Recensione Anche se è amore non si vede (2011)

Seguendo la strada già tracciata da Aldo, Giovanni e Giacomo, Ficarra e Picone riescono ad affrancarsi dal piccolo schermo per portare a termine il quarto step di un progetto cinematografico degno della definizione di commedia.

Un amore tutto da ridere

Come Marco Ferradini ha lungamente decantato nel suo ben noto Teorema, "chi meno ama è il più forte si sa". Questa è la triste lezione che il dolce e fedele Valentino ( Valentino Picone), fidanzato fin troppo entusiasta di una Gisella (Ambra Angiolini) in fuga, deve apprendere a causa di un sentimento tanto intenso quanto decisamente soffocante. Ormai esasperata da otto anni di romanticismo stucchevole caratterizzato da tazze a forma di cuore, pareti celebrative e piatti personalizzati con foto commemorative della coppia, la ragazza prende l'inevitabile decisione di porre fine al loro rapporto ma, non avendo il coraggio di ferire l'animo sensibile del suo quasi ex fidanzato, affida il difficile incarico a Salvo (Salvatore Ficarra), amico d'infanzia di Valentino e socio in affari. Così, tra malintesi e sottintesi, i due danno inizio ad una strana danza del detto e non detto cui si aggiungono, tanto per complicare i già difficili equilibri, una guida turistica sedotta dall'Africa e un'amica proveniente dall'America con un segreto da custodire. A scandire il ritmo di questa girandola di sentimenti inespressi, di goffe ambizioni di conquista e di donne sull'orlo di una crisi di nervi, c'è una sola certezza: l'amore esiste anche se a volte non si vede.


Avendo il coraggio di uscire fuori da schemi prestabiliti e mettendosi al servizio di una buona storia è possibile portare al cinema una comicità efficace e non degenerante. Così, seguendo la strada già tracciata da Aldo, Giovanni e Giacomo[/PEOPLE], anche Ficarra e Picone sono riusciti ad affrancarsi nuovamente dal piccolo schermo per portare a termine il quarto step di un lungo, speriamo, progetto cinematografico degno della definizione di commedia. Tra una folta selva di maschere comiche compiaciute e statiche, il duo siciliano ha scelto di andare oltre la macchietta per farsi emblema di un'interpretazione realista e contemporanea. Allo stesso modo, lontani dalla "filosofia" a gag che caratterizza da sempre i cinepanettoni o una certa filmografia ad episodi, sono stati in grado di tradurre in chiave moderna il lavoro di squadra già svolto da Totò e Peppino De Filippo nella rappresentazione riconoscibile e popolare delle italiche idiosincrasie. Un lavoro, questo , che, iniziato con Nati stanchi e continuato con maggior efficacia in Il 7 e l'8 e La Matassa, caratterizza l'ultimo Anche se è amore non si vede, osando un racconto più corale ed una fusione di atmosfere rappresentative.

Così, nonostante il fil rouge della narrazione sia sempre e comunque quello della comicità, il film si lascia tentare dalla struttura britannica del fraintendimento che, dal bardo William Shakespeare al pungente Oscar Wilde, non ha risparmiato, fortunatamente, il grande schermo. Consapevoli, però, che il sottinteso sense of humor d'oltremanica potrebbe risultare troppo sottile per i palati italici, Ficarra e Picone smussano gli angoli di un'architettura rigorosa con chiari riferimenti agli spaghetti western di Sergio Leone e alle scazzottate di massa alla Bud Spencer. Il risultato di questa bizzarra fusione di generi è un universo ben definito che, pur trovando caratterizzazione nell'incontro di due personalità complementari, nasce da una scrittura autonoma. Perché, parafrasando in parte il titolo, possiamo affermare con sicurezza che nelle avventure cinematografiche dei due mattatori di Zelig la sceneggiatura c'è e si vede.
Nello spazio lasciato alle necessità espressive del personaggio femminile di Gisella, forgiato sotto la spinta della forza caratteriale che contraddistingue la sua interprete, fino alla contrapposizione un po' guascona con l'ormai decaduto sogno americano tanto in voga nell'Italia anni ottanta, si nota il tocco esperto di chi, tramite la potenza pittorica delle parole, riesce a strutturare un universo vivace con cui interagire. Firmato ad otto mani in collaborazione con Fabrizio Testini e Francesco Bruni, lo script si mette al servizio di una leggerezza formale dietro la quale non si nascondono solo tragicomiche riflessioni sulle innumerevoli variabili dell'amore, ma si lascia intravedere, anche piuttosto chiaramente, una certa malinconica consapevolezza della realtà storica in cui versa il nostro paese. Scritta prima dell'avvento del Governo Monti, la vicenda fa i conti con l'immagine di un paese in affanno ma, allo stesso tempo, sfodera l'arma dell'autoironia dimostrando che, oggi come in passato, è ancora possibile ridere delle nostre piccole miserie.

Movieplayer.it

4.0/5