Recensione Tutta colpa della musica (2011)

Scritto assieme alla moglie Simona Izzo e a Leonardo Marini, il film di Tognazzi perde quasi subito l'appeal comico per assumere i toni di una divagazione, un tantino moraleggiante, sui classici stravizi degli scapestrati ex ragazzi di un tempo e sulle malinconie della 'nuova' vecchiaia.

Ma l'amore forse

Giuseppe, 55 anni e sentirli tutti. Con una moglie presa dal radicalismo religioso e una figlia che la segue a ruota, il fresco pensionato ha ben poco di cui essere felice e passa le sue giornate nel grigiore più assoluto. Sarà Napoleone, un Peter Pan di provincia con marcate tendenze fedifraghe, ad invitare l'amico a compiere un cambiamento drastico nella sua esistenza, proponendogli l'idea di cantare nel coro della città, un posto dov'è possibile incontrare gente nuova e, soprattutto, donne nuove. E la bellezza sensuale e rassicurante al tempo stesso di Elisa, soprano del gruppo, non può passare inosservata, anche ad un disilluso cronico come Giuseppe. I due si piacciono e si innamorano, ma non sarà semplice far convivere quel sentimento con le rispettive situazioni personali. Come Giuseppe, infatti, anche Elisa vive un menage coniugale problematico, con un marito in stato vegetativo che lei assiste amorevolmente.


Dopo le drammatiche divagazioni di Il padre e lo straniero Ricky Tognazzi sceglie una storia decisamente più leggera per riflettere con ironia e tenerezza sulla vecchiaia, o meglio su quella mezza età inoltrata che molti considerano un traguardo disdicevole, così spaventoso da volersi sentire ostinatamente giovani. Sfortunatamente, Tutta colpa della musica, scritto assieme alla moglie Simona Izzo e a Leonardo Marini, e presentato nella sezione Controcampo del Festival di Venezia, perde quasi subito l'appeal comico, per assumere i toni di una divagazione, un tantino moraleggiante, sui classici stravizi degli scapestrati ex ragazzi di un tempo e sulle malinconie della 'nuova' vecchiaia. Il tombeur de femmes Tognazzi si fa accompagnare da una ventenne bulgara, cacciatrice di dote (Ronny Morena Pellerani), ritratta fastidiosamente facendo ricorso a tutti i più terribili stereotipi sulle amanti giovani, mentre il povero Messeri è costretto suo malgrado ad incatenare la naturale vis comica in un personaggio da inguaribile romantico, destinato però al fallimento.

Che dire poi delle altre figure femminili che ossessionano il mondo di questi uomini in crisi? Madri rassicuranti, mogli virago o pazienti angeli del capezzale, cercate solo quando la dipartita si sta per avvicinare, queste donne sono lo specchio fedele di un mondo tristissimo, apparentemente energiche, ma condannate a rimanere sole con sé stesse, succube di uomini affatto maturi, come dimostra il personaggio dell'ex consorte di Napoleone, una Elena Sofia Ricci brillante e brava come sempre ma troppo simile nella recitazione ad altre sue datate interpretazioni. Se Stefania Sandrelli conserva inalterato il suo sex appeal, la prova della debuttante assoluta Arisa, che canta anche un brano della colonna sonora, non va al di là del semplice compitino assegnatole dal regista.
Fondamentalmente innocuo, Tutta colpa della musica si avvale di uno stile televisivo che mai riesce a spiccare il volo facendoci intravedere qualcosa di diverso al di sotto della superficie di una tipica città della provincia italiana (è ambientato a Biella). Ma sono le soluzioni narrative, tutte scontate e ai limiti del banale, a rappresentare la pecca più grave di una commedia che gestita con mano più sicura sarebbe potuta risultare estremamente godibile. Bisogna seguire la musica, lasciarsi trascinare dalle passioni, ma dal film sembra che questo atteggiamento vitale non sia affatto ripagato, se è vero che tutti restano con un pugno di mosche in mano, cullati da un sentimento di eterna nostalgia che non li abbandonerà mai.

Movieplayer.it

2.0/5