Tra cinque minuti in scena, in sala l'opera prima di Laura Chiossone

Abbiamo incontrato a Roma la regista e la brava attrice protagonista dell'opera tutta al femminile che porta sul grande schermo la storia di una donna come tante, costretta a barcamenarsi tra i suoi doveri di figlia, le sue passioni e i suoi desideri.

Dopo una lunga gavetta tra le quinte dei teatri, come assistente alla regia e autrice di spot pubblicitari, videoclip musicali e documentari, Laura Chiossone debutta nella regia cinematografica con un lungometraggio che racconta una storia fatta di luoghi, persone e relazioni che si instaurano e si intrecciano lungo il difficile cammino della vita. La protagonista del film è Gianna, figlia di una madre anziana gravemente inferma della quale si prende cura, attrice di teatro con uno spettacolo da portare in scena tra mille difficoltà ed anche una donna che vive con difficoltà e poca attenzione una storia d'amore che con difficoltà cerca di farsi largo nel suo cuore. Mixando documentario, teatro e fiction, Tra cinque minuti in scena ci narra con qualche sorriso e qualche punta di amarezza la tenera storia di una donna che si sente anche un po' attrice di sé stessa, che sente il peso della responsabilità gravare sulle sue spalle e che con difficoltà porta avanti le sue battaglie sullo sfondo del curioso intreccio tra fiction e realtà in cui il destino l'ha catapultata. Prodotto da Marco Malfi Chindemi per RossoFilm (in collaborazione con la Maremosso di Luca Lucini, presente in conferenza stampa) il film è interpretato dalla protagonista Gianna Coletti e dai bravissimi Gianfelice Imparato, Anna Canzi, Elena Russo Arman, Urska Bradaskija, Luca Di Prospero e, per la prima volta sullo schermo, Anna Coletti, la vera madre della protagonista Gianna. Vincitore del Premio CICAE, assegnato dal Circuito Internazionale Europeo del Cinema D'Essai, Tra cinque minuti in scena sarà nelle sale dei maggiori capoluoghi del paese a partire da giovedì 27 giugno distribuito da Parthenos in una quindicina di copie.

Come nasce l'idea di dirigere un film per il cinema così contaminato con il teatro?
Laura Chiossone: il film nasce dall'incontro tra me e Gianna che dopo un po' che ci conoscevamo ha iniziato a mandarmi delle e-mail in cui mi raccontava in maniera divertente ed allo stesso commovent il suo rapporto con sua madre. Erano delle e-mail stranissime che erano portatrici di patimento dovuto alla grande fatica e alle difficoltà quotidiane che comporta l'occuparsi di una donna anziana e malata e così ho deciso di andare a conoscere la signora Anna. Il colpo di fulmine è stato immediato perché me ne sono innamorata perdutamente perché oltre alla tenerezza la signora non solo ha un'energia vitale incredibile ma anche un senso del melodramma a dir poco dirompente.
Cosa l'ha colpita di questo rapporto tra madre e figlia tanto da spingerla a farne un film? Laura Chiossone: Mi faceva molto effetto vedere tutta quell'energia in un corpo arrivato così allo stremo, quasi al confine con la vita, insieme con Gianna poi mi hanno suscitato una tenerezza incredibile tanto da farmi venire voglia di farne un film. Ho realizzato così un set di immagini che ho fatto vedere al produttore spiegandogli che avrei voluto raccontare in un film a metà tra fiction e realtà quegli strani meccanismi di dipendenza che si instaurano talvolta tra madre e figlia e che sono tipici di tutti i rapporti d'amore.

Ha mai pensato alla somiglianza sia fisica, di impostazione dialettale e recitativa che c'è tra la sua attrice protagonista e Mariangela Melato? Ha mai pensato a lei per il ruolo? Laura Chiossone: La prima idea era di far leggere la sceneggiatura a Mariangela Melato e di capire se ci fosse stata la possibilità di farla partecipare al progetto in qualche ruolo ma poi è subentrata la malattia e non è stato più possibile.

Signora Coletti, le fa piacere essere paragonata alla Melato?
Gianna Coletti: Non posso non essere felice se in qualche modo riesco minimamente a far ricordare la grande Mariangela Melato, per me è un complimento meraviglioso. C'è da dire che sono stata sempre legata ai grandi attori come Sordi, Manfredi, Gassman e Tognazzi ed è per questo che amo le inflessioni dialettali, hanno il pregio di non sminuire la grandiosità dei bravi attori e sono ben contenta di avere questo marcato accento milanese che mi contraddistingue come succedeva alla Melato.
Cos'ha convinto Luca Lucini a supportare il progetto con la sua Maremosso?
Luca Lucini: Sono molto orgoglioso di aver prodotto il primo corto di Laura tempo fa ed è con grande soddisfazione che oggi vedo arrivare il suo primo film da regista nelle sale. Questo è il mio primo film da produttore e sono contento di aver preso parte a quest'avventura stimolante e coraggiosa allo stesso tempo. Non era facile trattare certi argomenti e non era facile trovare l'equilibrio giusto, in storie come queste non c'è nulla di scontato e Laura l'ha realizzato in maniera molto emozionante.
La malattia e la vecchiaia sono sempre stati considerati argomenti tabu al cinema, fino a quando non è arrivato un film come Amour che è riuscito in qualche modo a rompere le barriere e ad avere importanti riconoscimenti. Ha mai pensato di realizzare semplicemente un documentario sulle due donne e su questo rapporto madre-figlia? Laura Chiossone: Come spettatrice adoro Michael Haneke e adoro la sua crudeltà ma come regista le mie sensazioni sono all'opposto, personalmente sono uscita in ginocchio dalla proiezione di Amour. L'aspetto che più mi interessava di tutta la storia era riuscire a far esplodere la bellezza e la gioia di vivere anche in un corpo ridotto allo stremo, a sottolineare la speranza e le infinite possibilità che ci offre la vita di avere gioia e forza d'animo anche in situazioni estreme. Ad un certo punto mi sono chiesta se fosse il caso di fare un documentario su di loro, ma non sarebbe stato sicuramente un film per tutti, sarebbe stato troppo pesante. Una parte cinematografica che sfruttasse al massimo anche tutti i meccanismi narrativi era un modo per rendere un po' più leggero l'argomento e far rilassare di tanto in tanto lo spettatore.