Recensione Viso d'angelo (2011)

Una serie di omicidi a sfondo religioso, un bel commissario tormentato dai ricordi e una giovane poliziotta in lotta con la depressione: questi, insieme a un cast dall'indubbio valore estetico, gli elementi su cui punta Faccia d'angelo per fare breccia nel cuore degli italiani.

Drammi e serial killer

Un efferato serial killer, una squadra investigativa lacerata dai conflitti interni, una promettente poliziotta alle prese con la depressione: Eros Puglielli non ha certo risparmiato sulla componente drammatica per Viso d'angelo, fiction di punta della programmazione autunnale di Canale 5 e che annovera, nel cast, alcuni dei volti più amati dal pubblico generalista italiano, primi fra tutti Gabriel Garko e Cosima Coppola. Lei impersona Angela, una giovane agente in procinto di sposarsi con il suo superiore; lui è Roberto, un commissario recentemente tornato da Londra, dove si era rifugiato in seguito alla tragica morte della moglie, per offrire supporto in un'inchiesta che non procede come dovrebbe.

Come se l'essere alle prese con un assassino a piede libero non fosse un problema già abbastanza grave per il commissariato, la squadra dovrà anche affrontare la perdita di due membri fondamentali: Angela, nel tentativo di sventare una rapina, ucciderà infatti il proprio fidanzato, impegnato in quel momento in un'azione sotto copertura, e piomberà nella disperazione più nera, che la porterà a cercare sollievo nella droga. Roberto, nel frattempo, dovrà gestire anche la presenza di Fiorenza, una collaboratrice affiancatagli dal proprio capo, che, spinto anche da una gelosia non certo immotivata, tenterà il più possibile di mettergli i bastoni tra le ruote. Ma mentre l'indagine sembra non voler avanzare, anche grazie all'omertà di un istituto religioso che tutto fa pensare sia coinvolto negli omicidi, il serial killer continuerà a mietere vittime: e non si tratta più solo di prostitute senza volto, di cui a nessuno importa, ma persino della figlia di uno degli uomini più in vista della città. Tutte loro, però, avevano per l'assassino qualcosa in comune: una colpa da espiare, e che lui stesso ha giudicato punibile con la morte.

Quello che manca al lavoro di Eros Puglielli non è tanto l'originalità, per quanto l'omicidio a sfondo religioso sia un tema già ampiamente sfruttato, e non senza successo, tanto nella letteratura quanto nella cinematografia. La maggiore debolezza di Viso d'angelo sta nello sviluppo forzato della storia, che trova solo in coincidenze inverosimili il modo per concatenare gli avvenimenti e fare interagire i personaggi, e si serve di situazioni pretestuose per far avanzare una trama prevedibile sin dalle prime sequenze. Per quanto ci si sia sforzati di delineare i protagonisti in maniera approfondita, inoltre, spesso la loro caratterizzazione è demandata alla grossolana sottolineatura dei loro tratti salienti, che non raramente sconfinano nel trash, senza lasciare allo spettatore quell'ambiguità che è invece una delle componenti essenziali del genere noir. In questo, la responsabilità del cast è minima, anzi Cosima Coppola e Gabriel Garko offrono una prova più che dignitosa: sono le scelte di regia, volte a puntare al massimo sulla bella presenza degli interpreti senza preoccuparsi di molto altro, a penalizzarne la resa scenica.

L'esperienza ha insegnato che il successo di una fiction in Italia, perlomeno nell'ambito della televisione generalista, è spesso decretato, più che dalla bontà della storia, dalla prestanza fisica di chi la interpreta, e alla Ares Film questa lezione l'hanno imparata bene. Quello che ancora non sembra aver fatto breccia nel nostro sistema produttivo è l'idea che, se a dei begli attori si unisse una sceneggiatura di buon livello, l'audience potrebbe essere ancora maggiore, e comprendere anche chi dalla televisione si aspetta qualcosa di più del semplice appagamento estetico; sempre che, nel frattempo, questi spettatori potenziali non si siano rivolti definitivamente ad altre piattaforme di intrattenimento.

Movieplayer.it

2.0/5