Ghost in the Shell: il produttore difende le scelte di casting

Motivazioni troppo deboli per giustificare il tentativo di "orientalizzare" in post-produzione Scarlett Johansson e il resto del cast americano.

Qualche tempo fa le scelte di casting della versione live action di Ghost in the Shell hanno scatenato un nugolo di polemiche. Polemiche legate soprattutto all'etnia degli interpreti, a partire dalla protagonista Scarlett Johansson. In origine i personaggi protagonisti del celebre manga sono giapponesi. La produzione americana della pellicola, però, ha voluto internazionalizzare il tutto scegliendo interpreti caucasici per i ruoli principali. Non solo, a quanto pare molteplici fonti hanno confermato il tentativo di mutare l'etnia attraverso test digitali in cui si è cercato di rendere Scarlett Johansson più asiatica in post-produzione. Ovviamente la notizia non è stata presa bene dai potenziali spettatori asiatici.

Adesso che l'indignazione pubblica si è un po' affievolita, il produttore di Ghost in the Shell Steven Paul ha finalmente preso la parola per giustificare le scelte fatte.

"Alla fine, dopo aver visto il film, credo che saranno tutti felici. Non credo che qualcuno resterà deluso. Non penso che questa sia solo una storia giapponese. Ghost in the Shell è una storia molto internazionale, non è focalizzata solo sul Giappone, dovrebbe essere un intero mondo. Ecco perché ritengo che l'approccio internazionale sia quello più giusto per il film".

La risposta di Steven Paul lascia l'amaro in bocca, tanto più che il produttore ha annunciato un nuovo adattamento di un altro celebre manga, Lone Wolf and Cub. Al centro della storia troviamo un samurai giapponese e il suo giovane adepto impegnati ad affrontare nuove sfide nel Giappone feudale. Chissà se il produttore troverà "internazionale" anche quest'opera.

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