Recensione Scusa, mi piace tuo padre (2011)

L'esordio di Julian Farino risulta, nel suo complesso, una commedia garbata e godibile grazie in particolare alle efficaci performance attoriali. Un divertimento elegante e ricercato che si pone come contraltare alle trivialità dei cine-panettoni natalizi e allo stucchevole sentimentalismo 'mocciano'.

Una vigilia quasi perfetta

State tranquilli, Moccia non c'entra nulla: dietro il fuorviante titolo Scusa, mi piace tuo padre affibbiato dalla distribuzione italiana si cela in realtà il ben più raffinato The Oranges, che rimanda a ben altre latitudini e a cifre stilistiche decisamente meno grossolane. Siamo, infatti, dalle parti della commedia indipendente americana, quella caratterizzata, per intenderci, da atmosfere agrodolci e a tratti malinconiche, in cui battute di humour raffinato (per quanto a volte un po' freddino) si alternano a improvvise svolte drammatiche, e dove a farla da padrone sono personaggi un po' stravaganti e stralunati, tempi comici dilatati e un'impeccabile colonna sonora indie-rock. Dramedy (così ormai si usa definirli) di questo tipo sono di solito apprezzati in festival come Sundance o Toronto, e difatti proprio alla rassegna canadese è stata presentata, ormai oltre un anno fa, quest'opera, con la quale Julian Farino - documentarista britannico passato alla regia di svariati serial americani - esordisce sul grande schermo.


Il nodo centrale cui ruota questa commedia natalizia sui generis, scritta da Ian Helfer e Jay Reiss, è basilare quanto efficace: la vita di due placide famiglie borghesi di un sobborgo del New Jersey (il West Orange del titolo originale) viene radicalmente sconvolta da un evento perturbante che manderà in frantumi tutti i rapporti sociali e le dinamiche relazionali costruiti in anni di amicizia e buon vicinato. Fattore scatenante è l'irrompere, durante il giorno del Ringraziamento, di Nina (Leighton Meester) tumultuosa e irresponsabile figlia adolescente dei coniugi Carol (Allison Janney) e Terry (Oliver Platt) Ostroff, la quale si è appena lasciata col suo promesso sposo. Anziché trovare consolazione in Toby (Adam Brody), giovane ma assennato figlio dei vicini di casa, Nina si mostra subito attratta da suo padre David Walling (Hugh Laurie), che vive un periodo di crisi con la moglie Paige (Catherine Keener). Tra l'impulsiva ragazza e l'insoddisfatto uomo maturo nasce un'inaspettata relazione al tempo stesso passionale e tenera, destinata ovviamente a essere condannata da entrambe le famiglie.
Sotto gli occhi della figlia minore dei Walling, la fragile e timida Vanessa (Alia Shawkat) - che riveste anche il ruolo di narratrice della storia - si consuma così la definitiva rottura del matrimonio tra David e Paige, ma anche il crollo emotivo e psicologico di Carol e Terry, incapaci di accettare una simile situazione. Il culmine sopraggiunge durante la vigilia di Natale, quando vengono a galla in maniera esplosiva tutti i rancori e le tensioni inespresse tra i diversi personaggi coinvolti.

Film come Scusa, mi piace tuo padre sono la dimostrazione lampante del divario che separa, da qualche tempo a questa parte, cinema e serial TV: due mondi che ormai sembrano avere invertito i loro ruoli per quanto riguarda la capacità di innovare il linguaggio e di osare contenuti controversi. La maggior parte del cast tecnico e artistico di questo film, infatti, proviene curiosamente dalla televisione: non solo il regista Julian Farino - che ha diretto numerose serie Usa, tra cui Big Love, The Office, Entourage e How to Make It in America -; ma anche molti degli interpreti, dal celeberrimo Hugh Laurie, meglio noto come Dr House, a Oliver Platt di The Big C, passando per Adam Brody di The O.C. e Leighton Meester di Gossip Girl. Eppure, nel passaggio dal piccolo al grande schermo, qualcosa è andato perso in termini di freschezza, vivacità e innovazione. I dialoghi, pur generalmente brillanti e a tratti ricchi di situazioni esilaranti, posseggono però un che di affettato e stantio; il ritmo della narrazione non è propriamente scoppiettante (ed anzi non mancano i tempi morti); ma soprattutto il finale risulta decisamente convenzionale e politically correct, mandando all'aria tutti i presupposti anticonformisti rappresentati inizialmente dalla scandalosa coppia formata da Nina e David.
Scusa, mi piace tuo padre risulta, comunque, nel suo complesso una commedia garbata e godibile soprattutto grazie alle efficaci performance attoriali; un divertimento elegante e ricercato che si pone come contraltare alle trivialità dei cine-panettoni natalizi e allo stucchevole sentimentalismo "mocciano".