Recensione La sedia della felicità (2013)

Un film divertente e divertito, libero dalle regole, che segue una linea narrativa tutta sua e diretto da un regista che si prende i suoi rischi senza paura del lieto fine.

Chi cerca, trova

Da sempre Carlo Mazzacurati si distingue per il tratto leggero e favolistico con cui racconta la faccia più sincera e popolare del Veneto e più in generale del Nordest, osservando quell'umanità che lavora duramente e si arrabatta ogni giorno per non sprofondare nell'abisso della crisi e della depressione, in attesa che arrivi la famosa 'botta di fortuna' a risolvere la situazione. Quello che fanno tutti i giorni Bruna (Isabella Ragonese), titolare di un centro estetico di Venezia piena di debiti fino al collo e sfortunata in amore, e Dino (Valerio Mastandrea), il tatuatore del negozio di fronte separato e pieno di debiti che pur di tirare avanti accetta pagamenti in natura dai suoi clienti. Come in ogni favola che si rispetti anche qui il principe azzurro arriva in soccorso della donzella smarrita: dapprima rivali poi complici i due si mettono sulle tracce di uno scrigno di gioielli nascosto in una sedia d'epoca e finiscono per innamorarsi. Inseguiti da un corpulento prete (Giuseppe Battiston) che tenta dapprima di batterli sul tempo e poi di allearsi con loro, i due affronteranno un'avventura stralunata e rocambolesca che li porterà a viaggiare dalla laguna fin sulle Dolomiti e a doversi relazionare con personaggi eccentrici e amabilmente bizzarri.


Una commedia sentimentale sgangherata ed ottimista non originalissima ma molto ben recitata, che non si prende mai sul serio ed alterna momenti esilaranti ad altri meno entusiasmanti parlandoci del nostro oggi, del terrore di perdere il lavoro e la possibilità di procurarci il minimo indispensabile per vivere, della confusione che la crisi ha portato anche nelle zone più agiate del Paese. Senza perdere in realismo e in verità, il nuovo lavoro di Carlo Mazzacurati riesce ad esprimere appieno la sua spiccata territorialità ma al contempo a raccontare, con i meccanismi della favola, l'incertezza, il disincanto e la voglia di riscatto che si respirano in Italia di questi tempi. Talvolta eccessivo e fuori dalle righe, La sedia della felicità riesce ad intrattenere e a regalare siparietti inaspettati e situazioni al limite del surreale che, senza mai cedere al cinismo tipico dei veneti, rimangono sui toni della commedia leggera grazie anche all'apporto di tanti piccoli cammei di volti noti che hanno popolato la carriera del regista padovano: da Roberto Citran a Katia Ricciarelli passando per Raul Cremona, Marco Marzocca, Antonio Albanese, Silvio Orlando e l'immancabile Fabrizio Bentivoglio, attore feticcio di Carlo Mazzacurati che ci regala uno dei momenti in assoluto più geniali e spassosi del film. Un film divertente e divertito, libero dalle regole, che segue una linea narrativa tutta sua e racconta di un amore nato per caso; un'opera piccola diretta da un regista che si prende i suoi rischi senza paura del lieto fine con in tasca una consapevolezza di fondo: una fiaba che non mente non è in grado di rivelare alcuna verità.

Movieplayer.it

3.0/5