Quando il cinema diventa una Roba da matti

Il documentarista Enrico Pitzianti ha presentato nella storica cornice del Teatro Valle Occupato il suo ultimo lavoro, dedicato alle vicende di Casamatta e della tenera umanità che la abita.

"Questo è un luogo di resistenza, proprio come il film che abbiamo appena visto. Quindi non poteva esserci un posto migliore per mostrarlo." _A parlare così è il comitato del Teatro Valle Occupato che, tra le diverse attività volte a tutelare la cultura del nostro paese, ha scelto di prestare lo storico spazio nel cuore di Roma a Roba da Matti di Enrico Pitzianti (Tutto torna). Prodotto, scritto, girato e distribuito con la sola forza del suo autore e dei pochi coraggiosi che hanno creduto nella necessità del progetto, il documentario prende il via dalle tumultuose vicende di Casamatta, residenza socio assistenziale di Quartu San'Elena minacciata dallo sfratto e da attacchi giudiziari privi di fondamenta, per poi accendere i riflettori sul misterioso universo dei disagi mentali dando vita a un piccolo miracolo cinematografico. Infatti, nonostante il rifiuto da parte di molti festival italiani, in Sardegna il film ha ottenuto una visibilità inaspettata con cinque milioni di spettatori e ora si prepara a uscire nelle sale romane e milanesi dal 20 aprile. Un successo che, oltre a premiare l'intelligenza di un sindaco disposto a investire sul prodotto per mostrare il volto inaspettato della sua regione, sostiene le scelte artistiche e umane di un regista che non ha esitato a mettersi a disposizione di un'umanità invisibile agli occhi di molti. " Quando per Casamatta sono iniziati i problemi, ho contatto il presidente dell'Associazione Asarp Casamatta Gisella Trincas proponendole un documentario sulla quotidianità di questa piccola comunità - racconta Enrico Pitzianti - volevo che tutti potessero vedere cosa erano riusciti a realizzare in 15 anni di duro e costante lavoro. Così, sono entrato a far parte della loro vita per tre mesi. Un periodo in cui, credendo di dover raccontare la normalità della follia, mi sono ritrovato invece a documentare la pazzia creata dai così detti normali al di fuori della casa."_

In modo particolare il documentario si concentra sulle immense difficoltà affrontate da quest'associazione per garantire ai suoi "ospiti" una dignitosa gestione delle proprie giornate, salvandoli così dalla freddezza dei luoghi istituzionali e aprendoli a un costante contatto umano. Per questo motivo, fondata negli anni novanta dagli stessi famigliari, nel 2009 Casamatta è entrata nell'occhio del ciclone sollevando l'indignazione di psichiatri ancora troppo affezionati alla "filosofia" del manicomio. Lontano dall'essere un lager psicologico in cui far morire la consapevolezza umana sotto il peso della malattia, questo tipo di struttura sottopone le persone a una costante stimolazione fisica e intellettiva attraverso il linguaggio dell'amore. Perché, nonostante l'asettica terminologia di manuali di medicina e psichiatria, dietro il disturbo mentale si nasconde sempre un'umanità bisognosa di essere rassicurata. _" Conoscere le storie di Cenza, Maria Antonietta, Sergio, Stefano, Silvana, Lorena e Pinuccio mi ha fatto capire molto sul mio lavoro - continua Pitzianti - improvvisamente mi sono reso conto di voler uscir dagli schemi documentaristici e di voler applicare le stesse regole drammaturgiche del cinema. Certo non è stato facile e mi sono reso conto che la cosa poteva funzionare solo al momento del montaggio. Sguardi, risate, pianti e incertezze; a quel punto, tutto procedeva in modo lineare grazie ad una realtà capace di superare anche la più fervida immaginazione." _ Oggi, dopo anni di lotte sostenute per dimostrare la propria legittimità, le azioni giuridiche ai danni di Casamatta sono decadute e lo sfratto revocato al 31 dicembre.