Soldini guarda l'Italia dall'alto con Il comandante e la cicogna

Presentato stamattina a Roma il nuovo film dell'eclettico autore milanese che si lascia alle spalle il dramma per tuffarsi in una bizzarra commedia surreal-contemporanea che vede impegnati Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Luca Zingaretti e Claudia Gerini.

Dopo Cosa voglio di più e Giorni e nuvole, due film fortemente ancorati alla realtà girati con uno stile quasi documentaristico, il regista di Pane e Tulipani torna sul grande schermo con una commedia corale e colorata, leggera e ironica ma anche molto critica nei confronti dei nostri tempi e delle brutture che accompagnano la storia del nostro paese negli ultimi anni. L'idea che sta dietro a Il comandante e la cicogna è quella di volare alto, di osservare dal cielo quel che accade nelle nostre città con gli occhi di chi è abituato a supervisionare la situazione da una posizione privilegiata. Da qui l'elemento surreale che inserisce nel foltissimo cast 'umano' anche la cicogna Agostina, che alla stregua di una star ci regala apparizioni estemporanee di grande impazzo emotivo, e un nutrito gruppo di statue che raffigurano grandi personaggi del nostro passato, da Leopardi a Leonardo passando per un indomabile Giuseppe Garibaldi, imponenti monumenti che decorano le nostre piazze ma che nessuno guarda più con l'attenzione che meriterebbero. Nel film Soldini le fa parlare grazie alle voci illustri di Pierfrancesco Favino (Garibaldi), Neri Marcorè (Leopardi e Leonardo da Vinci) e Gigio Alberti (Cazzaniga) e le fa interagire con il mondo circostante rendendole protagoniste della storia nonostante la loro condizione di innato immobilismo. Ambientato in una città italiana di fantasia che ci appare come uno splendido mix tra Torino e Milano e costruito in modo corale intrecciando le storie dei tanti personaggi come in un colorato mosaico, Il comandante e la cicogna è una co-produzione Italia-Svizzera che arriverà nelle sale a partire da giovedì 18 ottobre in 250 copie distribuito da Warner Bros., una major tra le più prestigiose del mondo che ancora una volta dimostra il suo grande interesse per il cinema italiano di qualità. Questo il resoconto dell'incontro con la stampa cui ha partecipato l'intero cast capitanato dal regista Silvio Soldini ed il direttore generale di Warner Bros. Italia Nicola Maccanico.

Signor Soldini, come le è venuto in mente di fare un film che desse voce anche alle statue?
Silvio Soldini: Volevo leggerezza per il mio nuovo film, volevo riprendere un po' i toni di Pane e tulipani e renderli ancor più surreali pur rimanendo sempre vicino alla nostra realtà quotidiana. Spesso in passato ho provato ad immaginare quello che pensano di noi i grandi personaggi che hanno fatto grande la nostra Italia e che hanno lasciato un segno indelebile nella sua Storia. Da qui l'idea di dar voce alle statue che li rappresentano e che addobbano i nostri paesaggi urbani giudicandoci dall'alto esattamente come fa la cicogna Agostina. Quello che volevo ottenere era uno sguardo laterale sulla realtà, sui personaggi strambi di questa storia che vivono, ognuno per conto suo, un disagio tangibile riguardo alla vita che scorre loro davanti senza che questi possano fare nulla per cambiare gli eventi. Credo che questi personaggi inquieti e sempre piuttosto scontenti siano da sempre i veri protagonisti del mio cinema.

Quali sono state le difficoltà per Luca Zingaretti nel recitare nei panni di un avvocato del malaffare, perfetto rappresentante di questi nostri tempi corrotti, interamente in dialetto milanese?
Luca Zingaretti: Più che la difficoltà nel recitare in dialetto, la difficoltà maggiore nell'intepretare questo film consisteva nel trovare la cifra giusta, in un film in cui parlano anche le statue bisogna intonarsi al contesto perché una battuta detta in una certa situazione in un film come questo può far cadere facilmente nella caricatura. Soldini aveva chiara la cifra stilistica del suo film sin dall'inizio mentre io un po' meno, ho dovuto entrare pian piano nella storia che stavo raccontando e studiare nei dettagli anche tutti gli altri personaggi.

Che impressioni ha avuto rivedendosi nel film?
Luca Zingaretti: Trovo che Il comandante e la cicogna sia un film congegnato per contenere innumerevoli chiavi di lettura, una lettura leggera per lo più, ma a tratti anche cinicamente amara di un Paese che vive una grossa crisi esistenziale e morale in questo momento. Sono stati molti ultimamente i film che hanno affrontato il tema del degrado dell'Italia di questi ultimi vent'anni ma a me piace, da spettatore, vedere le cose brutte che mi circondano rappresentate in un modo diverso come quello usato da Soldini in cui a parlare di noi sono niente meno che i nostri progenitori, i grandi nomi che ci hanno regalato questa splendida nazione.

Cosa pensa del film e del 'suo' dialetto napoletano Valerio Mastandrea?
Valerio Mastandrea: Quella del napoletano è stata una scelta casuale ma anche un po' di convenienza. Inizialmente avrei dovuto interpretare un uomo del nord, poi dopo qualche prova abbiamo capito che non era proprio il caso di farlo e mi è venuto in mente il napoletano in cui mi sono trovato decisamente più a mio agio. Ne Il comandante e la cicogna troviamo tante piccole storie che parlano della nostra Italia e che fanno da motore per un'unica grande storia morale che ci deve far riflettere.

Claudia Gerini come se l'è cavata invece con il genovese?
Claudia Gerini: Io sono sincera, avrei voluto recitare in napoletano come moglie di Mastandrea ma Silvio ci teneva molto al genovese visto che Genova è una delle sue città del cuore. Visto poi che avevo già recitato in passato in genovese e che Genova è anche una delle mie città del cuore mi sono buttata. Avevo anche la consapevolezza che un personaggio così non mi sarebbe mai più capitato e che l'occasione era unica ed irripetibile. E poi era molto tempo che volevo lavorare con Valerio, certo non avrei mai pensato di farlo tutto il tempo con addosso un bikini con davanti lui in pigiama, ma proprio per questo ho accolto Teresa nelle mie braccia. Ho amato il personaggio, ho visto il film un mese fa e mi sono divertita ed emozionata, mi sembra un bel lavoro attoriale di tutto il cast, c'è bisogno oggi di film così che ci facciano uscire fuori dall'ordinario.

Potremmo definire il suo un tentativo di coniugare l'aspetto scenico dei film fantastici americani con il bel cinema italiano, anche alla luce dell'animazione e degli effetti speciali che vediamo sullo schermo?
Silvio Soldini: Non avevo le idee precise su che film volessi fare all'inizio, avevo pensato ad musical poi invece ho optato per una commedia dai toni surreali ma anche molto ottimista. Il sentimento di partenza è stato voler volare al di sopra di tutto come fa la cicogna, che è il personaggio che dà la cifra del film. Con ironia, poesia e con uno sguardo diverso dal solito abbiamo tentato di far collidere due mondi diversi, quello reale e quello immaginario in cui le statue e gli animali possono dire la loro su quello che combiniamo noi.

Cosa ne pensa del film la Warner Bros. distributrice del film di questo nuovo lavoro di Soldini?
Nicola Maccanico: Questo è il nostro terzo film insieme a Silvio Soldini, scherzandoo l'altro giorno pensavo a come questo sia l'anno delle trilogie, prima Nolan e ora Soldini (ride). Continua il nostro percorso insieme a lui perché siamo convinti che sia uno dei pochi autori italiani in grado di concepire un film fruibile allo stesso modo sia da un pubblico sofisticato che da quello più popolare, ed è proprio in questa direzione che abbiamo lavorato. I dati del cinema italiano di quest'anno non sono di certo entusiasmanti ma noi non vogliamo scoraggiarci né farci condizionare unicamente dal botteghino, il pubblico là fuori c'è, noi ci crediamo che sia utile continuare a lavorare in questa direzione.

In ultima battuta, quanto è stato complicato tenersi a debita distanza dagli scandali che durante la lavorazione del film hanno sconvolto e indignato l'opinione pubblica?
Silvio Soldini: Non volevamo raccontare l'attualità nuda e cruda ma ci piaceva andare a sottolineare qualcosa di più lieve nonostante il personaggio dell'avvocato interpretato da Zingaretti ci porti a tratti bruscamente con i piedi per terra. Ci interessava raccontare personaggi più puri moralmente, persone che hanno ancora dei valori e quell'ingenuità che ormai si è persa, persone che nonostante le brutture e le difficoltà con cui devono confrontarsi ogni giorno guardano al futuro con positività.