Recensione Tre metri sopra il cielo (2004)

Tre metri sopra il cielo rappresenta una società francamente deprimente nei suoi monotoni cliché, nonché, ci auguriamo, molto lontana dalla realtà quotidiana.

Pezzi di ricordo

Della serie: il primo amore non si scorda mai. Ecco l'ennesima pellicola fatta apposta per appagare le indoli più nostalgiche del pubblico, in particolare quello giovanile. Come - e qui azzardo un paragone ardito ma che rende bene l'idea - il caro vecchio Sapore di mare, anche in Tre metri sopra il cielo ci ritroviamo inghiottiti da quella mielosa solfa dei primi amori con le rispettive delusioni, con la coppia di amici che incontra una coppia di amiche ad una festicciola poco raccomandabile e - toh! Tutti s'innamorano immediatamente, pur essendo ognuno l'opposto dell'altro (ma tutti rigorosamente ricchi, tranne il povero Pollo!). Ed è un amore chiaramente profondo, vero, un amore che nasce per caso e che dura per sempre. O quasi...

Eppure, nonostante tutto, le possibili accuse di scontatezza, superficialità e banalità, perfettamente imputabili ad una pellicola che, come abbiamo appena avuto modo di notare, ben si presta ad essere aspramente criticata da svariati punti di vista, crollano di fronte alla definizione che il regista stesso - Luca Lucini, alle prese con il suo primo lungometraggio - fornisce del suo film, chiaramente ispirato all'omonimo libro di Federico Moccia: "...la più bella storia d'amore che un adolescente possa sognare". Ed in effetti è proprio di questo che si tratta: una storia d'amore inevitabilmente costruita secondo parametri surreali, quei parametri che sorridono al cuore gonfio di speranza di un teenager che vive le sue prime esperienze; Tre metri sopra il cielo non è che un continuo ammiccamento ai suoi sogni, pieno com'è di ogni topos possibile ed immaginabile dell'universo adolescenziale: la prima volta, le amicizie vere cresciute fra motorini e banchi di scuola, le cattive compagnie, la famiglia borghese tutta regole e niente affetto, la scuola (privata) che non capisce e non aiuta, le droghe leggere, i debiti di gioco, gli amori clandestini, la dedica sul muro (o sul ponte!), le corse proibite... Tutto studiato nel minimo dettaglio per strappare l'applauso di un pubblico giovanile, fino a calcare palesemente la mano con i vari piercing tatuaggi sms e cantanti più in auge del momento (Tiziano Ferro, Le Vibrazioni).

Se vogliamo dirla tutta, non solo le situazioni proposte ma anche i personaggi sanno di stereotipo: il bel tenebroso - interpretato al meglio da un notevolissimo Riccardo Scamarcio - violento e sbandato che riesce a sedurre la brava studentessa - ovvero Katy Luoise Sounders, la piccola Sibilla di Un viaggio chiamato amore - portandola sulla famosa cattiva strada e finendo per innamorarsene perdutamente; l'amico simpatico ma sfigato (Pollo alias Mauro Meconi, ottimo interprete anche del recente Fate come noi) che se la fa con l'amichetta un po' facilotta di lei (Pallina, Maria Chiara Augenti); il fratello affermato di Step che pensa solo alla carriera e dimentica l'amore, una madre che si fa scoprire col suo amante, un padre che non ha più autorità, un altro che ridiventa ragazzo per una partita a biliardo...
Tre metri sopra il cielo rappresenta una società francamente deprimente nei suoi monotoni cliché, nonché, ci auguriamo, molto lontana dalla realtà quotidiana. Ma a parte questo, la sua visione risulta in fondo gradevole, anche grazie ad una perfettamente azzeccata voce fuori campo che congiunge frame su frame: il dj di Radio Caos che fa tanto "Noi siamo i giovani" e che dissemina dal primo all'ultimo minuto improbabili pillole di spicciola saggezza, tutte consacrate al mito del carpe diem, del vivere al meglio il presente: "Forza fratellini, spingete la vostra vita a tutta velocità..."

Nota inevitabilmente stridente, da eliminare seriamente, i buffi nomignoli dei protagonisti, alla lunga più che fastidiosi: Step e Babi già fanno ridere, ma Pallina e Pollo proprio non si possono sentire!
Sembra quasi che Lucino, colpito per sua stessa confessione dal libro di Moccia, indubbia fonte di materiale quanto mai interessante sull'universo giovanile, si sia fatto prendere un po' la mano cedendo infine alla tentazione di creare un film cult per una determinata generazione. E chissà che, visto il successo che continua a riscuotere anche a livello letterario, questo non sia davvero il destino di Tre metri sopra il cielo...
"Teneteveli stretti i vostri pezzi di ricordo, vi capiterà di averne bisogno una notte senza luna".