Recensione Man on fire - Il fuoco della vendetta (2004)

Un action-movie che funziona dunque, e che trova perfino un finale dignitoso e non troppo accomodante, ma sul quale Scott doveva avere l'accortezza di usare una mano più leggera.

Vendetta in stile barocco

Tony Scott stavolta ci ha dato dentro di brutto e nella sua visione barocca del cinema non ha badato a spese. Quasi due ore e mezza di montaggio psichedelico sono una prova dura per lo spettatore, anche per quello più appassionato di azione scoppiettante. Questo, sia ben chiaro, non vuol dire che il film non funzioni per quello che strettamente è, ovvero un action-movie da intrattenimento.

E' dove Tony Scott vuole infilarci qualche pennellata d'autore che Man on fire - Il fuoco della vendetta zoppica, o meglio stufa. Soprattutto l'occhio sottoposto a sovrimpessioni, sdoppiamenti delle immagini, zoom e controzoom continui che fanno diventare lo schermo un vulcano in eruzione.
Fino a quando la cosa è funzionale al racconto, ovvero al travaglio interiore del protagonista e alla descrizione di un Messico sporco e confuso in preda ai rapimenti, va bene, ma il troppo, come sempre, storpia.
Detto questo, ecco la storia: John Creasy (Denzel Washington), un ex agente della Cia "bruciato" dall'alcool, viene chiamato in un Messico dall'amico Rayburn (Christopher Walken) e fatto assumere dal ricco industriale Samuel Ramos per fare la guardia del corpo alla figlia di nove anni, Pita (una Dakota Fanning più convincente che nel serial tv spielberghiano Taken). Dopo un primo approccio difficile, tra l'agente e la bambina scatta l'amicizia, tanto che Pita diventa per il disperato Creasy un nuovo motivo di vita. Ma la sarabanda di rapimenti che colpisce Città del Messico non risparmia di certo la bambina. Creasy viene ferito, ma appena si riprende, mosso dal sacro fuoco della vendetta, innescherà un'indagine personale che gli riserverà molte sorprese e lo porterà a diventare una sorta di giustiziere della notte.

Denzel Washington, come accade spesso, è convincente in entrambe le parti: a lui spesso basta uno sguardo per interpretare alla perfezione sia l'uomo alla deriva che si aggrappa all'affetto della bambina sia il truce vendicatore senza pietà, che non esita a tagliare dita e a far scoppiare bombe nel sedere dei cattivi. Il tutto in un mondo completamente depravato e senza scrupoli, dove riesce ovviamente a fare la sua parte anche un Mickey Rourke sempre più gonfio. Un action-movie che funziona dunque, che non annoia nonostante sia effettivamente troppo lungo, che trova perfino un finale dignitoso e non troppo accomodante, ma sul quale Tony Scott doveva avere l'accortezza di usare una mano più leggera.

Movieplayer.it

1.0/5