Recensione The Counselor - Il procuratore (2013)

La filosofia dell'homo homini lupus è racchiusa in un film a tesi in cui si dimostra come l'incapacità dell'essere umano di resistere all'avidità lo conduca inevitabilmente alla catastrofe.

Non è un paese per avvocati

Dopo alcuni adattamenti dei suoi romanzi, tra cui il bellissimo Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen, Cormac McCarthy ha ceduto alle lusinghe di Hollywood firmando personalmente, a quasi ottant'anni, la sua prima sceneggiatura. Il risultato, messo in mano a un veterano di lusso come Ridley Scott, non convince appieno. Le ragioni del mancato amalgama di ingredienti di gran pregio non sono facili da comprendere. The Counselor - Il procuratore è uno spaccato di quella stessa America ferina raccontata da McCarthy nelle sue opere. Per trasporre al meglio questa storia, Scott si è assicurato la presenza di un protagonista come Michael Fassbender, affiancandogli Penelope Cruz nei panni della fidanzata e Brad Pitt in un piccolo, ma significativo ruolo. Dopo Non è un paese per vecchi, Javier Bardem torna a interpretare un personaggio borderline con un look esageratamente kitsch, affiancato stavolta da una dark lady alla sua altezza che ha le fattezze di Cameron Diaz.


Se la scrittura romanzesca di Cormac McCarthy ha un'intrinseca qualità cinematografica, data dall'asciuttezza stilistica e dalla vivida descrizione di paesaggi e ambienti, paradossalmente il suo script contiene dialoghi troppo letterari. A soffrirne è, in particolare, Reiner, il personaggio di Javier Bardem, un proprietario di nightclub coinvolto in affari loschi e portatore di una cinica morale. Assistere a una delle scene clou del film in cui Cameron Diaz fa fermare la Ferrari gialla del suo uomo per poi sfilarsi la biancheria intima, salire sul parabrezza e accoppiarsi con l'auto (visione più ginecologica che eccitante, a detta di Bardem, e noi gli crediamo sulla parola), con la mediazione del racconto di Reiner indebolisce la forza dirompente dell'episodio. Con questo non possiamo affermare che The Counselor - Il procuratore non abbia motivi d'interesse. La storia contiene tutti gli elementi fondanti della poetica di McCarthy. La morale dell'homo homini lupus è racchiusa in un film a tesi in cui si dimostra come l'incapacità dell'essere umano di resistere all'avidità lo conduca inevitabilmente alla catastrofe. La sete di denaro è il vero pungolo che influenza i comportamenti di coloro che si aggirano nella terra di nessuno al confine tra Messico e USA, regno dei signori del narcotraffico. Personaggi i cui istinti vengono ben simboleggiati dai due ghepardi che Bardem e la Diaz portano sempre con sé. Chi legge Cormac McCarthy ne conosce il nichilismo e il suo script va in un'unica direzione possibile. Non c'è luce e non c'è speranza per il manipolo di borderline che rincorrono il denaro; non ci sono spiragli per un finale alternativo.

L'avvocato senza nome interpretato da Fassbender compie un errore di valutazione che gli sarà fatale: si crede abbastanza furbo da poter tener testa a chi non ha scrupoli. Nonostante gli avvertimenti del mediatore, un cowboy dandy con le fattezze di Brad Pitt che funge da tramite tra l'avvocato e il cartello di narcos, la prospettiva di guadagnare denaro facile senza sporcarsi le mani ha la meglio sulla prudenza. Quando, però, un corriere viene ucciso e il carico di droga di cui era responsabile sparisce nel nulla, niente e nessuno potrà arginare la furia dei narcos. Nel ruolo dell'avvocato, Fassbender riesce a fornire il giusto mix di spavalderia e fragilità, Brad Pitt filosofeggia sotto la tesa del cappello da cowboy e Bardem si dimostra il più ispirato tra i tre. Purtroppo i monologhi messi in bocca ai caratteri non sempre sono così interessanti da giustificare le interruzioni dell'azione.

Ben più intriganti si rivelano i personaggi femminili. Nel mondo spietato di The Counselor l'unica figura salvifica introdotta da McCarthy è quella di Laura, fedele fidanzata dell'avvocato interpretata da Penelope Cruz. Bellissima e sensuale, Laura ci viene presentata insieme al suo uomo in una bollente scena di sesso sotto le lenzuola che precede i titoli di testa e rivela la profondità del sentimento che lega la coppia. Il suo contraltare è una mefistofelica Cameron Diaz, bionda dal cuore nero che si trastulla nel lusso prodotto dagli affari sporchi di Bardem ed esercita la sua rapacità nei modi più subdoli. Il tono, le interpretazioni e la suggestione dei paesaggi desertici (ricreati in gran parte in Spagna) non bastano a far spiccare il volo a The Counselor. Ridley Scott dimostra di essere entrato in sintonia con il mood di Cormac McCarthy e ci regala alcune scene incisive, ma non ha la forza necessaria per intervenire sui problemi dello script. Il risultato è che il film risulta ripiegato su stesso e incapace di spiccare il volo, innamorato più della sua atmosfera che del suo contenuto.

Movieplayer.it

3.0/5