The Stone River a Firenze il 23 aprile

In anteprima allo Spazio Alfieri il documentario di Giovanni Donfrancesco sui cavatori di Carrara emigrati nel Vermont.

La programmazione cinematografica in sala si arricchisce sempre di più di documentari d'autore, come dimostra il coronamento all'ultimo festival di Venezia di Sacro Gra, di Gianfranco Rosi, il successo di rassegne come il Mese del Documentario e il premio assegnato dal Festival Internazionale del Film di Roma al film TIR, di Alberto Fasulo, in equilibrio tra realtà e finzione ma che racconta in modo documentaristico la vita di chi lavora e vive sui giganti della strada. La Toscana in questo campo eccelle da sempre, avendo una vera e propria vocazione al cinema del reale, come dimostra la presenza a Firenze di uno dei principali festival sul documentario a livello internazionale, il Festival dei Popoli, che si tiene già da cinquantacinque edizioni.

Dopo la presentazione lo scorso 24 marzo al festival Cinema du réel, al Centre Pompidou di Parigi, dove ha vinto il Prix des jeunes, arriva in anteprima allo Spazio Alfieri di Firenze (via dell'Ulivo, 6) mercoledì 23 aprile (ore 21.30) il documentario di Giovanni Donfrancesco The Stone River, presentato in sala dal regista, grazie ad un evento organizzato da Quelli della Compagnia FST, in collaborazione con il Festival dei Popoli. Il documentario è incentrato sul racconto di un anziano scultore che vaga nel cimitero di Hope, in un villaggio del Vermont negli Stati Uniti, dove all'inizio del secolo scorso si aprivano le cave di granito più grandi del mondo, e interroga idealmente i cavatori che da Carrara emigrarono in America per trovarvi presto la morte. Il film è girato tra Carrara e il Vermont e si compone di documenti d'epoca. Il regista ha infatti ritrovato in un archivio 150 interviste fatte da scrittori americani negli anni '30 agli abitanti di Hope ed ha riportato alla luce le testimonianze di quanti lavorarono alle cave. Ha così scoperto che gran parte dei cavatori erano italiani provenienti da Carrara. E' poi andato proprio nella città toscana a parlare con i discendenti di quei lavoratori, ricostruendo così una storia che racconta di un duro lavoro, portato avanti per la sopravvivenza, ma che costò la vita a molti cavatori, dal momento che il granito è molto più tossico del marmo e provoca molto facilmente la silicosi. Di seguito il trailer del film.