Recensione Vicini del terzo tipo (2012)

La sci-fi comedy di Akiva Schaffer si sviluppa in maniera incerta, senza riuscire a bilanciare in modo adeguato entrambe le componenti di genere, e finendo così per compromettere anche le doti di un brillante cast di commedianti, che rappresenta comunque il punto di forza del film.

Incontri (rav)vicinati

La contaminazione tra commedia e fantascienza è una formula che si è rivelata in più occasioni vincente, alla base per esempio di molti cult movie per l'infanzia degli anni Ottanta, come Howard e il destino del mondo o Explorers, di immortali parodie quali Balle Spaziali, di opere gustosamente inclassificabili come Le ragazze della terra sono facili, ma anche di autentici capolavori fra cui Ghostbusters - Acchiappafantasmi e Gremlins. È anche vero che in molti altri casi il mix tra sci-fi e comedy non ha dato il risultato sperato, basti pensare ad alcuni sconclusionati B-movie come Galaxy Quest o Evolution, a titoli per ragazzi un po' fuori tempo massimo come Alieni in soffitta e l'animato Planet 51, oppure ancora a film carini ma non del tutto riusciti tra cui il recente Paul. Questo perché risulta spesso difficile bilanciare entrambe le componenti di genere, dosando in egual misura umorismo e azione, e trovando il giusto equilibrio di tono per evitare di scadere nel ridicolo. E così, anche quando si ha a disposizione un cast di commedianti di prim'ordine, se la regia e la sceneggiatura non possiedono il polso necessario per gestire gli interpreti in maniera adeguata, l'esito può rivelarsi deludente.


È quel che accade a Vicini del terzo tipo (in originale semplicemente The Watch), ennesima incursione cinematografica di alcuni membri del cosiddetto "Frat pack", come è definito quel gruppo di attori che ha saputo rinnovare la comicità americana nel nuovo millennio, iniettandovi forti dosi di demenziale e di politicamente scorretto. Al centro del film di Akiva Schaffer, infatti, c'è un quartetto molto affiatato composto dai veterani Ben Stiller e Vince Vaughn (di nuovo insieme dopo gli esilaranti Palle al balzo e Anchorman), dal talento (non solo comico) ormai affermato Jonah Hill e dall'emergente Richard Ayoade. I quattro formano un'improbabile squadra di sorveglianti in un apparentemente placido quartiere nella periferia dell'Ohio, fondata dal cittadino attivista Evan (Stiller) per indagare sul sanguinario omicidio di un dipendente d'origine messicana, aggredito nel supermarket da lui gestito. Ben presto si uniscono al gruppo di vigilanti anche l'irresponsabile Bob (Vaughn), padre bamboccione incapace di gestire la figlia adolescente, l'esagitato Franklin (Hill), bocciato all'esame di poliziotto a causa di evidenti turbe psichiche, e l'enigmatico Jamarcus (Ayoade), tutti quanti desiderosi più di uno svago serale che di un reale impegno civico. Se la prima parte del film scorre senza particolari scossoni come una classica commedia incentrata su temi tipici della cultura americana, quali il turbolento rapporto con il vicinato e l'ansia per la sicurezza; improvvisamente l'intreccio vira su una dimensione fantascientifica quando la scombinata pattuglia sperimenta un contatto ravvicinato con un minaccioso extraterrestre e si trova suo malgrado a dover sventare nientemeno che un'invasione aliena.

Rispetto a un'altra sci-fi comedy recente e dalla trama piuttosto simile come Attack the Block - Invasione aliena - che era costruito su un'ossatura d'azione molto più serrata e coesa, senza peraltro rinunciare né a momenti di puro umorismo, né a riflessioni più approfondite sulla paura del diverso - in Vicini del terzo tipo, invece, la progressione narrativa si sviluppa senza alcun tipo di tensione e senza riuscire a imprimere un particolare registro, finendo così da una parte per annacquare la componente comica (affidata in prevalenza a battute triviali e un po' fini a se stesse) e dall'altra per disperdere in modo poco incisivo i limitati momenti action. Le cause di questo risultato sono da imputare sia a una sceneggiatura incerta, passata attraverso svariate riscritture (in cui è coinvolto anche un altro membro del Frat pack, Seth Rogen); sia all'inesperta regia di Akiva Schaffer, più a suo agio con i brevi sketch del Saturday Night Live e con i video musicali che con un lungometraggio. Date queste limitazioni, nemmeno il cast (pur brillante) è in grado di dare il meglio di sé: un Ben Stiller inaspettatamente sottotono lascia il ruolo da mattatore a Vince Vaughn, anche se a emergere sono soprattutto le performance più stranianti e surreali dei comprimari Jonah Hill e del britannico Richard Ayoade, che finalmente dimostra anche otremanica di possedere un notevole talento.