Recensione Cani sciolti (2013)

Insieme Denzel Washington e Mark Wahlberg fanno faville dando vita a brillanti scambi di battute e rivelando un'inedita sintonia.

La strana coppia

Solo un regista scandinavo potrebbe far terminare un action movie con un finale come quello di Cani sciolti. Finale che non vi sveleremo, ovviamente, ma possiamo anticipare che il film diretto da Baltasar Kormakur, schizzato in vetta al box office americano nel primo weekend di uscita, è un'opera per molti versi sorprendente. Il cineasta islandese si diverte a giocare coi canoni del genere mescolando scene da manuale a momenti che esulano dall'entertainment classico. Partiamo dai protagonisti. Dopo tanti ruoli drammatici, Denzel Washington si concede un po' di relax sul set con un liberatorio sostrato umoristico. Il suo enorme talento trapela anche da un personaggio scanzonato come l'agente della DEA Bobby Trench. Inevitabilmente Washington calamita l'attenzione su di sé in ogni scena che lo vede in azione. Al suo fianco, Mark Wahlberg capisce che mettersi sullo stesso piano del collega sarebbe inutile, oltre che dannoso, e si piega volentieri al ruolo di spalla comica. Incredibile, ma vero, l'alchimia funziona. Insieme i due attori fanno faville dando vita a brillanti scambi di battute e rivelando un'inedita sintonia. Anche le loro fisicità si accordano alla perfezione creando quella varietà necessaria a un'opera che si sostiene sui suoi personaggi.


Perché al di là di una trama piuttosto intricata da riassumere, Cani sciolti è soprattutto un film di caratteri e situazioni. Il lungometraggio prende il via in medias res mostrando cosa accade quando due personaggi così diversi come Bobby e Stigman vengono costretti dagli eventi a unire le proprie forze, soli contro tutto e tutti, generando una devastante sequela di accadimenti. Agente della DEA l'uno, soldato in forza alla marina l'altro, Bobby e Stig si fingono piccoli criminali per indagare su un signore della droga messicano, ignari l'uno dell'identità dell'altro e del fatto che da tempo la CIA è in combutta con il cartello messicano in questione. Questa scelta di concentrarsi più sui personaggi che sul plot farà storcere il naso a qualcuno visto che, a tratti, la trama di inganni, tradimenti e menzogne che si dipana sembra più un pretesto per riunire su uno stesso set le due adrenaliniche star. L'interesse di Kormakur si focalizza su lunghi e scoppiettanti scambi di battute (una per tutte: la scena iniziale nel bar con la cameriera) di tarantiniana memoria - anche se privi della cervellotica genialità degli script del regista di Pulp Fiction - che servono a far conoscere al pubblico i due simpatici antieroi scavezzacollo e sulle location esotiche. Le scene action non mancano, ma sono comunque giocate più sull'elemento umano che sulla spettacolarità. Per intenderci, qui siamo ben lontani dal vertiginoso Mission: Impossible.

Nei momenti più impensati Baltasar Kormakur si concede delle divagazioni, anch'esse spia di una sensibilità europea più orientata a temi politico/sociali che alla mera spettacolarità. Così tra una sparatoria e l'altra trova posto un esodo notturno dal Messico agli USA a fianco di un gruppo di immigrati illegali che rischiano la vita per passare il confine. La stessa scelta di puntare il dito contro la corruzione della CIA e della marina americana mostrandoli come organismi in preda al caos e alla sete di denaro non è proprio in linea con il pensiero dello spettatore americano medio, anche se il tema viene solo sfiorato senza un reale approfondimento. Questo curioso mix, condito con un'abbondante dose di giocosa violenza, talvolta disorienta il pubblico intrappolato tra lo charme dei due interpreti e l'improbabilità delle situazioni a cui si trova ad assistere. Il vero limite del film risiede, però, nella costruzione dei personaggi di contorno. Attorno ai due carismatici protagonisti ruotano figure stereotipate, ridotte a cattivi da fumetto. Passi per il feroce superiore di Stigman, interpretato da James Marsden, e per l'ancor più perfido capo dell'FBI, ma è un peccato vedere la bellissima Paula Patton costretta nel ruolo bidimensionale della poliziotta sexy con tanto di scena in topless. Scena che sarà una gioia per gli occhi del pubblico maschile, ma quanto a peso complessivo nella narrazione forse la Patton avrebbe aspirato a qualcosa in più.

Movieplayer.it

3.0/5