevano dei legami con l'ISIS. Carnahan ha sottolineato: "Erano quel tipo di gang che si potrebbe vedere negli Stati Uniti, o nel video di Michael Jackson Beat It, lottando con i coltelli. Ha aiutato moltissimo che non ci fossero membri del cast americani o uniformi, niente che identificasse la presenza di militari americani. Ci ha fatto passari inosservati e abbiamo coperto i loghi sui veicoli di notte".