Recensione Cuccioli - Il paese del vento (2014)

Sergio Mafio porta nuovamente al cinema i suoi Cuccioli per dimostrare che la comunicazione nei confronti dei più piccoli non è certo un gioco da ragazzi.

La magia del vento

Chi dice che in Italia produrre e realizzare animazione è ancora una chimera non ha tenuto conto dell'attività che Francesco e Sergio Manfio hanno sviluppato fin dal 1973 creando il gruppo Alcuni. Per essere chiari fin dall'inizio, però, è necessario affrontare il loro lavoro togliendoci dagli occhi i risultati raggiunti dalla Pixar e dal panorama giapponese, perché vorrebbe dire limitare la natura stessa dell'impegno che in tutti questi anni hanno messo nell'ideare, scrivere e creare prodotti per l'infanzia. Lo scopo ultimo di questo team tutto italiano, infatti, è da sempre comunicare ai bambini attraverso forme artistiche che, dal teatro, alla lettura fino anche alla progettazione di cartoon, stimolino apprendimento e fantasia. E per aggiungere un tassello importante nel progetto di comunicazione Sergio Manfio ha dato vita alla saga di Cuccioli, prima approdata in televisione con un successo ormai decennale e poi al cinema con il primo lungometraggio Cuccioli - Il Codice di Marco Polo in cui si sventava il prosciugamento della laguna di Venezia. Quattro anni dopo, però, produttore e regista rilanciano con il nuovo Cuccioli - Il paese del vento grazie al quale non diventa un'impresa impossibile parlare ai nostri piccoli di energia eolica e del magico potere del vento.


La compagnia della Girandola
La papera vanitosa Diva, la gattina saggia Olly, il cagnolino Portatile divoratore di libri, Cilindro il coniglio spaccone, il pulcino Senzanome che non sa ancora parlare e il ranocchio Pio che vorrebbe diventare un attore. Tutti loro compongono la compagnia dei cuccioli che per l'occasione di trovano coinvolti nel furto di Girandola, il meccanismo con cui l'energia eolica mantiene in vita il piccolo paesino di Soffio. Nella loro composizione caratteriale, certo non casuale, Sergio Manfio e il suo team di animatori ha tenuto conto del mondo comunitario in cui vivono costantemente immersi i bambini. In questo modo, oltre a creare riconoscibilità nel singolo personaggio a seconda delle proprie inclinazioni, il giovane spettatore si sente proiettato in una realtà di cui riconosce i contorni e a cui partecipa attivamente attraverso le azioni sempre condivise di questa fantasiosa banda di improbabili avventurieri. Perché l'elemento veramente innovativo di questo progetto dedicato ai più piccoli è la continua e costante richiesta di partecipazione che arriva direttamente dallo schermo. In questo modo i protagonisti smettono di essere delle creature semplicemente visive stimolando il bambino ad un coinvolgimento fisico e mentale e trasformandosi in compagni di gioco attivo da cui apprendere anche l'autonomia delle proprie decisioni.

Cattivi con simpatia

Nella costruzione della narrazione un posto fondamentale è dedicato alle figure "negative" che, proprio attraverso la relazione con quelle "positive", hanno lo scopo finale di veicolare il tema centrale del film o un certo messaggio comportamentale. Quindi, incredibile ma vero, anche per le animazioni i cattivi hanno la funzione fondamentale non solo di creare conflitto ma, attraverso questo, di stimolare nello spettatore una scelta emotiva e inconsapevolmente etica. In questo caso, trattandosi di un progetto dedicato ad una fascia di età tendenzialmente bassa, le caratteristiche dell'avversario non vengono mai esasperate ma veicolate attraverso l'ironia e la comicità. Nel caso di questa animazione il compito gravoso di generare antipatia nello spettatore, anche se non troppo, è affidata a Maga Cornacchia e agli immancabili faccendieri rappresentati da due ermellini. Da sempre antagonista dei Cuccioli, questa maga discutibile è dotata di un brutto carattere, un rossetto fucsia molto intenso e, naturalmente, una perfida missione da compiere. I suoi aiutanti, Cuncun e Canbaluc sono talmente sciocchi da risultare simpatici, mentre un discorso a parte deve essere dedicato alla figura di Re Ciclone e la sua coda. Pur non rappresentando chiaramente un personaggio malvagio, mette in evidenza la futilità vanesia del potere spesso tanto sciocco da lasciarsi consigliare da una coda. E come primo insegnamento "politico" ai più giovane ci sembra più che efficace.

Movieplayer.it

4.0/5