Recensione Facciamola finita (2013)

Seth Rogen e lo sceneggiatore Evan Goldberg chiamano a raccolta il gruppo di Suxbad e Strafumati per una parodia sulla fine del mondo: tutti gli attori interpretano sé stessi, anzi un versione del peggio di loro stessi. Scorrettissimo e delirante, tra turpiloqui, egoismo, eccessi e battute geniali, non c'è limite al peggio per guadagnarsi il Paradiso.

L'Apocalisse secondo il clan Apatow

Jay Baruchel, attore canadese poco glamour e soprattutto poco amante di Hollywood, arriva all'aeroporto di Los Angeles dove l'aspetta il suo amicone Seth Rogen. "Hey ma tu sei Seth Rogen", gli strilla un passante, "ma com'è che fai sempre lo stesso personaggio ogni volta, ma quando ti decidi a fare un ruolo serio da vero attore?"
Già si capisce che non è la solita commedia quella cui stiamo per assistere: tanto per cominciare tutti gli attori interpretano se stessi in un'orgia di dissacrante autoreferenzialità, quindi preparatevi perché ognuno è pronto a fornire una versione inedita e parodistica di se stesso con una buona dose di dissacrante autoironia e delirante cinismo. Rogen e il fido sceneggiatore Evan Goldberg chiamano a raccolta i colleghi del clan Apatow di SuxBad - 3 menti sopra il pelo e di Strafumati per riprendere il corto Jay and Seth vs. the Apocalypse (già il titolo è tutto un programma...) per farne una delle commedie più folli e divertenti dell'anno, in cui non c'è limite al peggio nella deriva del gruppo di amici sopravvissuti alla fine del mondo che si abbatte su Los Angeles durante un party a casa di James Franco.


Sì perché, dopo un pomeriggio da sogno da bambinoni cresciuti quali sono, passato a strafumarsi di tutto e a giocare ai videogame, Seth trascina controvoglia Jay ad una festa nella nuova ipermoderna villa di Franco, dove troviamo volti noti e meno noti del branco insieme a svariate new entry, già impegnati a dare il peggio di sé stessi nella parodia del tipico party hollywoodiano, pieno di star che si producono in eccessi, droghe e fellatio nei bagni. Troviamo tra gli altri uno stucchevole e smielato Jonah Hill, che non manca mai di ricordare la sua candidatura all'Oscar per L'arte di vincere - Moneyball, ma anche Craig Robinson ed Emma Watson che mettono in croce l'introverso Jay; soprattutto scopriamo il candido angioletto Michael Cera in un'inedita veste tossica, sboccata e arrapata.

Ma improvvisamente ecco che si scatena quello che all'inizio sembra un terremoto ma è nientemeno che la vera e propria Apocalisse: le colline vanno in fiamme, Hollywood brucia! Tra palazzi che crollano, e crateri che si aprono inghiottendo tra gli altri Rihanna, Paul Rudd, Cristopher Mintz-Plasse, i sopravvissuti (Seth, Jay, Franco, Robinson e un redivivo Danny McBride) si barricano in casa tentando di restare vivi. "Dobbiamo solo aspettare, qualcuno verrà a salvarci, siamo attori, siamo persone importanti, facciamo ridere la gente", chiosa l'ipocrita Hill: comincia la deriva del gruppo di amici e attori sopravvissuti, impegnati a dare il peggio di sé tra finzione e realtà, ognuno cerca di dare la peggiore immagine possibile di se stesso, giocando con l'autoreferenzialità della situazione dove ognuno interpreta se stesso e porta il suo vero nome. Seth e Jay litigano come una coppia di fidanzati, uno è geloso e finto umile, ma si sente superiore agli altri, l'altro non lo sopporta più per il suo atteggiamento snob. James Franco, che dovrebbe essere il più cool di tutti, si rivela vanesio e meno virile di quanto si pensi, e non sopporta Danny McBride che gli dà del gay in ogni occasione: Jonah Hill, il buono, è il più mostruoso di tutti e fa letteralmente una finaccia.
Siamo fan di Seth e Jay e del gruppo Apatow, capace con sfacciataggine e un pizzico di sana arroganza di presentarsi con un film di quasi due ore mettendo semplicemente in mostra sé stessi, o meglio la parodia di sé stessi e dello stereotipo del giovane attore hollywoodiano di successo, egocentrico, viziato e immaturo, in una situazione surreale e agli eccessi, in una sorta di autocelebrazione al contrario della loro generazione e della loro amicizia. Intrappolati in una sorta di improbabile horror d'azione, cinici e bastardi senza limite e pudore, tra dialoghi nonsense su masturbazione, stupro di gruppo, cannibalismo, impalamenti, mostri, droghe ed esorcismi, ogni tanto affiorano anche i temi della commedia bromance, della grande amicizia tra uomini, quando i nostri per passare il tempo si ritrovano a girare in casa un improvvisato e spassosissimo seguito amatoriale di Strafumati. Il film è dannatamente divertente da guardare, la stupidità talmente spudorata senza nessuna pretesa di serietà; semplicemente uno spassoso gruppo di amici in una situazione paradossale e surreale dove può succedere di tutto, basta non porsi limiti e decidere di stare al gioco e vedere chi andrà in paradiso e chi invece rimarrà all'inferno. E credeteci se vi diciamo che il Paradiso come se lo immaginano i nostri bambinoni cresciuti non è per niente male, guardare per credere.

Movieplayer.it

4.0/5