Recensione Tom le Cancre (2012)

Al centro di un viaggio creativo iniziato con un laboratorio scolastico ed un cortometraggio trasformato poi in lungometraggio, Pradal pone la figura di Tom le Cancre, ossia Tom il mulo che, insieme ad un gruppo di bambini, prova a descrivere la possibilità di un mondo senza sovrastrutture dove l'istinto e l'esperienza rappresentano l'essenza stessa della conoscenza.

Il mulo, il lupo e l'illusione dell'amore

L'universo favolistico ha sempre considerato il lupo e l'asino come due figure centrali nella rappresentazione negativa della natura. Da Fedro ed Esopo, fino ai più moderni fratelli Grimm e Carlo Collodi, i due animali sono stati utilizzati soprattutto per raccontare allegoricamente i vizi umani ed il pericolo dell'ignoto da cui i ragazzi devono fuggire attraverso l'uso della conoscenza.Così, minaccioso e aggressivo il primo quanto pavido e ignorante il secondo, questa strana coppia ha attraversato i secoli e le pagine di molti autori per diventare parte della nuova avventura fantastica dedicata da Manuel Pradal ai bambini, e non solo. Abbandonate le atmosfere più conturbanti del suo Marie della baia degli angeli, il regista in questo modo cerca di riportare in voga il genere per ragazzi, traendo spunto dalla tradizione senza perdere di vista il suo amore per la categoria degli ultimi, custodi di un sapere ancestrale collegato direttamente con la natura della terra ed i suoi molti misteri. Per questo motivo, al centro di un viaggio creativo iniziato con un laboratorio scolastico ed un cortometraggio trasformato poi in lungometraggio, Pradal pone la figura di Tom le Cancre, ossia Tom il mulo che, insieme ad un gruppo di bambini, prova a descrivere la possibilità di un mondo senza sovrastrutture dove l'istinto e l'esperienza rappresentano l'essenza stessa della conoscenza.

Ad affiancarlo è un lupo, o per essere più precisi, un uomo che, vinto dalla solitudine e dalla lotta per la sopravvivenza ha finito con l'indossare la pelle di un animale feroce ed egoista, interessato a soddisfare solo i suoi appetiti. A fare da legame tra i due sono, naturalmente, un gruppo di ragazzini dispersi nel bosco che, dopo l'improvviso malore e svenimento della maestra Sophie, si avviano alla ricerca di aiuto. Ma la zona è vasta e sconosciuta, per questo motivo dopo lungo peregrinare alcuni di loro s'imbattono in Tom ed iniziano con lui un corso intensivo di "cultura" alternativa. Visto l'intreccio piuttosto semplice e prevedibile, è chiaro che il film di Pradal mette in scena una crescita ed un percorso di evoluzione attraverso il quale i suoi giovani protagonisti iniziano a percorrere la lunga strada verso l'autonomia dell'età adulta. Allo stesso modo, il simbolo del lupo, come quello di una natura scomoda e inospitale, rappresentano le prove iniziatiche da superare senza l'aiuto delle conoscenze acquisite fino a quel momento. Così, dopo averli messi a contatto con la paura della morte, l'esposizione costante alle intemperie e la perdita momentanea della rassicurazione famigliare, il regista lascia che la banda di enfant prodige si liberi dalle prime infrastrutture sociali per dare libero spazio alle emozioni spontanee che caratterizzano l'innocenza della loro età.

Il risultato è una "realtà" in cui la naturale pietas dell'infanzia riesce a percepire un mondo senza disuguaglianze, disposto a credere nelle buone intenzioni di un vagabondo in stile Huckleberry Finn, nella fantasia creativa di una maestra rimasta improvvisamente senza parole e di un lupo sollevato a nuova dignità dalla scoperta dell'amore. In lontananza però, attraverso la presenza di un gruppo di circensi, arrivano gli echi di un'umanità ormai irrecuperabile che, pur godendo della libertà concessa dalla natura, non riescono più a rispettarne il significato più profondo. Così alla fine, con una dose evidente di tristezza e malinconia, Pradal si arrende alla superiorità della ragione, capace di spezzare l'incanto di un mondo invisibile e di piegare al fascino della sua "cultura" anche quel cancre che, come ricorda Prévert, "dice no con la testa ma dice si con il cuore" e "con gessi di tutti i colori sulla lavagna dell'infelicità disegna il volto della felicità".

Movieplayer.it

3.0/5