Miranda, la scena censurata del film di Tinto Brass: "Lei tiene in mano il..."

La commissione di revisione cinematografica chiese di censurare alcune scene di Miranda, film di Tinto Brass che in seguito uscì con il divieto ai minori di 14 anni.

Miranda, film del 1985 di Tinto Brass che prende liberamente spunto dalla commedia di Carlo Goldoni, La locandiera, fu sottoposto ad un lungo processo di valutazione da parte della commissione censura. Questo film del regista, a differenza de La chiave, fu accolto negativamente dal pubblico e dalla critica.

Serena Grandi in una scena di Miranda (1985)
Serena Grandi in una scena di Miranda (1985)

A proposito della scena censurata del film, la commissione dichiarò: "Visionato il film, sentiti gli interessati, che si dichiarano disposti ad accettare eventuali tagli, effettuato il taglio di un metro e novanta circa relativo alla scena in cui la donna tiene ostentatamente in mano il pene del partner, esprime parere favorevole alla concessione del nulla osta di proiezione in pubblico con il degli anni diciotto."

Miranda Serena Grandi
Serena Grandi in una scena sexy di Miranda

La pellicola uscì di nuovo nelle sale cinematografiche ben cinque anni dopo, nel 1990, e dopo una nuova serie di tagli il divieto fu abbassato dai diciotto ai quattordici anni di età. Venne eliminata un ulteriore scena d'amore iniziale in albergo e una scena di masturbazione nel bosco.

A proposito di questa versione la commissione dichiarò: "Visionato il film, presentato in seconda edizione, esprime parere favorevole all'abbassamento del limite di età ai minori degli anni quattordici, sentito anche il regista del film, in quanto l'insieme del film e delle singole situazioni erotiche non incidono sulla sensibilità di detti minori."

Come già menzionato in precedenza, Miranda fu accolto negativamente dal pubblico e dalla critica, Matteo Contin in una sua recensione ha detto che il film è "sostanzialmente un imbroglio perché vorrebbe essere un sexy-affresco sull'Italia post-bellica, mentre invece si sviluppa come un soft-core condito da dialoghi che vorrebbero far apparire serioso e artistico il tutto. Ne esce un film stanco, ricattatorio, senza un briciolo di idea che non sia quella di fare vedere la topa di Serena Grandi."