Viva l'Italia: Massimiliano Bruno torna con scherno sul grande schermo

Presentato stamattina a Roma il secondo film dell'autore romano, una commedia feroce e a suo modo anche molto scomoda che, attraverso le vicende di un politico caduto in disgrazia a causa di un bizzarro malessere neurologico, ci racconta di un'Italia alla deriva sia dal punto di vista morale che dal punto di vista politico e sociale.

Doveva essere il suo primo film ma solo ora capiamo il motivo per cui Massimiliano Bruno ha deciso di offrirci prima un gustoso antipasto qual è stato Nessuno mi può giudicare. Escort, politici corrotti e collusi, mazzette, scandali sessuali, giovani disillusi, incattiviti e disinformati che aspettano alla finestra che arrivi la raccomandazione o la famosa occasione di fare strada nel mondo dello spettacolo. Un film agghiacciante, terribilmente avvinghiato alla realtà e all'attualità del Paese, che oltretutto viene presentato ed esce nelle sale proprio nei giorni in cui il Senato approva il decreto anti-corruzione. In Viva l'Italia è racchiuso tutto il malessere di un autore che non solo è anche attore ma è un uomo di cultura che di cinema e di teatro ne ha visto, scritto e recitato tanto. Ma a pensarci bene quello gridato da Bruno in questa commedia degli orrori sul Bel Paese è il malessere di un'intera generazione, quella dei precari, dei laureati fuggiti all'estero, di tutti quelli che non hanno voluto piegarsi al malcostume della raccomandazione e che non accettano il disfacimento morale della nostra classe politica. Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano, Viva l'Italia racconta la storia di un uomo politico che ad un certo punto della sua vita si ritrova a dire la verità, tutta la verità e soltanto la verità sull'Italia che egli stesso ha contribuito a distruggere in tutti gli anni in cui ha guidato il partito. Uno straordinario Michele Placido interpreta Michele Spagnolo, uno degli esponenti politici più influenti del Paese che dopo una notte passata in 'allegria' accusa un malore che gli danneggia la parte del cervello che controlla i freni inibitori trasformandolo in una mina vagante, per sé, per il partito e per i suoi tre figli. Distribuito in più di cinquecento sale a partire da giovedì 25 ottobre, Viva l'Italia è scritto (e anche interpretato nei panni del conduttore tv) dallo stesso Bruno insieme ad Edoardo Falcone e interpretato, oltre che da Placido, anche da Raoul Bova, Ambra Angiolini, Alessandro Gassman, Rocco Papaleo, Maurizio Mattioli ed Edoardo Leo. Tutti presenti all'incontro con la stampa di stamane presso il cinema Adriano di Roma, durante il quale non sono mancate le risate e le riflessioni serie sul drammatico momento sociale che stiamo vivendo.

Come ti è venuta l'dea di partire dai primi articoli della Costituzione, quelli che oggettivamente sono i più calpestati nel nostro Paese, per narrare il film?
Massimiliano Bruno: L'idea ci è venuta quando la sceneggiatura era già in corso di stesura, ad un certo punto io ed Edoardo Falcone abbiamo deciso di leggerci la Costituzione per renderci conto nel dettagli di quanto essa sia inapplicata. Entrambi abbiamo studiato Giurisprudenza e quindi il passo da lì a raccontare l'Italia com'è oggi è stato breve. Ho scelto di entrare nei panni del narratore perché in qualità di autore del film volevo che quest'arma si trasformasse nelle mie mani in una sorta di puntello per sottolineare e scandire con chiarezza quello che io non riesco più a sopportare.

Quali sono secondo te i vizi capitali della nostra società odierna? Con quali grandi lacune o ingiustizie hai avuto a che fare durante la tua vita e cosa ti da più fastidio?
Massimiliano Bruno: Viviamo in un paese in cui è molto complicato gestirsi a livello lavorativo, la mia generazione è forse un tantino più fortunata di altre ma i ventenni di oggi vivono in una situazione precaria e davvero preoccupante riguardo all'impiego. In Italia se non conosci nessuno non lavori, se poi sei molto in gamba nello studio appena laureato scappi all'estero soprattutto perché il posto che ti spetta di diritto è occupato da qualcuno che è stato raccomandato e che magari non è proprio uno scarso ma non è di certo la persona che si merita di più quel posto. Io poi cerco di sdrammatizzare con le battute sarcastiche, cerco sempre di divertirmi quando lavoro e anche quando voglio dire la mia a modo mio. Credo sia molto più stimolante sottolineare i problemi di una nazione facendosi qualche sana risata, anche se man mano che si prosegue con la storia la risata diventa sempre più amara. Poi ci sono cose su cui non c'è proprio niente da ridere e in quel caso l'importante è parlarne, sempre e comunque affinché non si verifichino più.

Rispetto al tuo film precedente Nessuno mi può giudicare qui c'è un'importante virata sulla politica e sul 'serio' riguardo alla situazione in cui ci troviamo. E' questa la vera novità rispetto al passato o c'è altro?
Massimiliano Bruno: Penso che la commedia in quanto espressione artistica sia di per sé già un'espressione politica, forse l'abbiamo dimenticato per colpa delle commediole uscite negli ultimi vent'anni nei nostri cinema in cui l'unico pensiero politico consentito era il non pensare alla politica. E' stata completamente eliminata quella componente sociale che ha fatto grande la commedia anni '60 e '70. Viva l'Italia è un film che come obiettivo primario ha quello di far ridere raccontando la volgarità estrema di questo Paese e della classe dirigente che dovrebbe essere d'esempio per tutti noi. La virata seria c'è sicuramente verso il finale ma ci troviamo sempre e comunque in un contesto attualissimo che offre spunti talmente grotteschi che non verrebbero in mente neanche ai migliori sceneggiatori. Ne La grande guerra ridevi per tutto il tempo ma alla fine piangevi come ne Il Sorpasso.
Le bizzarre confessioni di Placido hanno riportato alla mente le sfuriate di Grillo...
Massimiliano Bruno: Noi non ci siamo preoccupati di far solo vedere lo schifo, ma siamo giunti ad un punto in cui non ci si può più nascondere dietro ad un dito, dobbiamo prenderci la nostra responsabilità e riflettere bene sulle persone che voteremo alle prossime elezioni. E' nostro dovere essere informati su chi sono i politici che si candideranno per governare l'Italia e dobbiamo capire bene chi non è onesto e chi no. Grillo dice delle cose giuste per certi versi ma il suo modo aggressivo di inveire contro tutto e tutti lo trovo un modo sbagliato di affrontare il problema. La violenza verbale non è un buon veicolo di democrazia.

Abbiamo una speranza di cambiare secondo te?
Massimiliano Bruno: Non servono film che fanno sembrare tutto marcio bensì di storie che ci facciano riflettere e capire che c'è bisogno di cominciare a proporre qualcosa di nuovo, di dar vita ad un nuovo inizio. Solo cambiando testa si piò vivere in un paese migliore e nonostante il disastro non è ancora tutto perduto, abbiamo il diritto di credere che non lo è.

A quali politici si è ispirato Michele Placido per interpretare al meglio Michele Spagnolo?
Michele Placido: A tutti, nessuno escluso. Quando ho letto il copione mi sono sinceramente un po' spaventato perché io a tutti gli effetti sono un meridionale democristiano piuttosto timido nell'esporre le proprie idee politiche. Solo quando vado ai festival di cinema mi incazzo e sbraito con tutti (ride). Anche io in passato e a volte anche adesso subisco il fascino dei politici, si fa presto a parlare male di Berlusconi ma se lo incontri per strada o in qualche occasione particolare magari vai lì e gli stringi pure la mano. La verità è che non abbiamo avuto il coraggio di cambiare rotta e non lo abbiamo neanche ora, io questo sono e non mi posso cambiare. Ho pensato raramente prima di parlare nella mia vita, anche i miei figli veri oltre a quelli che ho nel film a volte mi guardano perplessi quando parlo in pubblico o con loro a casa (ride).

Cosa secondo lei ha provocato questo scontento e questa distanza tra i giovani e la politica?
Michele Placido: Nessun politico moderno può dire di essersi comportato da vero padre della Repubblica e questo ha deluso profondamente i giovani. A livello individuale magari qualcuno di loro non è del tutto da scartare ma è l'aspetto morale ha colpito l'immaginario dei ragazzi e li ha fatti chiudere in questo senso.

Pensa che con la politica che regna oggi in Italia si possa essere ottimisti come lo è il finale del film?
Michele Placido: Dobbiamo essere ottimisti, per i nostri figli. Credo che questo film possa far recuperare fiducia nel cambiamento invitando tutti ad una bella riflessione. I ragazzi oggi non si informano, non leggono, non studiano come dovrebbero e il cinema resta un mezzo straordinario per far veicolare questo tipo di tematiche e di messaggi. Penso che mi schiererò ancora più di prima e parteciperò attivamente nella ricerca della persona da votare alle prossime elezioni, ancora non so per chi voterò ma lo farò. Spero nel cambiamento e credo molto nei giovani. Ecco, vi ho fatto un bel discorso democristiano...(ride)

Il film è chiaro su questo, sono i meno giovani ad innescare il cambiamento, a dare una scossa ai più giovani...
Massimiliano Bruno: Credo sia nell'ordine delle cose. In Parlamento ci sono gli stessi da trenta o quarant'anni come anche nei posti dirigenziali. Le donne sono pressoché inesistenti in queste cariche e non c'è ricambio generazionale né u luogo per lo scambio di idee. La cosa che mi fa sorridere è che in Italia anche dopo i quarant'anni rimani un 'giovane regista'...

Pensate che chi guarderà questo film possa trovare in questa storia un qualche incoraggiamento?
Massimiliano Bruno: La generazione futura ha diritto di credere nel bello che c'è sparso in mezzo al marcio altrimenti davvero il futuro sarà tremendo. Quella che abbiamo vissuto è stata l'Italia dei Moggi, dei Corona e di Berlusconi, come facciamo a non pensare che ci possano essere persone migliori di loro? Se non facessimo passare questo messaggio faremmo del cinema qualunquista e sterile che si limita a mostrare tutto il marcio che c'è, ma non è questo il nostro lavoro. Io faccio i film affinché il pubblico li guardi. Se dici cosa non ti piace devi poi anche dire anche cosa ti piace altrimenti nulla ha senso. La commedia ha una funzione ben precisa: ora come ora è l'unica forma d'arte capace di parlare direttamente al popolo e di essere riconosciuta da quest'ultimo. La politica è persa, il cinema d'autore è andato perso da tempo ma la commedia ha sulle spalle un fardello enorme, quello di dover comunicare col pubblico senza filtri.