Recensione Tre uomini e una pecora (2011)

Con un umorismo inglese molto molto dark, un cinismo fuori misura e battute spinte a non finire, Elliott confeziona una wedding comedy very british tutta al maschile, un po' buddy movie che strizza l'occhio all'horror e alla commedia demenziale, in una versione irresistibilmente sboccata della famigerata e osannata Notte da leoni che ha fatto sfaceli al box office.

Matrimonio all'australiana

Quando gli amici, gli incidenti e le distrazioni possono cambiarti la vita, solitamente in peggio, ma non sempre. Lo sa bene Stephan Elliott, regista australiano di commedie all'inglese politicamente scorrette e rivoluzionarie l'inglese come Un matrimonio all'inglese, Priscilla, la regina del deserto, che per 'colpa' di piccoli incidenti, coincidenze negative e decisioni avventate ha avuto una vita privata e professionale a dir poco movimentata, specialmente negli ultimi anni. E se Quentin Tarantino ha deciso di fare film per via del suo passato come commesso in una videoteca, Stephan Elliott ha deciso di dare una nuova svolta alla sua carriera con la commedia raccontando due storie nuziali è perchè per tanti anni ha girato per lavoro assurdi filmini di matrimoni, una 'vendetta' covata per anni che finalmente si è consumata.


Tre ragazzacci inglesi Tom, Graham e Luke, appassionati di bevute e grandi fumatori di erba, migrano in terra di canguri per festeggiare le nozze del loro più caro amico David (Xavier Samuel), cresciuto senza genitori e divenuto per loro un fratello minore da proteggere e coccolare. Sempre più convinti che stia per commettere un grande errore nello sposare la solare e bellissima australiana Mia, figlia di un senatore e prossima alla successione al Parlamento australiano conosciuta durante una vacanza in un'isoletta del Pacifico. Lo scontro tra le due diversissime culture, lo snobismo dei genitori di lei contro la rozzezza e la faciloneria dei tre ragazzotti inglesi, la splendida ambientazione delle Blue Mountains e l'atmosfera di festa del fastoso matrimonio daranno vita ad una rocambolesca successione di eventi imprevedibili, impensabili e assolutamente surreali. Catapultati nella soleggiata e calda realtà australiana i tre discoli ne combinano di tutti i colori portando per qualche giorno dall'altra parte del mondo le loro cattivissime maniere cameratesche e mettendo in grande difficoltà il loro amico nei confronti della sua nuova famiglia. Lo sbeffeggio e il caos a ruota libera si vanno così a contrapporre all'estremo perbenismo e l'ipocrisia del contesto sociale in cui opera il padre di Mia, che non vede di certo di buon occhio la rozzezza e l'ingenuità ai limiti della decenza dei tre grotteschi compagni di sventura di David. Ce n'è per tutti, per il passato del Paese, ex-colonia penale inglese, per la solidarietà con gli aborigeni scippato della loro terra natìa e per il führer, il tutto condito con spruzzate di ferreo orgoglio inglese e di situazioni al limite del paradossale.

Con un umorismo inglese molto molto dark, un cinismo fuori misura e battute spinte a non finire, con questo A Few Best Men - Tre uomini e una pecora Elliott confeziona una wedding comedy very british tutta al maschile, un po' buddy movie che strizza l'occhio all'horror (citando, tra l'altro, anche il bellissimo Wolf Creek) e alla commedia demenziale, in una versione irresistibilmente sboccata della famigerata e osannata Una notte da leoni che ha fatto sfaceli al box office.
Pochi ma geniali i personaggi femminili che riescono da soli a pareggiare i conti: una Olivia Newton-John reinventata in versione suocera senza freni inibitori né tanto meno peli sulla lingua e una Rebel Wilson da urlo, che si finge lesbica per irritare il padre, di nuovo 'invitata a nozze' in un piccolo ruolo dopo lo straordinario successo de Le amiche della sposa.

I livelli di adrenalina, di stupefacenti e di ormoni sono a mille, il finale prevedibile ma, al contrario, i risvolti sentimentali e i legami affettivi tra i personaggi, magistralmente caratterizzati dallo sceneggiatore Dean Craig, risultano sempre interessanti e mai banali, nonostante i livelli di 'indecenza' che il film raggiunge in alcuni momenti.
Ottima la realizzazione tecnica, che soprattutto all'inizio del film sorprende per la sua ricercatezza, si ride di gusto senza sosta dall'inizio alla fine; unica nota grigia lo sguardo velato di tristezza di Ramsy, il gigantesco ariete portafortuna del padre della sposa (da cui il sottotitolo italiano del film), che alla fine è l'unica vera vittima delle bravate dei tre maldestri testimoni dello sposo.

Movieplayer.it

3.0/5