Rob Marshall a Roma per raccontare le Memorie di una geisha

Rob Marshall a Roma per presentare il suo Memorie di una geisha, tratto dal celebre romanzo di Arthur Golden.

Prima ancora di cominciare con le domande si dice entusiasta di Roma e dell'Italia e felicissimo di poter presentare il suo nuovo film, Memorie di una Geisha, alla sua anteprima europea, proprio nella città eterna: Rob Marshall, già autore del pluri-premiato Chicago, accompagnato dal fedele coreografo John DeLuca ci parla della sua nuova opera.

Come si è riusciti a rendere atmosfere e sensibilità così dell'Oriente adatte ad un pubblico occidentale? Rob Marshall: Bisogna innanzitutto ricordare che il film è tratto da un romanzo di Arthur Golden, uno scrittore americano, si può dire quindi che il Giappone che ne è rappresentato è visto attraverso lo sguardo di un occidentale. Abbiamo però studiato attentamente il mondo delle geishe e le sue tradizioni, in particolare gli anni tra il '20 e il '40, e per fare questo siamo stati in Giappone, io e tutti i miei collaboratori, per diverso tempo.

John DeLuca: Rob ha insistito nel farci studiare ogni singolo aspetto di quell'epoca quasi come dovessimo realizzare un documentario, però quello che realmente ci interessava era dare un'impressione artistica e personale di quel mondo.

Quanto è stato difficile portare al cinema un romanzo così popolare e amato? Rob Marshall: E' sempre difficile prendere un romanzo di quattrocento pagine, per di più amato e conosciuto in tutto il mondo, e farne un film di due ore e venti minuti, mettere tutto sarebbe stato impensabile. Insieme a Golden quindi abbiamo parlato a lungo della struttura narrativa del romanzo e ne abbiamo tirato fuori gli aspetti essenziali. Per me l'importante era dare molta importanza alle emozioni, ritengo infatti che l'aspetto principale sia il viaggio emotivo che intraprende la protagonista.

Qual è stato il vostro rapporto con il vero mondo delle geishe e com'è stato accolto il film in Giappone? Rob Marshall: Ancora oggi ci sono geishe in Giappone, a sedici anni durante il liceo è possibile scegliere di intraprendere questa strada e proseguire la tradizione, anche se le cose ora sono molto differenti da allora, non ci sono più così tante limitazioni. Per il nostro film abbiamo parlato con diverse giovani geishe, le abbiamo filmate durante il loro apprendistato e abbiamo avuto modo di incontrare anche donne più anziane. In più sul set avevamo sempre il sostegno di Liza Dalby, studiosa ed esperta del settore.
Memorie di una Geisha ha avuto un'anteprima mondiale a Tokyo lo scorso 28 novembre, ed erano presenti oltre tremila spettatori, un record per il Giappone. Il film è stato molto ben accolto, è stato visto come una sorta di omaggio molto hollywoodiano alla loro cultura e ad un'epoca che non c'è più. E' stato anche molto apprezzato il fatto che non vi fossero protagonisti occidentali: se avessimo voluto avremmo potuto prendere chiunque, Tom Cruise o Reneè Zellweger per esempio, l'aver avuto un cast tutto asiatico è stata per loro una scelta coraggiosa e commovente.

A questo proposito ci sono state molte polemiche in passato perché le tre attrici principali che interpretano personaggi giapponesi sono in realtà cinesi e malesi. Rob Marshall: La mia filosofia per quanto riguarda la scelta degli attori è molto semplice: prendere il migliore per ogni ruolo. Anche quando scelsi Queen Latifah per Chicago molti storsero il naso dicendo che era improbabile un'afroamericana potesse essere a capo di un carcere negli anni '20, ma per non c'era nessuno meglio di lei in quel ruolo. Per Sayuri cercavamo un'attrice che foisse brava e bella, che sapesse danzare e parlare inglese, e Zhang Ziyi si è dimostrata perfetta per quel ruolo. In ogni caso non era mia interesse avere una vera geisha per il film, ma un'attrice che fosse in grado di interpretarla al meglio, abbiamo fatto provini in tutto il mondo e la migliore è risultata Ziyi, un'attrice cinese. D'altronde Anthony Quinn era metà messicano e metà irlandese e interpretò magnificamente Zorba il Greco e lo stesso si può dire dell'egiziano Omar Sharif per la parte di un russo ne Il Dottor Zivago.

Avete avuto difficoltà di comunicazione sul set con tanti attori di nazionalità diverse? Rob Marshall: Un pò si, avevamo tantissimi traduttori, dal cinese e giapponese. Alcuni attori comunicavano tra loro solo durante le scene e soltanto in inglese, per fortuna l'aver fatto molte prove e l'aver discusso molto ogni singola scelta ci ha permesso comunque di lavorare in piena libertà.

John DeLuca: La cosa più incredibile, però, è che dopo tante prove sembrava quasi che tra Rob e gli attori non ci fosse più bisogno degli interpreti, si capivano ormai al volo. Un'alchimia incredibile.

Quale la scena più difficile da girare? Rob Marshall: Dal punto di vista emotivo sicuramente quelle del dopo guerra, dell'occupazione americana. Aveva lavorato per mesi in quel luogo da sogno che avevamo ricostruito e vedere quel mondo lentamente occidentalizzarsi e perdere d'innocenza è stato molto doloroso. Dal punto di vista tecnico la scena di transizione tra la guerra e il periodo successivo, in cui l'acqua sembra diventare sangue ma scopriamo che invece è solo del tessuto: è stato difficile girarla anche perchè le condizioni non erano esattamente ideali.

Ci può già anticipare qualcosa sulla futura uscita del dvd? Rob Marshall: Sicuramente sarà presente un making of e un commento audio mio e del cast. Forse potrebbe includere un finale alternativo.