Recensione Qualcosa nell'aria (2012)

Non un film politico, non solo almeno, perché le vicende di quegli anni e le lotte dei protagonisti sono solo uno sfondo su cui si mettono in evidenza i sogni, le passioni ed i timori dei ragazzi, facendo sì che il film di Assayas tenda al romanzo di formazione.

Senza perdere la tenerezza

Il maggio del '68 è uno di quei momenti della nostra contemporaneità che segna un punto di svolta nel fluire della nostra storia e della nostra cultura. Un tema più volte affrontato da prospettive diverse e che è rappresentato nella selezione ufficiale di Venezia 2012 da Olivier Assayas nel suo Après Mai.
Come il titolo suggerisce, il periodo preso in esame è successivo a quel preciso momento storico, quando si è già gli inizi degli anni '70: il film prende il via dalla manifestazione del 9 febbraio 1971, una protesta a sostengo di due dirigenti della Sinistra Proletaria che, incarcerati, richiedevano lo statuto di prigionieri politici; una manifestazione bloccata dalle forze di polizia, che assunse un atteggiamento drastico e violento nei confronti dei diversi gruppi che cercavano inutilmente di riunirsi, sparando i lacrimogeni ad altezza uomo e ferendo in modo grave un manifestante.


E' questo l'incipit del film di Assayas, duro, frenetico, ben girato e potente. Una sequenza drammatica che ci introduce al contesto in cui la storia prende vita, nella quale giovani studenti protagonisti si muovono... E protestano. Una protesta che va a ricamarsi proprio sul dibattito che segue la manifestazione dell'incipit.
Le figure che animano Après Mai sono infatti tra gli appartenenti al movimento studentesco, ragazzi che con uno sguardo di simpatia all'oriente portano avanti la lotta della sinistra, contro la borghesia e le sue imposizioni socioculturali.
Ma non è un film politico, non solo almeno, perché le vicende di quegli anni e le lotte dei protagonisti sono solo uno sfondo su cui si mettono in evidenza i sogni, le passioni ed i timori dei ragazzi, facendo sì che il film di Assayas tenda al romanzo di formazione. L'autore è infatti più interessato a focalizzare l'attenzione sugli effetti che quel contesto, dalla cultura underground alle free press politiche, i dibattiti e le manifestazioni, hanno avuto su chi l'ha vissuto che sul tratteggiarne le sfumature in ogni suo aspetto.

L'operazione riesce in particolare con un paio dei ragazzi che animano la storia, la cui caratterizzazione è approfondita al punto da farci comprendere il loro percorso: è il caso di Gilles, il vero fulcro della narrazione, ragazzo ombroso dai capelli neri con una passione per la pittura, e della sua compagna di classe Christine, dei quali i giovani Clement Metayer e Lola Creton forniscono un buon ritratto. Non è così con tutte le figure che si gravitano intorno al movimento studentesco e troppo frammentaria appare la descrizione di altri di loro. Questo non compromette Après Mai, che resta un discreto affresco di un periodo di confusione, vissuto tra compromessi alla ricerca della propria identità, ma lo rende in parte incompiuto dal punto di vista narrativo.
Il tutto è accompagnato da una messa in scena ugualmente discontinua, che alterna momenti di indubbia efficacia (la già citata sequenza iniziale, ma anche la ricostruzione di una festa, accompagnata da musica psichedelica del periodo), ad altri che evidenziano delle indecisioni.

Movieplayer.it

3.0/5