Recensione Ti ho cercata in tutti i necrologi (2011)

Un film in alcuni tratti un po' presuntuoso che lascia però negli occhi un gusto forte che sa di provocazione e libertà, rappresentando alla perfezione l'istrionismo e la passionalità del suo autore celebrandone la voglia di divertirsi e di rimettersi in discussione dopo tanti anni di carriera passati a rispettare regole e dettami.

Partita al buio

Nikita, ex-tassista italiano emigrato oltreoceano che si arrangia lavorando come autista e becchino per una ditta di onoranze funebri, è fissato con il gioco d'azzardo, le automobili di lusso e le belle donne. E' un uomo pieno di contraddizioni che vive quotidianamente a contatto con la morte sognando di comprarsi una Mercedes e di andare a visitare l'Arizona. In una notte come tante, Nikita viene invitato ad una partita di poker nella prestigiosa villa fuori Toronto di proprietà di un ricco ingegnere e perde un'ingente somma di denaro. A questo punto la decisione da prendere è di quelle che possono cambiarti la vita: accettare la sconfitta e ridursi sul lastrico per pagare il debito, oppure prestarsi per venti minuti a fare da preda per soddisfare la mania per la caccia dei suoi creditori? Nikita non vuole morire, ma la sua voglia di sfidare il destino e di vincere la sua partita contro la morte lo trascinerà in un'imprevedibile spirale di eventi che metteranno alla prova tanto il suo istinto di sopravvivenza quanto il suo equilibrio psicofisico.


Sceglie temi forti, una narrazione ambiziosa ed una cifra stilistica inaspettata Giancarlo Giannini per tornare dietro la macchina da presa a venticinque anni dall'esordio registico con Ternosecco. La storia è difficile, piena di ambiguità, anacronismi e sottotesti filosofici che tirano in ballo tematiche spinose come la reincarnazione, la ricerca del senso della vita, la disperazione di un amore fisico e metafisico, la religione e l'eterna lotta tra il bene e il male. Quella di Ti ho cercata in tutti i necrologi è l'avventura spirituale di un uomo che per la prima volta in vita sua riesce a vedere al di là del quotidiano e al di là del becero opportunismo terreno grazie alle scelte che il destino gli mette davanti, scelte brutali e provocatorie che Nikita affronterà senza troppi moralismi mettendo in gioco la sua vita pur di comprendere il senso di quello che gli sta capitando. Un noir che scenograficamente celebra gli anni '80 ma che raccoglie e sfrutta con disinvoltura i potenti mezzi del cinema horror-visionario contemporaneo, un lavoro senza dubbio coraggioso e intrigante, intriso di follia e misticismo, pervaso dal buio e da un costante odore di morte e di infelicità, che sembra racchiudere le frustrazioni e i deliri di un artista giunto al culmine della sua carriera, quasi un esperimento di laboratorio creato da Giannini per i suoi studenti del Centro Sperimentale. I personaggi sono estremi e nebulosi a partire dal criptico cacciatore F. Murray Abraham, passando per la cinica dark lady un po' Dr Jekill e Mr. Hyde in gonnella (una discontinua Silvia De Santis), mentre il protagonista è un uomo che talvolta somiglia di più ad un fantasma che ad una persona in carne ed ossa.

Nella migliore tradizione del cinema surreale, Giannini gioca con lo spettatore, salta di palo in frasca più volte, mischiando generi e citazioni come a voler costruire un mosaico celebrativo del cinema dei suoi ricordi e dei suoi sogni. Ed ecco spuntare una sequenza de M, il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang, citazioni più o meno velate a La pericolosa partita (affascinante fanta-horror del 1932), un lynchiano coniglio bianco che ricorda anche l'avventura eso(is)terica di Donnie Darko ed un finale pieno di incognite che supera i limiti del grottesco, probabilmente volontario, che chiude la storia con un colpo di scena ed un'escursione nel meraviglioso deserto della Monument Valley.
Il doppiaggio italiano non aiuta a restituire la genuinità delle interpretazioni e i movimenti enfatici e spesso sopra le righe degli attori, volutamente messi alla berlina da Giannini quasi a voler accentuare i toni del racconto, ma in ogni caso Ti ho cercata in tutti i necrologi è il film che non ti aspetti, insieme dramma psicologico, thriller, noir, western e fantastico con sprazzi di commedia eccentrica che non risultano mai forzati ma che danno all'intera opera quel pizzico di bizzarria che non dispiace. Un film in alcuni tratti un po' presuntuoso che lascia però negli occhi un gusto forte che sa di provocazione e libertà, rappresentando alla perfezione l'istrionismo e la passionalità del suo autore celebrandone la voglia di divertirsi e di rimettersi in discussione dopo tanti anni di carriera passati a rispettare regole e dettami.

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3.0/5