Doppio salto nel tempo per il Napoli Film Festival

La serata del NFF spazia dalla fantascienza di 'Afterville' alla versione restaurata della 'La ragazza con la valigia'. In mattinata si è tenuto l'incontro di Daniele Segre con gli studenti.

Un doppio salto nel tempo quello previsto stasera, martedì 10 giugno, al NapoliFilmFestival. La serata all'auditorium di Castel Sant'Elmo comincia alle 21 nel futuro con la proiezione di Afterville, mentre alle 21.30 si torna nel passato con la versione restaurata di La ragazza con la valigia.
Girato con le più avanzate tecniche di animazione, Afterville è una delle anteprime napoletane di Cartoona, la nuova sezione che da quest'anno porta anche l'animazione all'interno del NapoliFilmFestival.
Il film narra la storia di una giovane coppia alla vigilia della fine dell'umanità in una Torino completamente trasformata, con un immaginifico skyline futuribile. Diretto da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, al film partecipa come attore lo scrittore americano di fantascienza e guru del cyberpunk Bruce Sterling. Il film sarà presentato in sala da Fabrizio Accatino (ideatore del progetto Afterville) e dai produttori Paolo Pelizza e Walter Giannelli.
Alle 21.30 si torna invece indietro nel tempo, al 1960, con la versione restaurata de La ragazza con la valigia. Il film di Valerio Zurlini è stato completamente riportato allo splendore del bianco e nero originale dalla Cineteca di Bologna: gli appassionati potranno così ritrovare le straordinarie interpretazioni di Claudia Cardinale, che vinse il David di Donatello, e di Jacques Perrin, indimenticabile protagonista anche di Nuovo Cinema Paradiso.

In giornata si è anche tenuto il secondo incontro del ciclo Parole di cinema.
A parlare davanti alla platea di studenti e non solo accorsi all'Auditorium di Castel Sant'Elmo è stato Daniele Segre, regista da anni impegnato nel sociale e docente al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Nell'ambito dell'incotro Segre ha presentato agli studenti il suo ultimo film, Morire di lavoro.
A chi gli ha chiesto di definire e collocare il suo film, Segre ha risposto: "Detesto il termine documentario. Il cinema è cinema: si tratta sempre di mettere in scena una storia. Questo è un film che racconta gli operai del settore edile e le loro problematiche riguardo la sicurezza".
Il film è infatti un viaggio attraverso i racconti e le testimonianze dei compagni e dei familiari di coloro che sono morti sul lavoro. La realtà che ne emerge, e che è più volte drammaticamente balzata sulle prime pagine dei giornali nei primi mesi di quest'anno, è sconcertante: gli incidenti mortali nei cantieri edili, il lavoro nero e il caporalato, la mancanza di sicurezza dei luoghi di lavoro sono la quotidianità che tutti conoscono e che viene ignorata dai poteri dello Stato. Nonostante il film sia stato presentato in anteprima a Montecitorio in febbraio, durante la scorsa legislatura, e subito dopo al Parlamento Europeo di Strasburgo, ha sortito ben pochi effetti.
La RAI, racconta Segre, alle condizioni del regista di mandare in onda Morire di lavoro in prima serata, si è resa indisponibile. Eppure il film, come ha confermato la proiezione a questo NapoliFilmFestival, piace e suscita indignazione. "Il motivo principale che mi ha spinto a realizzare questo film", ha commentato non a caso Segre, "è stata l'indignazione".
Il regista, dopo aver raccontato le problematiche tecniche connesse allo stile del suo lavoro, ha sottolineato la finalità educativa di Morire di lavoro invitando gli studenti a prendere questo insegnamento dal film: "È necessario avere sempre consapevolezza dei propri diritti".